Home Page

Almagesto

 

Le Stelle

Elenco delle stelle

Le più luminose (ordine)

Costellazioni

Elenco costellazioni

Auriga

Cassiopea

Cigno

Gemelli

Lira

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Beta Lyrae

 

 
 
Epsilon Lyrae
 

RR Lyrae

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

T Lyrae

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 

M56

 
 

M57

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

C. I. Hyginus - 1570

 

Albrecht Durer - 1515

 

Georg Christoph Eimmart (1638-1705)

 

Hevelius

 

J. E. Bode - 1801

 
 

Tum poeta: "Vos oro inquit mihi lyram date: nam ultimum lyra canere volo".

Arione sul delfino

Diaeta di Arione

Mosaico nella Villa del Casale (Piazza Armerina)

 

Giovanni Lanfranco,
Arione e il delfino,
1604-1605
Roma, Galleria Farnese

 

Andrea Mantegna

Arione sul delfino

1465-74,

affresco, particolare della volta, Camera degli Sposi,

Palazzo Ducale, Mantova

 

 

 

 

Mosaico Romano del III sec.
Orfeo doma le fiere con la Lira

 

Orfeo suona la lira

Andrea Mantegna 1465-74

affresco, particolare della volta

Camera degli Sposi

Palazzo Ducale, Mantova

 

Giorgio de Chirico

Orfeo solitario (1973)

Olio su tela

collezione privata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lira

Lyra - Lyrae -  Lyr

 
     
     
     
 

 
  Aspetto, posizione, composizione

La Lira è una costellazione di modesta dimensione, si estende per soli 286 gradi quadrati dell’emisfero boreale. Nonostante ciò è una delle costellazioni più facilmente individuabili grazie alla presenza della stella Vega che costituisce non solo la sua maggiore stella (stella alfa) ma anche la quinta stella, in ordine di luminosità, dell’intero cielo.

Inserita da Tolomeo, tra le 48 costellazioni da lui raffigurate, tra Cigno ed Ercole, troneggia nel cielo estivo occupando una posizione vicina allo zenit e, insieme al Cigno (con Deneb) e all’Aquila (con Altair), costituisce il cosiddetto “Triangolo estivo”.

 
 

 
 

Ai margini della Via Lattea, è composta da un gruppo fitto di scintillanti stelle a formare un parallelogramma (da qui la configurazione rappresentante una lira, una cetra, antico strumento musicale a corde sacro in quanto costruito da Hermes); confina a nord con il Drago, a sud con Ercole e con Volpetta, a est col Cigno e ad ovest ancora con Drago.

 
     
 

Schema delle principali stelle della Lyra

Nome

Nome Proprio

Magnitudo

Distanza

Descrizione

Alpha Lyrae

Vega

0,03

25,3 a.l.

Stella bianco-azzurra

Beta Lyrae

Sheliak

variabile tra 3,4 - 4,3

881,5 a.l.

Stella bianca bluastra tripla variabile ad eclisse (sistema binario + stella debole di magnitudine 7,8)

Gamma Lyrae

Sulafat

3,24

634,5 a.l.

Stella multipla bianco-azzurra

Delta Lyrae

 -

Delta1 5,6

Delta2 variabile tra 4,5 e 6,5

Delta1 1100 a.l.

Delta 900 a.l.

Stella doppia ottica (separabile ad occhio nudo o con un binocolo)

Delta1 bianco-azzurra

Delta2 gigante rossa

Epsilon Lyrae

 -

Epsilon1 4,7

Epsilon2 5,1

162 a.l.

A 1,5° a nordest di Vega. Rara e tra le più belle stelle quadruple detta per questo "doppia doppia". Coppia larga di stelle bianche doppie. La coppia nord, Epsilon1, ha un periodo orbitale di 540 anni: La coppia sud, Epsilon2, ha un periodo di 585 anni.

Zeta Lyrae

 -

tra 4,4 e 5,7

152 a.l.

Sul vertice occidentale del lato settentrionale del parallelogramma (sopra Sheliak). Stella multipla composta dalla binaria spettroscopica Zeta Lyrae1 e Zeta Lyrae2
RR Lyrae  -

tra 7,20 e 8,10

745 a.l.

stella gigante ai confini col Cigno, variabile pulsante, un’importante classe di variabili usate come termine di riferimento per misurare le distanze nello spazio
W Lyrae  -

tra 7,3 e 13,0

indeterminata

Sul confine con la costellazione di Ercole; variabile a lungo periodo
T Lyrae  -

tra 7,8 e 9,6

indeterminata

A 2° sud-sudovest di Vega; variabile irregolare rosso vivo
R Lyrae  -

tra 3,88 e 5,0

350 a.l.

Variabile semiregolare in un periodo di circa 46 giorni
b648 Lyrae

 

 -

tra 5,36 e 7,46

50 a.l.

Stella multipla; le due stelle compiono una rivoluzione intorno al comune centro di massa in 61.203 anni; presenti altre compagne ma non fisiche per distanza
S2422 Lyrae  -

8,0 - 8,1

599,55 a.l.

Stella doppia stretta al confine con la costellazione di Ercole

 

 
 

Alfa, Beta e Gamma Lyrae meritano pagine singole di descrizione (in preparazione), vediamo di conoscere un po' meglio, in questa sede, alcune delle altre stelle della Lira. Delta Lyrae è una bella stella doppia ottica, separabile anche ad occhio nudo; l'osservazione con un buon binocolo 20×80 permette già di constatare il bel contrasto cromatico tra la stella azzurra e la gigante rossa.

 

Epsilon Lyrae è uno degli esempi di stelle a sistema "doppio doppio". Le stelle quadruple sono poco frequenti e Epsilon Lyrae è una delle più belle. Per vederla almeno separata in due componenti è sufficiente un buon binocolo. Il sistema fu scoperto nel 1779 da Christian Mayer.

 

Una multipla molto affascinante, spesso trascurata in favore di altre stelle della Lira più note, è Zeta Lyrae, facilmente separabile, con un piccolo telescopio o un binocolo, in due componenti di mag. 4.4 e 5.7. La componente maggiore irradia un'energia pari a 31 volte quella del Sole (calda 8150 Kelvin ) con una massa di circa 2.2 Soli, un raggio 2.8 volte più grande ed una rotazione lenta a 47 chilometri al secondo. La compagna, più debole, almeno 2000 unità astronomiche lontana dalla prima, è una stella più ordinaria e più "fredda" (di circa 7500 Kelvin), ma "viaggia" molto più velocemente, ad almeno 212 chilometri al secondo, velocità che le conferisce un periodo di rotazione inferiore a 0.4 giorni. Ha una luminosità 9 volte quella del Sole e una massa e un raggio entrambi di 1.7 soli. La separazione e le masse delle due implica un periodo orbitale del sistema di almeno 47.000 anni.

 

RR Lyrae, stella gigante ai confini con il Cigno, è l’esempio tipico di una nutritissima classe di stelle variabili pulsanti; le variabili del tipo RR Lyrae ricordano le Cefeidi per la precisa regolarità delle pulsazioni e per la forma generale della loro curva di luce.

 

Terminiamo con T Lyrae, stella variabile irregolare di un bel colore rosso vivo, tipico delle stelle al carbonio come lei!

 

 
 

 
 

Per ingrandire clicca sulla carta

 

 
 

Ammassi e Nebulose

A differenza di altre costellazioni, ricche di oggetti, la Lira, vista anche la sua limitata estensione, ne contiene solo 3 degne di nota, un ammasso globulare, un ammasso aperto ed una nebulosa planetaria: M56, NGC6791 e M57.

 

M56, ovvero NGC6779, è un ammasso aperto posto a circa metà strada tra Sulafat (Gamma Lyrae) e Albireo (Beta Cygni); essendo perciò interessato dai confini della Via Lattea non è di facile osservazione a causa della materia interstellare che ne offusca la visione. Fu scoperto da Charles Messier il 19 gennaio 1779, contemporaneamente ad una cometa; pochi anni più tardi, nel 1784, fu osservato e risolto da William Herschel. Si estende per 85 a.l., dista 32.900 anni luce da noi con una magnitudine apparente di 8,3 e contiene una dozzina di stelle variabili.

NGC6791 è un ammasso aperto molto antico con un’età che si aggira intorno ai 7 miliardi di anni. Alcune delle sue stelle, che si pensa siano circa 300, hanno una magnitudine che oscilla tra 10 e 9.

La nebulosa planetaria M57 (NGC 6720) fu scoperta dall’astronomo Antoine Darquier nel 1779. Nello stesso anno fu segnalata anche da Messier. E’ una nebulosa molto bella dalla forma ad anello detta perciò Ring Nebula. Facilmente individuabile, si trova tra le stelle della Lira Sheliak e Sulafat, osservabile con uno strumento amatoriale. La sua struttura è controversa, alcuni studiosi ritengono si tratti di un disco di materia, espulso dal collasso della sua stella centrale, una nana azzurra che sta terminando il suo ciclo, che ha una densità migliaia di volte superiore a quella del Sole e una temperatura infernale di 100000 K circa tanto da generare un’intensa radiazione ultravioletta che illumina i gas che la circondano; altri ritengono che la materia sia di fatto disposta a creare un involucro sferico. Distante da noi 4100 anni luce, ha una dimensione apparente superiore a Giove e una magnitudine apparente di 8,8; è in veloce espansione a circa 20-30 chilometri al secondo.

 

 
 

Ammassi della Lyra

Nome Caratteristiche

Note

M56

NGC6779

Ammasso globulare

Si avvicina alla velocità di 145 km/sec

Fu descritta da Messier come "nebula senza stelle"

 

NGC6791

Ammasso aperto

Posto in una porzione di cielo estremamente ricca di stelle. Distante 17.000 anni luce. La caratteristica principale di questo oggetto è la strana forma semicircolare delle componenti più brillanti. E' molto ricco di metalli, ragione per cui viene studiato dagli astronomi in cerca di pianeti extrasolari in ammassi aperti

Nebulose della Lyra

Nome

Caratteristiche

Note

M57

NGC 6720

Nebulosa planetaria

Si presuppone abbia un'età di 6.000 - 8.000 anni. E' la seconda nebulosa ed essere stata scoperta (15 anni dopo la prima, M27)

 

 
  Curiosità e un po’ di storia legata alla Lyra  
 

La Lira rappresenta l’omonimo e antichissimo strumento musicale a corde che la mitologia greco-romana attribuiva all’invenzione del dio Mercurio (l'Hermes dei greci).  Quest’ultimo ne fece dono al fratello Apollo che la donò, a sua volta, ad Orfeo, figlio della Musa Calliope e del re della Tracia Eagro. Orfeo, imparata l’arte della musica e del canto dalle Muse, divenne sublime in queste arti, in grado di affascinare anche gli elementi della natura. Una delle imprese di Orfeo, dove la lira si rivelò fondamentale, fu quella che visse dopo la decisione di unirsi agli Argonauti di cui era cantore: suonando la lira salvò i compagni dalle insidie delle Sirene. Alla morte di Orfeo la Lira fu posta in cielo come costellazione.

A introdurla nelle carte celesti del cielo boreale fu Tolomeo (85 circa – 165 d.c.)

Fino in epoca romana col nome di Lira veniva anche ad essere indicata la stella Vega; il nome della stella Sheliak (dall’arabo) stava a significare “arpa bizantina” mentre Sulafat “testuggine”, in ricordo del guscio di tartaruga usato da Hermes per costruire la Lira stessa.

La Lira però ha avuto anche altri nomi ed altre raffigurazioni. Gli arabi la chiamavano al-nasr-al-waki e cioè L’aquila  (o l’avvoltoio) in picchiata e con Al-waki indicavano l’odierna Vega, nome che, trasformandosi, da Al-waki divenne Wega (così la indica Bode nel suo atlante in cui denomina Vultur Lyrae la costellazione) e infine Vega. Veniva perciò raffigurata come un’aquila o un avvoltoio dalle ali distese lungo il corpo in fase di attacco e Vega segnava il becco del rapace. Nei pressi, su Altair e le stelle limitrofe, ponevano un’Aquila ad ali spiegate.

Negli Atlanti celesti successivi al medioevo è facile trovare una versione che pare conciliare le due tradizioni: la costellazione è rappresentata come una Lira che ha dietro a sé un rapace in picchiata e, in seguito, con un’aquila (appollaiato o meno) posta posteriormente a questa.

 

La costellazione della Lira detiene anche degli speciali primati: comprende la prima stella ad essere stata impressa su lastra fotografica (Vega, 1850) ed è stata (e sarà ancora) la costellazione con la più bella stella polare che potremmo immaginare di avere. Vega infatti, 14000 anni fa, segnava il polo nord celeste e lo rifarà tra circa 12000 anni grazie al movimento dell’asse, (asse del mondo) che descrive nel cielo un cono il cui cerchio di base tocca due stelle opposte: la stella Polare e la stella Vega (precessione degli equinozi).

 
     
  Mitologia della Lyra  
 

Almeno tre le storie mitologiche legate all’origine della costellazione della Lira di cui sono a conoscenza e, come spesso accade per questi racconti, talvolta uno stesso mito possiede versioni differenti: è il caso del mito di Orfeo e della sua leggendaria lira.

Uno dei miti della Lira proviene dall’oriente e da una dolce ma straziante vicenda amorosa tra una tessitrice (stelle della Lira) ed un pastore (Altair) separati per sempre da un impetuoso corso d'acqua (la Via Lattea).

Un altro racconto mitologico (ma che sembra avere origini da personaggi e fatti che hanno un fondo di verità) relaziona la Lira al mito di Arione, musico di Lesbo e figlio di Posidone al servizio di Periandro, tiranno di Corinto. Erodoto racconta la sua vicenda: "Arione fu il più grande citaredo dell'epoca, il primo uomo a nostra conoscenza a comporre un ditirambo*, a dargli nome e a farlo eseguire a Corinto. Raccontano che Arione, il quale trascorreva accanto a Periandro la maggior parte del suo tempo, aveva deciso di compiere un viaggio per mare fino in Italia e in Sicilia; là si era arricchito, poi aveva deciso di ritornare a Corinto. Quando si trattò di partire da Taranto, poiché non si fidava di nessuno più che dei Corinzi, noleggiò una nave di Corinto. Ma in mare aperto gli uomini dell'equipaggio si accordarono per liberarsi di lui e impossessarsi delle sue ricchezze. Quando se ne accorse cominciò a supplicarli: era disposto a cedere i suoi averi e in cambio chiedeva gli lasciassero la vita; ma non riuscì a convincerli.
Gli dissero che doveva uccidersi, se voleva essere poi sepolto nella terra, oppure gettarsi in mare. Allora Arione, disperato, chiese il permesso, poiché avevano deciso così, di cantare in piedi sul ponte della nave, in completa tenuta di scena; promise di togliersi la vita dopo aver cantato.
I marinai, felici di ascoltare il miglior cantore del mondo, si ritirarono dalla poppa verso il centro della nave. Arione indossò il suo costume di cantore, prese la lira e cantò la più famosa delle sue canzoni, stando in piedi sul ponte della nave. Quando ebbe finito di cantare si gettò in mare così com'era, nel suo costume di scena.
I marinai fecero poi rotta verso Corinto, mentre Arione fu raccolto da un delfino e trasportato fino al Tenaro: di qui si diresse verso Corinto, ancora in tenuta di scena. Quando vi giunse narrò tutto l'accaduto a Periandro, il quale, incredulo, decise di trattenerlo sotto sorveglianza e di indagare sull'equipaggio della nave.
Quando i marinai furono tornati, li fece chiamare e chiese loro se potevano dargli notizie di Arione. Mentre rispondevano che si trovava in Italia e che lo avevano lasciato a Taranto in buona salute e fortuna, Arione si mostrò davanti a loro, ancora vestito come quando era saltato dalla nave. Restarono sbigottiti e ormai incapaci di negare quel che avevano fatto.
Questo raccontano i Corinzi e i Lesbi; e sul Tenaro si trova una piccola statua votiva di Arione, in bronzo: un uomo in groppa a un delfino.                                                        
 
(Erodoto, Storie I, 23-24)

Si racconta che fu Apollo stesso, protettore della musica, a voler dare eternità a questa vicenda: assise in cielo, composte da stelle vicine, la Lira di Arione e un delfino.

*Ditirambo: canto in onore di Dionisio

 
     
 

Ricordiamo infine il più noto tra i miti legati alla Lira e che ci racconta sia la nascita di questo strumento che le ragioni che hanno indotto gli dei a renderlo eterno come costellazione.

Zeus, tra le sue innumerevoli compagne (consenzienti o meno) ed i relativi figli nati da queste unioni, annovera una delle sorelle Pleiadi, Maia. Nasce così Hermes, un bambino che fin dalla culla si distingue per le sue capacità sovrumane ma anche per le “birichinate” tutt’altro che divine.  

Hermes viveva con la madre in Arcadia, in una grotta sul monte Cillene. Era ancora un neonato quando un giorno, uscito dalla culla e dalla grotta, vede una innocua tartaruga brucare l’erba. Hermes l’afferra e la uccise, poi la ripulisce delle parti molli fino ad avere il solo guscio tra le mani, la fora e vi tende sette corde di intestino di mucca (sette come le Pleiadi). Era nata la lira.

Una predilezione per gli animali? Forse, visto che non pago si reca nella Piera, luogo sacro adibito al pascolo dei sacri buoi. Ruba cinquanta capi che porta via; due li destina a sacrificio divino e nasconde i restanti. Probabilmente stanco (e pago) delle avventure ritorna alla grotta e alla culla.

Gli armenti oggetto del furto appartenevano ad Apollo che, accortosi del furto, si servì delle sue capacità divinatorie per capire chi aveva osato fare ciò. Vede così che il ladro altri non è che l’infante figlio di Maia. Recatosi sul monte Cillene chiede a Maia di rendergli conto dell’accaduto ma Maia non gli crede e mostra il piccolo figlio dolcemente addormentato in culla. Apollo perde la pazienza e non intende farla passare liscia a quel furfante, seppur incredibilmente piccolo, quindi prende il bambino e lo porta al cospetto di Zeus, sull’Olimpo, reclamando giustizia. Il piccolo Hermes è davvero un monello nato, nega, racconta storie e bugie che divertirono Zeus ma poi è costretto a cedere e ammette, finalmente, di avere preso lui gli armenti e di averli nascosti. Giunti sul luogo Apollo ha l’amara visione di due dei suoi sacri buoi debitamente squartati e chissà che fine avrebbe fatto Hermes, vista la furia incontenibile di Apollo, se il piccolo non avesse avuto l’idea di tirar fuori la sua lira ed iniziare a suonare.

 

Quella lira si rivelò non un semplice strumento poiché la musica che sprigionò ebbe il potere di sciogliere la collera di Apollo il quale anelò di possederla e la indicò come risarcimento per il danno subito. Hermes può tenere anche il resto della mandria. Lo scambio è accettato e da quel momento il dio Apollo diviene il protettore delle arti musicali.

 

E’ di Eratostene la cronaca di come poi, Apollo, donò a sua volta la divina lira al giovane Orfeo, affinché accompagnasse i suoi versi con della musica.

Orfeo diviene il divino cantore, in grado di ammaliare persino la natura con la sua musica e, la lira, ebbe la sua parte nell’affascinare e conquistare la bella ninfa Euridice.

 

L’essere la sposa di Orfeo non protegge però Euridice dalle mire poco divini di Aristeo, figlio di Apollo, che un giorno, mentre passeggia con le Naiadi in Tracia, è insidiata da Aristeo non intenzionato a cedere al suo rifiuto. Nel fuggire, Euridice inciampa su un serpente che la morde mortalmente. Orfeo ne è distrutto, non è intenzionato ad arrendersi nemmeno di fronte alla morte, supplica gli dei di restituirgli l’amata e Zeus, commosso, gli permette di scendere negli inferi.  E' un privilegio mai concesso ad anima viva e che non promette di far ottenere quanto sperato; nessun morto è mai tornato in vita.

 

Orfeo, “armato” della sua lira, suona per le creature degli inferi arrivando a conquistarle, fa propria persino il favore di Ade, dio del luogo. Orfeo ha quindi il permesso di portare via la sua sposa ma ad una condizione: durante l’ascesa al regno dei vivi non deve mai guardare Euridice che camminerà dietro a lui poiché il segreto della vita non deve essere, in alcun modo, scoperto.  

 

I due sposi si avviano per il lungo e buio cammino ed è la lira a indicare ad Euridice la strada da percorrere. Orfeo è felice ma è assalito da mille dubbi: è davvero la sua amata a seguirlo? Gli dei hanno mantenuto la promessa o si stanno prendendo gioco di lui? Resiste per lungo tempo poi, quasi giunti alla meta… si volta e guarda. E' la fine. Appena il tempo di rivedere l’amata che ella scivola nell’oltretomba, stavolta per sempre.

 

Orfeo non si riprende più dall’evento, assalito dal dolore e dal senso di colpa. Le sue musiche si fanno sempre più tristi, smette di fare sacrifici in favore del dio Dionisio curandosi solo di lodare Apollo salutando tutte le mattine il disco solare e non desidera avere accanto a se nessuna donna, tutto fino al tragico epilogo della sua vita.

 

Diverse le versioni che lo descrivono: una racconta che il dio Dionisio, contrariato, inviò dei  suoi fedeli a punirlo; essi lo uccisero e lo ridussero in pezzi (Eratostene). Un’altra da la causa della morte di Orfeo a dei briganti che lo assalirono nei boschi della Tracia dove lui trascorreva i giorni a suonare la sua triste musica. Un’altra ancora vuole Orfeo morire per mano di un gruppo di donne che, contrariate dalla sua indifferenza, presero un giorno a lanciargli sassi. Eppure il suono della lira lo protegge, i sassi ed i dardi vengono deviati come ubbidendo a quel suono magico. Le donne allora presero a schiamazzare fino a che, coperto dal baccano il suono della lira, i sassi raggiungono il bersaglio. (Ovidio, Metamorphoses)

 

Muore Orfeo, tragicamente raggiunge infine la sua Euridice. La Lira, il guscio di tartaruga con sette corde costruito da Hermes, è gettato nel fiume Ebro ma continua a suonare. Zeus non restò indifferente: la recupera e la porta tra le stelle. Altri narrano che furono le Muse, Zeus consenziente,  a compiere il giusto gesto.

Eurydicenque suam iam tutus respicit Orpheus”. (Ovidio, libro XI, vv. 1-66 delle Metamorphoses).

 
     
  Data: 21 agosto 2007  
  Autore: Margherita Campaniolo  
  Hit Counter  
 

 

 

Tutto il materiale di questo sito è © di Margherita Campaniolo.

 Vietata la riproduzione senza autorizzazione della stessa.