Nel mio articolo precedente, riferendo della somiglianza con le Veneritidae terrestri di quelle linguette finemente costolate che uscivano dal substrato intorno alle sferule, avevo avanzato tra le altre l’ipotesi che potessero essere integrate in un organismo più grande. Ebbene questa era proprio la spiegazione corretta e per dimostrarlo possiamo osservare la foto seguente:

 

 

Nell’immagine si vede come Spirit abbia per così dire “riesumato” un Ingegnere, di cui possiamo osservare meglio la morfologia.

 

2 VTH (schiacciate) sono in bella evidenza insieme ad un OTT che esce dal terreno, a destra della VTH in alto a sinistra nella foto, ma soprattutto è interessante la visione ravvicinata della parte anteriore della CMU, dove sono ben visibili le “linguette” di cui ho parlato in precedenza, disposte ordinatamente su due specie di dischi sfalsati sovrapposti, che servono probabilmente alla manipolazione tridimensionale delle sferule e all’”arricchimento” tramite sostanze specifiche delle sferule stesse.

 

Ho chiamato questo nuovo organo ISM e cioè “Manipolatore integrato di sferule”, anche se è probabile che sia semplicemente una specie di apparato boccale

 

Nell’immagine seguente ho riportato l’immagine dell’organo, delle linguette, di un’impronta fossile (simile alle boccole dei simbionti VTH) e di una sferula che evidentemente è protetta da copyright, visto che porta sulla parte superiore il logo tripartito degli Ingegneri.

 

 

Da notare che le sferule marziane, al contrario di quelle lunari, appaiono di consistenza spugnosa, in quanto forse “immature”, e non di lucente aspetto metallico. Questo spiega anche lo “scivolone” della NASA, che le ha descritte in anticipo come metalliche (perché conosceva quelle lunari), senza però evidentemente essere riuscita ad interpretarne completamente il processo di formazione.

 

 

Ma prescindendo per il momento dalla morfologia di Sferule e Ingegneri, su gran parte della quale possiamo fare solo supposizioni, interessiamoci piuttosto delle opere “architettoniche”.

 

ALESSIO FELTRI

 

 

 

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