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Conchiglie
fossili, anelli di accrescimento degli alberi e carote di ghiaccio,
confrontati con le registrazioni storiche delle temperature, sembrano
fornire indicazioni concordi: alla fine del ventesimo secolo l’emisfero
settentrionale ha conosciuto il più ampio riscaldamento degli ultimi
1200 anni. Timothy Osborn e Keith Briffa dell'Università
della East Anglia hanno analizzato una documentazione molto corposa,
che comprendeva sia le cronache storiche a partire da 750 anni fa sia le
rilevazioni strumentali, disponibili a partire dal 1856 per stabilire
l’estensione geografica del recente riscaldamento del clima terrestre.
Oltre a ciò hanno tenuto conto delle registrazioni di temperatura
relative a 14 siti dell’emisfero nord, dei dati relativi agli anelli di
accrescimento di conifere che crescono in Scandinavia e Siberia e,
infine, della composizione chimica delle carote di ghiaccio estratte in
Groenlandia.
“I dati considerati – ha spiegato Osborn – riguardano molti secoli.
Semplicemente abbiamo contato quante di queste registrazioni mostravano
un anno in cui le temperature erano superiori rispetto alla media di
quella regione.”
In particolare, i risultati pubblicati sulla rivista "Science"
confermano inoltre un significativo riscaldamento negli anni tra l’890 e
il 1170 (il cosiddetto “periodo caldo medievale”) e il raffreddamento
tra il 1580 e il 1850 (la “Piccola era glaciale”).
“Le incertezze nei dati sono molte – conclude Osborn – ma si accumulano
sempre più indizi del fatto che l’attuale periodo è il più caldo degli
ultimi 1000 anni.”
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