IL CAIRO - Il faraone giovanetto Tutankhamon, che
salì al trono a nove anni e morì a meno di 19, durante la 19ma dinastia,
3300 anni fa, non fu ucciso, come molti hanno ipotizzato. Almeno non ci
sono prove scientifiche di questa teoria.
È il risultato della 'tac' compiuta sulla mummia due
mesi fa a Luxor, annunciato oggi con un comunicato dal segretario
generale del Consiglio Superiore delle Antichità, Zahi Hawas. Secondo il
'papa" di tutte le antichità egiziane, lo studio delle 1700 immagini
prese dal tomografo mobile che fu portato a Luxor con un grosso camion,
compiuto da un' equipe di medici egiziani, e poi ricontrollato da tre
esperti internazionali (due italiani ed uno svizzero), non ha permesso
di trovare alcuna prova della tesi dell'omicidio del faraone.
È stato invece stabilito che lo scopritore della
tomba, Howard Carter, ed il finanziatore dello scavo, il britannico Lord
Carnarvon, con i loro collaboratori, subito dopo la scoperta, avvenuta
82 anni fa, divisero la mummia in pezzi per ricerche scientifiche, ma
anche per poter recuperare i pezzi più preziosi del famoso tesoro, oggi
esposto al Museo Egizio del Cairo.
Oltre a staccare gambe e braccia dalla mummia, gli
scopritori staccarono la testa dal corpo, per poterla rimuovere con
coltelli bollenti dalla maschera d'oro alla quale era attaccata dagli
umori e dalle sostanze della mummificazione, che si erano solidificati
in 3200 anni.