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  ANTIKYTHERA: STORIA, MISTERO E LEGGENDA

Il Biancodrillo

 

 
 

Leggendo questa pagina sul vostro monitor, potreste mai immaginare che l’antesignano dell’odierno computer è un meccanismo originario addirittura del II secolo a.c.?

Agli inizi del ‘900, al largo dell’isola greca di Antikythera, è stato rinvenuto casualmente un reperto archeologico davvero singolare. Alcuni pescatori di spugne, intenti a svolgere il loro lavoro, si imbatterono in una tempesta che li costrinse a ripararsi proprio nei pressi di quest’isola. Quando le condizioni atmosferiche lo permisero, tornarono all’opera e, con loro sommo stupore, reperirono casualmente il relitto di una nave di epoca romana (risalente a circa il primo secolo a.C). In essa vi erano contenuti reperti di vari tipi: statue, cristalli, monili, monete, bronzi e marmi, ma soprattutto c’era quello che, negli anni a seguire, divenne famoso come il meccanismo di antikythera.

 

 
 

 
     
 

Appariva come un misterioso meccanismo bronzeo con inserti in rame solo parzialmente intaccato dal mare e dal tempo. I primi a cimentarsi con questo mistero furono: Derek De Solla Price, dell’Università di Yale, Valerios Staïs, archeologo e gli epigrafisti Merrit e Stamires.

 
 

 
 

Per decine di anni non si venne a capo del mistero, fino agli anni ’50, quando, con esami più moderni, si riuscì a “vedere” oltre gli strati superficiali dell’oggetto e a dedurre che la sua funzione era di simulare e prevedere il moto della luna rispetto al sole attraverso un sistema di ruote dentate e di un differenziale. Questo congegno, inoltre, era dotato di due pannelli, paragonabili a dei display, che consentivano una chiara lettura dei dati prodotti dal dispositivo. Il prezioso congegno è oggi conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene.

 
 

Copyright of the Antikythera Mechanism Research Project

 
 

 

 
 

Gran parte del fascino che circonda questo meccanismo, deriva dalla sua “modernità” che stride con l’epoca a cui risale. Il meccanismo della doppia ruota dentata unito al differenziale, infatti, sono riconducibili a molti secoli dopo, intorno al 1850. Un salto temporale decisamente ampio che lascia sbigottiti e pensierosi al riguardo.

Al cospetto di un fatto simile, possiamo porci alcune domande:

Come mai non c’era traccia di altri esemplari di questo

meccanismo?

Come poteva esistere un tale divario tecnologico tra

romani e greci?

Come essere accaduto che l’invenzione di un tale

meccanismo non fosse ulteriormente sfruttata con la costruzione di altri congegni simili?

 
 

Andiamo per ordine. Si può ipotizzare che altri esemplari, ammesso che ce ne fossero, sono andati perduti a causa delle frequenti guerre dell’epoca che richiedevano molta disponibilità di metalli, compresi quelli utilizzati per forgiare il meccanismo. Qualcosa di simile a quel che avveniva durante le guerre mondiali nel nostro paese. Le alte richieste di metalli preziosi per finanziarle e di quelli meno preziosi per fabbricare nuove armi erano all’ordine del giorno per i nostri nonni.

 
 

Il bronzo era decisamente la materia prima principale con cui fabbricare e forgiare ogni tipo di utensile, arma o oggetto. Questo costringeva le popolazioni di quel tempo a un “riciclaggio”, mediante fusione, decisamente frequente e, solitamente, l’unico caso in cui non si fondeva il bronzo, era, ovviamente, quando giaceva in fondo al mare a causa di naufragi.

Tanto per far capire l’entità del fenomeno, il Museo di Atene ha appena dieci statue di bronzo risalenti alla Grecia antica, di cui ben nove derivano da recuperi in relitti adagiati sul fondo del mare.

Per quanto concerne il secondo quesito alcune correnti di pensiero sostengono che, in quell’epoca, gli scienziati greci avevano, nel campo della tecnologia civile, surclassato quelli romani, dediti forse più a conquiste e modernizzazioni sotto il profilo militare ma, soprattutto, impigriti da una civiltà basata sul fenomeno dello schiavismo che rendeva poco invitante l’ingegnarsi per creare facilitazioni tecnologiche al lavoro umano. In fondo la penisola greca era terra ricca di talenti artistici quanto di quelli scientifici.

Gli stessi greci non costruirono altri meccanismi simili perché era loro costume non sprecare ingegno ed energie in cose che non ritenessero utili alle loro esigenze ed il meccanismo di Antikythera non lo era, non esisteva l’esigenza del “controllo del tempo”. Era molto più interessante per loro dedicarsi a storia, filosofia e arte. Inoltre la mancanza di esercizio atrofizza la mente, quindi non continuando ad approfondire lo studio e l’utilizzo di quel congegno, lentamente fu dimenticato.

Alcuni reperti trovati insieme al meccanismo, servirono da indizi per risalire all’epoca precisa e quindi a un buon grado di presunzione per quanto concerne il possibile creatore.

Vi erano, infatti, dei vasi provenienti da Rodi che, nel periodo antecedente la nascita di Cristo, era il punto di riferimento dell’astronomia grazie a Ipparco, indiscutibilmente il più grande astronomo greco che lavorò in quella zona dal 140 a.C. fino al 120 a.C. circa. Successivamente il filosofo Posidonio vi ha installato una scuola di astronomia che ha continuato la tradizione di Ipparco.

Mike Edmunds, astrofisico dell’Università di Cardiff, ha studiato, insieme al suo staff, il meccanismo attraverso molti moderni strumenti come per esempio lo scanner industriale.

 
     
 

 

Al termine del suo lavoro, pubblicato su Nature, è giunto alla conclusione che sia stato prodotto proprio nel periodo sopraccitato. La prova più preziosa in tal senso è uno scritto di Cicerone, avvocato romano e console, che aveva condotto studi a Rodi e affermava che Posidonio aveva creato uno strumento che “ad ogni giro riproduce gli stessi movimenti del sole, della luna e dei cinque pianeti, che avvengono di giorno e di notte”.

E’ spettacolare anche solo immaginare che, oltre 20 secoli fa, i nostri antenati usufruivano di marchingegni i cui principi sono alla base di molte nostre diffusissime invenzioni e tecnologie. Possiamo citare gli orologi, i personal computer, le automobili e alcuni tipi di calcolatore.

 

 
 

Forse quelle che noi, per ovvi motivi, definiamo civiltà antiche, sotto il profilo dell’intuito e della scienza, tanto antiche non erano!

 
 

Il Biancodrillo

 
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Data: 13 giugno 2007

Autore: Il Biancodrillo

Sitografia: http://www.nature.com/nature/journal/v444/n7119/abs/nature05357.html

http://www.antikythera-mechanism.gr/

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