Home Page L'Occhio di Deimos Home Page Space Freedom Avventura marziana Contatta Alessio Feltri DROP CIRCLES di Alessio Feltri |
In omaggio alla direttrice e fondatrice di Space Freedom, la carissima amica Margherita Campaniolo, ho intitolato questa mia fatica Drop Circles (letteralmente “Cerchi Ribaltabili”). Il gioco di parole non vuole necessariamente stabilire una relazione coi cerchi nel grano, ma è comunque aderente al tema che tratterò ed i miei affezionati lettori lo scopriranno, se avranno la pazienza di seguirmi fino al termine. Ma prima di tutto vorrei regalarvi un manualetto di istruzioni per safari fotografici marziani, che vi permetterà di riconoscere i Fondatori in tutte le immagini provenienti da Marte. Prendendo in prestito il titolo italiano del divertente film di Mel Brooks, con Rick Moranis impegnato nella parodia di Darth Vader, ho intitolato il primo capitolo: BALLE SPAZIALI
Come saprete, la NASA consuma tempo ed energia nel censurare e camuffare le foto per sostenere le proprie tesi, ma è possibile ritorcere contro questi zuzzurelloni le loro stesse armi e scoprire la verità che si nasconde dietro queste grottesche operazioni. Un primo elemento è questo: se una foto è censurata, vuol dire che in essa c’è qualcosa di significativo. La conseguenza logica è che basta cercare le foto censurate e sappiamo da subito che ci sarà qualcosa da scoprire. Normalmente la procedura dei rovers è standardizzata: vengono scattate foto in sequenza durante il movimento ad intervalli predeterminati, per cui se una foto manca vuol dire che è stata censurata. Un caso veramente macroscopico è avvenuto circa 15 giorni dopo l’atterraggio di Spirit: con la scusa di inverosimili errori nel software fu bloccata per circa due settimane la diffusione delle immagini. In realtà Spirit era casualmente arrivato in una zona molto “significativa” e censurare tutte le foto sarebbe stato un gran problema, per cui si inventò la balla del software. Peccato che al termine delle operazioni il rover risultava essere avanzato di varie decine di metri e nessuna immagine è mai pervenuta di quel tragitto. Ma vediamo ora un esempio concreto di falsificazione e di come possiamo difenderci. Partiamo da un’apparentemente innocua immagine di Endurance:
Tutto sembra normale, eppure decine e decine di foto di questo sito appaiono censurate pesantemente oppure mancanti. Perché? Seguendo il metodo che ho descritto, è sufficiente recuperare tutte le foto del sito che sono state scattate in precedenza e metterle a confronto, in modo da evidenziare i possibili motivi delle censure. Ecco un esempio di questo procedimento, che vi permetterà di comprenderne meglio le implicazioni:
Ricordo per l’ennesima volta che la NASA non è particolarmente interessata a censurare segni di attività biologica: le creazioni dei Fondatori sono estremamente mimetiche e sfuggono facilmente ad un occhio non esercitato. Quello che veramente non si deve vedere è l’inopinato apparire di fenomeni energetici, levitazione di oggetti, variazioni dimensionali ecc. Non volendo influenzarvi, lascio a voi il piacere di giocare a “trova la differenza” con le foto della tavola; mi limito a informarvi che la foto in alto a destra è palesemente “ritoccata”, in modo da far sembrare tutto normale. Il fotomontaggio però è un metodo semplice per scoraggiare la maggior parte dei curiosi, ma fallisce quasi sempre se la foto è stereo. Ecco per esempio un confronto tra una foto 3D reale ed un fotomontaggio. Con gli occhiali 3D si vedono chiaramente nella foto di sinistra il solito ectoplasma trasparente (lato destro) e diversi oggetti in sospensione sopra il guscio al centro della foto. Nella foto di destra l’ectoplasma è scomparso e tutto appare “ragionevole”, ma l’inganno è facilmente smascherato dall’uso delle lenti speciali.
L’occasione è propizia per ricordarvi che l’uso degli occhialini a lenti colorate è praticamente indispensabile per valutare le foto stereo dei rovers, quelle con desinenza L0-R0,L2-R2 e L7-R1, tanto che la stessa NASA, al fine di impedirne l’utilizzo, spesso ne “dimentica” una sola delle due, confidando nella pigrizia degli appassionati. Ed è quindi con suprema malignità che vi sottopongo un altro esempio di rozza censura, incentrato sul bordo del cratere nei pressi del sito precedente.
Nella foto A si vede come si è operata la censura sulla foto B. Nella foto C ho “recuperato” la zona censurata, di cui D rappresenta un particolare a più ampia definizione. Se possedete gli occhialini 3D vi sarà subito chiaro il motivo della censura. Come già vi avevo spiegato in “Like a Rolling Stone” le pareti del cratere sono percorse da “tubazioni” BVB sovrapposte e rivestite da lastre piatte BCS, e dalla foto si vede bene che la struttura assomiglia quasi ad un pezzo di legno tarlato. Ma dov’è lo scandalo? Alla NASA basterebbe dire che nei canali circolano o circolavano vermoni, simili a quelli dei film di serie B sui “Graboid”, e tutto finirebbe lì. Purtroppo non è così semplice. Perché la NASA potesse attuare per decine di anni una politica di disinformazione a livello planetario, era necessaria la connivenza di astronomi di altri paesi, compreso il nostro. Ora evidentemente diffondere la notizia che la maggior parte dei crateri non è derivante da impatti meteoritici, bensì dall’azione di organismi litogeni, causerebbe nella migliore delle ipotesi una totale mancanza di credibilità di quegli astronomi (praticamente tutti) che avessero sposato il paradigma della genesi da impatto. Dato che i suddetti astronomi hanno finora usufruito dei nostri soldi per raccontarci e scrivere sui libri di scuola le balle di cui sopra, è ben comprensibile che si cerchi di tenere il tutto in ibernazione controllata, in ambienti simili a quello della foto seguente (non è St.Moritz, la foto é del 1976-8, missione Viking).
Ma non avevano detto che l’ambiente delle missioni precedenti era diverso, che i massi stessi erano diversi e che non c’erano tracce d’acqua? Sinceramente vedo i Fondatori, i soliti finti massi e tanto ghiaccio, mentre mi parrebbe alquanto azzardato sostenere con certezza che si tratti di anidride carbonica congelata, ma forse sono obnubilato dalla mia passione per gli sport invernali. Ai miei lettori regalo questo dettaglio del “finto masso” nella foto, dopo che la parte inferiore era stata sgretolata col braccio del Viking (cosa ovviamente possibile solo se la pietra era cava).
I SIGNORI DEGLI ANELLI
Una delle invenzioni, su cui perfino la NASA non ha insistito più di tanto, è che le formazioni circolari presenti sulla sabbia marziana siano causate da vortici di polvere, i famigerati “dust devils”. La realtà è un’altra ed anzi la cosa ci tornerà utile per chiarire meglio la natura del fenomeno. Dai miei articoli precedenti sapete delle particelle DS e BS e della loro capacità di organizzarsi in strutture simili a quelle dei radiolari terrestri. Quello che va approfondito è la tendenza a creare tracciati sul terreno ad andamento pseudocircolare, quelli che avevo definito come OID (Operational Influence Disk). Vediamo al riguardo una bella immagine delle Columbia Hills, ripresa da Spirit.
Nell’immagine ho evidenziato con un’ombreggiatura due grandi depressioni circolari contornate dalle solite similpietre porose e con dei cerchi colorati altre formazioni simili più piccole. In realtà ce ne sono di più e tutte sovrapposte in intricati circuiti successivi, ma quello che conta è che possiamo trarre delle prime conclusioni:
1) La profondità della depressione è direttamente proporzionale al diametro del cerchio. 2) Le “rocce” si dispongono lungo la circonferenza della depressione, rivolte verso il centro. 3) Nei pressi del centro della depressione è quasi sempre presente un accumulo di materiale.
Con la sigla TDS (Technicians Drop Shell) ho indicato una particolare tipologia strutturale, molto simile ad una conchiglia terrestre od al carapace di una tartaruga, che avevo già notato in precedenza essere un contenitore dei “Tecnici”, il braccio per così dire ipertecnologico dei Fondatori e di cui parleremo più avanti. Nell’immagine seguente ho esemplificato la struttura tipo di questi cerchi, in cui è possibile notare come le similpietre orientino verso il centro del disco il lato che normalmente è appoggiato sul terreno. Il movimento di ribaltamento è consentito dalle appendici telescopiche che sono presenti al loro interno e che sono visibili in molte foto. Cliccare sulla foto per vedere l’animazione relativa.
La struttura concentrica vescicolare, che si vede in trasparenza nell’immagine, è quasi indistinguibile nelle foto dei cerchi piccoli che sono presenti nel cratere Gusev, ma è molto più evidente nelle grandi depressioni di Meridiani. In questa immagine potete vederne una ricostruzione schematica, tenendo presente che nella realtà i tracciati e gli assi di simmetria non sono ovviamente così regolari.
Come abbiamo visto dalle foto censurate la struttura base è costituita da vari anelli concentrici BVB disposti a quote digradanti verso il centro del cratere e intersecati da condotti orizzontali e verticali. In alcuni crateri, al centro è presente un ammasso di materiale, mentre in altri, come in Endurance, si hanno apparentemente degli accumuli di sabbia. Nei crateri di Meridiani, al posto delle similpietre di Gusev, troviamo le grandi arcate dei Fondatori, anch’esse disposte lungo il bordo del cratere e rivolte verso il centro. In questa immagine ho reso trasparente il terreno per poter vedere una ricostruzione schematica di larga massima dell’andamento strutturale degli anelli e dei condotti.
In questa animazione potete vedere come la struttura BVB sia normalmente occultata dalle lastre BCS, per cui non è visibile, se non in quei punti dove le lastre si sono distaccate e che sono oggetto dei più pesanti interventi di censura fotografica da parte della NASA.
In questa sequenza “artistica” di un tramonto marziano ho invece reso trasparente lo strato di sabbia superficiale, in modo da simulare il punto di vista di un osservatore sul fondo del cratere nei riguardi delle strutture ad anello.
Come avevo spiegato in “Like a Rolling Stone”, non vi è nessuna differenza tra le “similpietre” di Gusev e le lastre piatte di Endurance, in quanto il meccanismo di formazione è praticamente lo stesso e cambiano solo le dimensioni, caratteristica questa assolutamente comune a tutte le manifestazioni dei Fondatori.
Comunque, al fine di chiarire ulteriormente la questione, mi limito a far notare come anche in questo caso siano rispettati i meccanismi di aggregazione cellulare che ho descritto e che possono essere esemplificati nella tavola seguente, in cui potete vedere uno schema degli strati presenti nelle formazioni lapidee trovate da Spirit.
Nella piccola immagine tridimensionale in alto a destra c’è un esempio reale di GDU (non attivo in questo caso) mentre al centro sono visibili gli strati sovrapposti che compongono tutte le strutture, marziane e non, dei Fondatori.
In questa piccola tavola sinottica ho invece riassunto alcuni esempi 3D delle solite strutture BVB/BCS:
Nella foto in basso a destra potete vedere un frammento di TDS, le strane conchiglie di cui vi ho accennato in precedenza e che presentano notevoli differenze morfologiche rispetto ai soliti finti massi di Gusev.
Nell’immagine seguente ho assemblato una galleria sintetica delle TDS:
Come si vede dalle foto 1 e 2, i gusci, di forma semiovoidale allungata, vagamente cerebroide, presentano un’apparente simmetria bilaterale imperfetta con un cordone rilevato longitudinale e superficie rugosa, molto differente dalla solita apparenza lapidea. Dal guscio schiacciato dal rover della foto 3 possiamo notare come sulle pareti interne siano presenti delle forme pseudovertebrali, meglio evidenziate nell’immagine 4, che in un primo tempo avevo erroneamente attribuito ai “Dunemouse”. Le strutture pseudovertebrali, come del resto negli altri finti massi marziani, sono in grado di ribaltare parzialmente i gusci lasciandone intravvedere l’interno, popolato dalle “happy faces” dei “Tecnici” che si muovono in un “morphing” incessante come avevo già evidenziato nell’animazione seguente, ripresa da uno dei miei articoli precedenti.
Le TDS sembrano avere un peso determinante nella presenza di strutture direttamente legate a fenomeni energetici, ma meritano un discorso a parte e ne riparleremo in futuro.
ALESSIO FELTRI
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