All'Excelsior davano «Pioggia» con Rita Haiworth, la donna più donna del
mondo, e dintorni. Al Galileo, in Borgo degli Albizi, «Il tram che si chiama
desiderio», Vivien Leight e Marlon Brando, quattro Oscar, la fila sul
marciapiede. Appena appena, una cinquantina di anni fa.
La Fiorentina, eccoci al pomeriggio dei dischi volanti, Ufo, o come si
preferisce, dipende molto dalla disposizione d'animo, dal crederci o no, dal
non crederci «ma», la Fiorentina era dunque impegnata in un allenamento
contro la Pistoiese.
Sfogliare la collezione de «La Nazione» di quell'ottobre
1954 è stato un continuo sussultare, esultare, rimanere stupidi, come nel
leggere la notizia, titolo a una colonna in cronaca, che riferiva di un
contrattempo allo stadio di atletica al Campo di Marte: lo starter, nel dare
il via a una gara, si era ferito a una mano con la pistola caricata a salve.
La Fiorentina allenata da Fulvio Bernardini aveva in squadra otto giocatori
che nella stagione successiva avrebbero vinto lo scudetto.
Nel primo tempo giocarono i titolari: Costagliola, Magnini, Cervato,
Chiappella, Rosetta, Segato, Mariani, Gren, Virgili, Gratton, Bizzarri.
Nel secondo tempo, le riserve: Sarti, Capucci, Del Gratta, Scaramucci, Biagi,
Orzan, Luna, Tassinari, Ghersetich, Buzzin, Vidal. Detto per inciso, Luna
era parente di Luciano Luna, cinema & calcio, Cinecittà & Fiorentina,
all'epoca di Cecchi Gori. Buzzin era nipote di Bernardini.
Tullio Ghersetich, centravanti nato in Jugoslavia, era arrivato dall'Empoli.
Vidal, nato in Istria, era stato campione del mondo con l'Uruguay.
La Pistoiese giocava in Quarta Serie. Quel giorno si presentò con Vadi,
Pierallini, Vettori, Caiumi, Tuci, Lomi, Balsimelli, Lenci Carpini, D.
Vannucchi, Fossi. Un allenamento come un altro, sei gol a due, semmai, fino
a quando la partita fu interrotta perché qualcosa d'insolito aveva attirato
l'attenzione del pubblico, tutto in Maratona.
Romolo Tuci, uno dei giocatori della Pistoiese, anzi il capitano, racconta:
«Era una bella giornata. A un certo punto ci si accorse che gli spettatori
guardavano in aria. Dopo un poco venne spontaneo fermarsi anche noi
giocatori. Io vidi come dei piccoli anelli lontani, che cosa fossero non lo
so davvero. Insomma, fra noi c'era chi li vedeva e chi no, e c'era anche chi
non ci fece caso, credendo chissà a che cosa, per esempio a una pausa
normale in un allenamento. Per quanto tempo rimase sospesa la partita,
sinceramente non lo ricordo, son passati cinquant'anni, come faccio a dire
dieci minuti, o di più? Però si guardava per l'aria. Cinquant'anni fa, ci
pensate?».