L’abominevole uomo
delle nevi non è una semplice invenzione della fantasia umana. Un gruppo di
ricercatori ha detto infatti di aver ritrovato un arto inferiore non
appartenente né ad un uomo né ad un animale. La sola possibilità, secondo gli
scienziati, sarebbe quella che si tratti di una gamba di Yeti.
L’eccezionale scoperta, fatta da un team di ricercatori dell'Istituto di
anatomo-patologia veterinaria di Barnaul, parla di una gamba risalente a
migliaia di anni fa. Ricoperta ancora di un folto pelo rossiccio sarebbe stata
ritrovata sarebbe stata ritrovata a circa 3mila metri d'altezza in un ghiacciaio
sulle montagne siberiane dell'Altai.
Dopo averla sottoposta ad esami approfonditi, non ultimo una serie di analisi ai
raggi X, gli scienziati hanno potuto dire con certezza si trattava di un essere
adulto in grado di camminare eretto su due gambe. L'arto, il cui piede equivale
a un normale “numero 39”, è provvisto di dita dotate a loro volta di artigli
posizionate al contrario. Le dita sono costituite da tre falangi anziché due.
La leggenda dello Yeti arriva da molto lontano e si perde nella notte dei tempi.
Leggendario abitante delle nevi dell'Himalaya dall'aspetto di uno sgradevole
scimmione viene chiamato anche "Bigfoot" negli Stati Uniti e "Sasquatch" in
Canada.
Nelle credenze antiche esistevano esseri a metà fra uomo e animale, quali "Enkidu"
nell'epopea di Gilgamesh, fauni, satiri e centauri nella mitologia greca e "Grendel"
nel poema anglosassone Beowulf.
Nel 1960 uno scalatore, Edmund Hillary, diede inizio alle ricerche, indagando
anche su un avvistamento compiuto dallo sherpa Tensing Norkey, ma non trovò
alcuna prova. Da allora gli studiosi hanno raccolto prove quali impronte, parti
del corpo, peli e alcune fotografie, hanno preso in esame l'intero patrimonio di
credenze e tradizioni delle regioni in cui è stato avvistato lo yeti, hanno
addirittura stilato dei piani per l'eventuale cattura, ma nella maggioranza dei
casi le prove tangibili si sono rivelate false o errate.
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