Capodanno in tutto il
mondo? Non proprio. Per milioni di persone questo è un giorno
assolutamente normale, uno dei tanti dell’anno.
Come molte altre
cose, anche la divisione del tempo è frutto di una convenzione, e
non stupisce che gli uomini, che non riescono a mettersi d’accordo
su tante questioni molto più importanti di questa, continuino
ancora oggi a segnare lo scorrere del tempo in modo differente.
Il Capodanno si festeggia, infatti, molte volte nel corso di un
anno: le differenze nel calcolo del tempo, dovute in modo
particolare alla cultura e alla religione, fanno in modo infatti
che nel corso dei nostri dodici mesi si festeggi il Capodanno
molto più di una volta sola, introducendo nel nostro paese riti e
festività che prima dell’arrivo degli immigrati risultavano
completamente sconosciuti.
Facciamo un po’ d’ordine. E’ sicuramente vero che il primo gennaio
2004 rappresenti l’inizio del nuovo anno per una fetta importante
dell’umanità. D’altronde, la penetrazione culturale dell’occidente
ricco e industrializzato ha comportato anche per molte altre
comunità l’adozione del calendario “standard” (il nostro, quello
chiamato “gregoriano”), se non altro per facilitare le
comunicazioni globali. Rimangono tuttavia in vigore moltissimi
calendari “alternativi”, tuttora diffusi e utilizzati da milioni
di persone di diversa cultura o di diversa religione. Diamoci
un’occhiata.
Uno sguardo ai calendari
Tutti i calendari prendono il via da un avvenimento
particolarmente rilevante, capace di segnare uno spartiacque fra
la situazione precedente e quella successiva. L’esempio della
nascita del Cristo, che segna l’avvio del calendario da noi usato,
è particolarmente pregnante, ma non è ovviamente l’unico (ed è,
come risaputo, anche sbagliato, dato l’errore compiuto da Dionigi
il Piccolo che retrodatò la nascita di Gesù).
Prima (e anche dopo)
l’affermazione dell’era cristiana il conteggio degli anni prendeva
il via da altri avvenimenti: se i greci antichi utilizzavano come
anno base quello della prima Olimpiade (il nostro 776 a.C.), i
romani partivano invece dalla data della fondazione della loro
città (753 a.C.).
Ancora: i cinesi confuciani fanno partire il
loro calendario dalla nascita di Confucio (551 a.C.), mentre gli
antichi giapponesi identificavano l’anno zero con il 660 a.C.,
anno della fondazione dell’impero giapponese da parte del re Jimmutenno. Una modalità, questa del computo degli anni sulla base
dell’anno di impero o di consolato, più volte utilizzato nella
storia e ancora oggi adottato dalla Chiesa Cattolica (mai sentito
parlare, recentemente, di XXV di Pontificato?).
Il 29 agosto 284 segna invece l’inizio del calendario copto,
ancora oggi utilizzato in Etiopia: è la data simbolo dell’impero
di Diocleziano, sotto il quale caddero, durante le famose e feroci
persecuzioni, moltissimi cristiani. Ma i più diffusi sono
ovviamente i calendari legati alle grandi religioni monoteiste.
Il calendario giuliano
E’ uno fra i più importanti mai utilizzati nel pianeta ed è ancora
oggi utilizzato da molte popolazioni ortodosse. Fu adottato per
ordine di Giulio Cesare, verosimilmente durante la sua spedizione
in Egitto nel 47 a.C. per sostituire il calendario di Numa,
soggetto ad abusi ed errori che avevano portato ad uno sfasamento
medio di tre mesi rispetto alle stagioni, con l'estate slittata in
ottobre e novembre. Cesare incaricò l'astronomo alessandrino
Sosigene di progettare un nuovo calendario, che entrò in vigore
nel 46 a.C. (per riallineare le stagioni fu necessario inserire
mesi straordinari tanto che quell’anno durò 456 giorni). Il
calendario giuliano, che introdusse l’anno bisestile (un giorno in
più ogni 4 anni), conferiva dunque ad ogni anno una durata media
di 365 giorni e sei ore, alcuni minuti più del vero (365 g, 5h, 48
minuti circa). Proprio questo lieve errore fu alla base
dell’introduzione, più tardi, del calendario gregoriano.
L’importanza del calendario giuliano fu però notevole, tanto che
ancora oggi il calendario giuliano viene usato in cronologia per
gli eventi che non solo accaddero fra il 46 a.C. e l’introduzione
del gregoriano, ma anche per tutti gli eventi precedenti alla sua
entrata in vigore (si parla di calendario giuliano analettico).
Il calendario gregoriano
Il calendario giuliano, lo abbiamo visto, non era esente da
errori, e anche nella sua applicazione vennero commessi errori
grossolani. Fu Augusto a disporre alcune modifiche alla durata dei
mesi, con le quali si rimediò alla gran parte degli errori
commessi in precedenza. Agosto (così chiamato in onore
dell’imperatore) fu portato a 31 giorni come Luglio (Iulius, in
omaggio a Cesare) e da allora i nomi e le lunghezze dei singoli
mesi non sono più state modificate.
Una “piccola” correzione è però avvenuta, come già accennato, nel
1582, allorquando entrò in vigore il cosiddetto calendario
gregoriano. Già nel concilio di Nicea, nel 325, fu rilevato che, a
causa dell’errore insito nel calendario giuliano, basato su una
durata media annua di 365 giorni e 6 ore (circa dodici minuti più
del vero), l'equinozio di primavera invece di cadere il 25 marzo,
come era al tempo di Cesare, era anticipato al 21 marzo. Ci si
limitò però a registrare il fatto, e nonostante alcune proposte di
modifica, tutto rimase inalterato fino al 1582, quando l'equinozio
di primavera era ormai slittato all'11 Marzo. Una commissione,
presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto, approvò dopo molti
studi il progetto del calabrese Luigi Giglio, che consisteva nel
“saltare” di fatto dieci giorni, in modo da riportare l'equinozio
al 21 marzo. Tale operazione ebbe luogo il 4 ottobre 1582:
all’alba del giorno dopo era già il 15 ottobre! Per evitare che il
problema si ripresentasse vennero poi attuate alcune modifiche al
calendario, ribattezzato “gregoriano” in onore dell’allora papa
Gregorio XIII.
Le novità del calendario gregoriano sono due: con la prima si
dispone che gli anni secolari (ovvero divisibili per cento) non
siano più bisestili (la durata del secolo è dunque di 36524
giorni), mentre con la seconda si dispone l’eccezione per gli anni
secolari divisibili per 400 (come il 1600 o il 2000), che tornano
ad essere bisestili.
La durata media dell'anno gregoriano viene
così ad essere pari a 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e dodici
secondi, un valore molto vicino alla reale durata dell’anno
tropico (cioè quello solare o astronomico). Vicino ma non ancora
coincidente: la durata reale dell’anno (pari a 365 g, 5 h, 48
minuti e quarantasei secondi) è infatti più corta di ventisei
secondi e ciò comporterà, prima o poi, la necessità di un
aggiustamento. Perché la cosa, però, dia luogo ad uno sfasamento
pari almeno ad un giorno ci vorranno più di tremila anni: insomma,
l’adeguamento non riguarderà personalmente nessuno di noi…
Le conseguenze dell’introduzione del gregoriano
Molto importanti, ed immediate, furono invece le conseguenze
dell’introduzione del gregoriano, che fu tutt'altro che immediata
e divenne il simbolo della distanza di moltissime comunità
cristiane dal Papa di Roma. Solo gli stati italiani, il Portogallo
e la Spagna adottarono il gregoriano istantaneamente, seguiti solo
nei mesi e negli anni immediatamente successivi da Francia,
Baviera, l'Austria e così via. Gli stati protestanti furono molto
più lenti nell'accettare un calendario che veniva da Roma, tanto
che, ad esempio, la Prussia lo adottò solo nel 1610 e
l'Inghilterra nel 1752. Ancora più lenti gli Stati greco-ortodossi
(Grecia, Russia, Serbia), che mantennero il calendario giuliano
fino alla prima guerra mondiale.
Il giuliano resiste però ancora
oggi nel calendario liturgico della chiesa greco-ortodossa: nel
1922 il patriarca di Costantinopoli stabilì infatti di uniformarsi
al calendario gregoriano solo per la celebrazione del Natale e non
per quella della Pasqua, una decisione che venne seguita da molti
ma non da tutti, tanto che, come noto, la Chiesa russa ortodossa,
le chiese ucraine, i serbi e i monaci del monte Athos in Grecia
celebrano anche il Natale secondo il vecchio calendario (e dunque
il nostro 7 gennaio).
Per alcune comunità ortodosse, dunque, il capodanno cadrà
solamente il prossimo 14 gennaio, giorno in cui prenderà inizio
l’anno 2756 dell’era romana (calendario giuliano).
Il calendario ebraico
Gli Ebrei contano gli anni a partire dalla prima luna nuova
dell'anno della creazione del mondo secondo la Bibbia. Questo
momento corrisponde, suppergiù, alla mezzanotte di quello che per
il calendario giuliano è il 6 ottobre 3761 a.C., che per gli ebrei
è dunque il primo giorno del primo mese (Tishri) dell’anno uno.
Quello che stiamo vivendo è invece, per gli ebrei, l’anno numero
5764, e il capodanno più vicino sarà quello del nostro prossimo 16
settembre 2004, che corrisponderà al giorno 1 Tishri 5765.
Il calendario ebraico è piuttosto particolare, e si basa sia sulle
fasi lunari che sul movimento del sole (non a caso è definito
lunisolare). Per sintetizzare possiamo dire che quello ebraico è
un calendario che si ripete continuamente ogni diciannove anni,
con un ciclo che equivale perfettamente a diciannove nostri anni
solari. Il singolo anno può essere però, a seconda delle fasi
lunari, “comune”, cioè composto di dodici mesi per un totale di
353, 354 o 355 giorni (rispettivamente difettivo, regolare,
abbondante) oppure “embolismico”, cioè composto da tredici mesi
lunari per un totale di 383, 384 o 385 giorni. Gli anni comuni
sono dodici (il 1°, 2°, 4°, 5°, 7°, 9°, 10°, 12°, 13°, 15°, 16°,
18°) e, intercalati con sette anni embolismici (il 3°, 6°, 8°,
11°, 14°, 17°, 19°), formano quel ciclo diciannovennale (chiamato
di Metone) che si ripete continuamente e che equivale a diciannove
anni solari.
Il calendario musulmano
Il calendario musulmano, stabilito da Maometto, non è solare ma
lunare, e perciò ha una durata di soli 354 giorni e otto ore. Fu
istituito nel 637 dal califfo Omar, prendendo come inizio il primo
giorno dell’anno lunare in cui Maometto partì dalla Mecca per
Medina per sfuggire alle persecuzioni degli idolatri: era, secondo
il calendario giuliano, il 16 Luglio del 622 d.C. Il primo giorno
dell’anno cristiano 2004 cade dunque al termine dell’anno 1424
dell’era dell’hegira (quella islamica), che festeggerà il suo
prossimo capodanno (il 1425) solamente fra quasi due mesi
(domenica 22 febbraio 2004).
Gli altri calendari
A questi calendari ne possono essere aggiunti moltissimi altri,
tuttora utilizzati da un buon numero di persone. Quello iraniano,
ad esempio, fu introdotto nel 1925, e pur essendo anch’esso, come
quello musulmano, basato sull'Egira, è regolato con quello solare
e dura dodici mesi. Il Capodanno, primo giorno dell'anno, sarà il
21 marzo (equinozio di primavera). Molta fortuna, soprattutto per
la presenza massiccia nelle grandi città italiane, sta riscuotendo
da qualche anno anche il Capodanno cinese, che cadrà il prossimo
22 gennaio. Esso è ancora la festa più largamente celebrata in
tutta la Cina, ma da quando è stato ufficialmente adottato nel
paese il calendario gregoriano (1911), con il conseguente
spostamento del Capodanno ufficiale al primo gennaio, il Capodanno
lunare cinese è stato ribattezzato Festa di Primavera (Chunjie)
che, concentrato fra la fine di gennaio e la fine di febbraio, è
occasione di festeggiamenti a cui anche gli abitanti di Roma e
Milano potranno presto assistere (per la cronaca quello che va ad
iniziare è, nella tradizione cinese, l’anno della scimmia). In
Cambogia e in tutti gli stati a tradizione buddista è invece
diffuso il Capodanno khmer, che cadrà il prossimo 13 aprile,
mentre gli appartenenti alla religione zoroastriana festeggeranno
il Capodanno venerdì 20 agosto 2004.
Ce n’è dunque per tutti i gusti, e ci fermiamo qui, anche se
sarebbe possibile continuare ancora, ampliando le curiosità anche
alla durata e ai nomi dei mesi, delle settimane e dei singoli
giorni, come pure alle celebrazioni della Pasqua e delle altre
festività religiose. Per non parlare poi delle numerose correnti
di pensiero che nel corso dei secoli si sono “scontrate” sulla
data nella quale far cadere il primo giorno dell’anno: perché il
1° gennaio e non, ad esempio, il 1° marzo, il 25 dicembre o il
giorno di Pasqua? Queste date furono realmente utilizzate, anche
se talvolta solo per poco tempo, durante il Medioevo (e non solo),
quando il primo giorno dell’anno fu individuato nelle date di
alcune festività cristiane: la Repubblica Veneta fino al 1797
festeggiava il capodanno il 1° marzo (nel calendario romano antico
non esistevano i mesi di gennaio e febbraio); a Firenze e Pisa per
qualche tempo si festeggiò il capodanno in giorno
dell’incarnazione (il 25 marzo); in Francia si faceva coincidere
con la Pasqua (e dunque ogni anno aveva durata variabile); a
Bisanzio e in Italia meridionale fino al XVI secolo si faceva
iniziare l’anno quattro mesi prima (il 1° settembre); nell’Italia
settentrionale, infine, durante il Medioevo si anticipava l’inizio
dell’anno di qualche giorno, facendolo coincidere con il giorno di
Natale (metodo questo utilizzato a lungo anche dai cronisti
medievali e dalla stessa cancelleria pontificia).
Insomma, chi più ne ha più ne metta! Siete proprio sicuri dunque
di aver festeggiato il Capodanno giusto? Sicuri che non debba
essere necessario un altro cenone di qui a breve? Mah, diciamoci
la verità: un Capodanno all’anno basta e avanza! Avete idea di
cosa significhino feste, cenoni, veglioni, auguri via SMS allo
scoccare della mezzanotte e tappi di spumante per aria
moltiplicati per più volte all’anno? No, no, meglio così.
Teniamoci stretto il nostro calendario e, per oggi, salutiamoci
cosi. Già, oggi. Oggi, 1° gennaio 2004 (calendario gregoriano), e
cioè anche 19 dicembre 2003 (calendario giuliano), 7 teveth 5764
(calendario ebraico), 8 dhu al-qa'da 1424 (calendario islamico),
11 dey 1382 (calendario persiano), 22 kiyahk 1720 (calendario
copto) …
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la concessione dell'articolo