Via Sidoli, un «ufo» sui cavi

Recuperato dai pompieri un pallone sonda meteorologico

 

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Nessuno sa ancora da dove sia partito e quanta strada abbia percorso volando in alto, sopra le nuvole, ai limiti dell'atmosfera. L'unica cosa certa è che la sua corsa si è conclusa sui cavi ronzanti di centomila volt dell'alta tensione sfilati lungo la parte finale di via Sidoli. Mentre ora è la carcassa danneggiata dal volo e dalla caduta è conservata nella caserma di via Chiavari in attesa che qualcuno ne reclami il possesso e la venga a ritirare.

Sono infatti dovuti intervenire i Vigili del fuoco per recuperare, ieri mattina intorno alle 10, un pallone sonda meteorologico «precipitato» sui fili della corrente e scoperto da alcuni passanti. Gli stessi che hanno avvisato della presenza di quel grosso sacco vuoto attaccato a lunghi fili di nylon e a un paracadute da cui penzolava una scatola con un apparecchio elettronico e un riflettore in alluminio per i radar.

All'inizio c'è stato qualche timore e un minimo di preoccupazione ma ben presto si è svelato il segreto: l'«oggetto volante non identificato» era infatti solamente di uno dei tanti palloni che ogni giorno, in tante parti del mondo, vengono liberati per studiare i venti, le correnti e le perturbazioni e che dopo un volo impossibile da prevedere verso l'alto di decine di chilometri finiscono per planare sulla Terra. In questo caso finendo per sgonfiarsi a pochi passi dalle case della periferia.

«Che io ricordi è la prima volta che avviene un ritrovamento di questo tipo qui a Parma», ha raccontato uno dei pompieri intervenuti sul posto con un mezzo da cui è partita la «scalata» al pallone incagliato. I vigili infatti si sono dovuti arrampicare su una scala da cui, attraverso uno strumento isolato, hanno recuperato la scatoletta con gli strumenti. Anche l'involucro del pallone, a quel punto liberato dal peso, è caduto a terra ed è stato portato al sicuro.

«Ora lo teniamo noi in custodia in attesa che ci venga eventualmente comunicato a chi consegnarlo», hanno spiegato al comando anche se una targhetta appiccicata sull'involucro della sonda spiega che non è «obbligatorio restituirlo in caso di ritrovamento».

D'altra parte il compito di queste «vedette del cielo» è di solito già concluso quando fanno ritorno a terra. I meteorologi, per stilare le loro previsioni, rilasciano queste sonde che monitorano, grazie a sensori, la pressione, la temperatura e l'umidità dell'aria e, in base alla distanza che raggiungono, danno anche le informazioni sulla direzione e l'intensità del vento. Prima di trasmettere l'insieme dei dati raccolti e iniziare la discesa di nuovo verso la terra. Sotto le nubi di cui hanno con il loro volo cercato di prevedere il futuro e il destino.

 

 
   

Data: gennaio 2004

Autore:

Fonte: Gazzetta di Parma

 

 

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