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Incontro con un uomo di nome Siragusa

di

Margherita Campaniolo

 
     
 

"Poco più di quattro anni fa, era la fine di luglio 2002, incontrai Eugenio Siragusa... Su quell'incontro scrissi delle righe, come faccio per ogni cosa che vale poter "fermare" a dispetto del tempo e della memoria ma, sempre quattro anni fa, da  subito, nonostante la bonaria insistenza del mio editore dell'epoca, decisi che quelle righe sarebbero rimaste con me, non le avrei rese pubbliche, almeno fino a che Siragusa fosse stato con noi. Non chiedetemi i perchè di questa decisione, potrei darne un paio, ma tutte e nessuna, allo stesso tempo, sarebbero reali. Certo è che la mia decisione non ammetteva e non ammise ripensamenti. Adesso è tempo, adesso... Addio Eugenio..."

 
     
 

Resoconto di un incontro, no, molto, molto di più. Non è l’aspetto del resoconto che in questo momento voglio evidenziare e trasmettere quanto l’incontro in sé, ecco: incontro con un uomo di nome Eugenio Siragusa.

Come tante cose della nostra vita, questo è un incontro nato quasi per caso, sussurrato sottovoce come un mio desiderio per comprendere meglio il variegato mondo dell’ufologia, costellato da nomi di testimoni a volte rispettati, altre volte dileggiati ed infangati, sempre e comunque osservati, a torto ed a ragione, con l’atteggiamento di chi cerca di studiare l’altro nella pretesa di essere in grado di leggere l’animo e la mente umana:

“Se la mente fosse così semplice da permetterci di capirla, noi saremmo così semplici che non la potremmo capire” (Buckminster Fuller)

Eugenio Siragusa è un nome che senza dubbio rientra tra quelli più conosciuti dell’ufologia internazionale e che, altrettanto con certezza, ha subito tutti i possibili e variegati tipi di giudizio: mentitore, esaltato, illuminato, privilegiato……

Contattista dal 30 aprile 1962, giorno in cui sul monte Sona (uno dei crateri laterali dell’Etna) dice d’aver visto un’astronave, incontrato gli alieni, parlato con essi ed instaurato un dialogo mai perso fino ad oggi.

Senza alcun sentimento indagatore, senza la pretesa di comprendere la verità, con il rispetto dovuto ad un uomo, specie un uomo di ormai 83 anni, ho varcato la soglia della sua casa di Nicolosi (CT), soglia che oggi pochi hanno il permesso di varcare, ormai anziano e troppo stanco, deluso dall’ufologia attuale costellata di primedonne, d’affari, di leaderscip…….Eppure Eugenio Siragusa, considerati  i suoi anni, la sua salute non certo ottimale, le sue amarezze, mi è apparso un uomo dallo sguardo sereno, ancora entusiasta, di grande forza e lucidità.

La prima cosa che m’ha detto è stata:

“Sono vecchio ma ho ancora un grande progetto che mi dà grande carica: lascerò presto il mio corpo, la mia anima si librerà e acquisterò una nuova dimensione”.

Probabilmente è questo a renderlo così vitale, il possesso d’un sogno e d’una sana "mania" riconducibile ad un incontro speciale di molti anni addietro, di quelle che Platone definisce la quarta specie di mania, “per la quale quando qualcuno vede la bellezza di qui, ricordandosi di quella vera, mette le ali, e divenuto alato è arso dal desiderio di levarsi a volo, ma non potendo, a modo d’uccello guarda in alto, dimentico delle cose di quaggiù, e viene accusato d’essere in istato di pazzia”.

Eugenio Siragusa è un uomo che trasmette questa sua forza vitale a sentirlo parlare del suo incontro, di quella luce che lo investì e che lo pervase di una indescrivibile gioia, della sua certezza d’un volo, del volo che scorse quel giorno del 1962.

Perché tanti avvistamenti ed incontri in tutto il mondo, tanti ma non per tutti? Questa la prima domanda, forse la più banale ma quella che mi è venuta dal cuore.

“Da sempre sono qui, da sempre ci vengono a visitare, un gruppo vive addirittura nel nostro mondo; hanno a cuore il nostro avvenire…Nulla accade per caso, gli avvistamenti, i contatti… non tutti sono in grado di recepire il messaggio di questi nostri fratelli, scelgono perciò le persone più adatte, sensibili e recettive, spesso sono “storie” che nascono da lontano, storie di cui i protagonisti non hanno coscienza, fin da quando erano bambini, a volte fin da prima della loro nascita. Noi siamo una parte di loro, ecco perché ci amano così tanto”.

Eppure molti raccontano di rapimenti dolorosi, invasivi, tutti mentitori?

“No, non mentono, è il  ricordo ad essere condizionato dalla loro psiche; durante questi rapimenti, soprattutto ad ordine dei grigi, entità di servizio per il controllo genetico, la visione o la sensazione spiacevole non dipende dalle entità aliene ma dalla persona con cui queste hanno a che fare e che elabora un ricordo spiacevole; loro non agiscono per fare del male e di fatto non ne fanno, saremmo ancora qui?”.

Qual è il significato di un avvistamento e di un incontro?

Chi lo vive, chi l’ha vissuto, sia tranquillo e sereno, deve esserne felice, è un privilegio, non verrà mai lasciato solo ma deve avere molta forza, una forza che viene dalla verità, avere il coraggio di sostenerla poiché si cercherà in tutti modi di osteggiarne la diffusione e ridicolizzarne la realtà. Io ho pagato di persona questa verità, sono stato anche in galera per questo…”

Qual è la risposta che queste entità si aspettano a seguito di avvistamento e di un contatto?

“L’avvistamento e il contatto sono qualcosa che tocca profondamente la persona, è un dialogo privilegiato da vivere interiormente, insondabile ma che produce dei cambiamenti, mutamenti che hanno degli effetti, questi effetti sono la risposta al contatto”.

Che ne pensa dell’ufologia?

“L’ufologia è spesso senza anima, troppo spesso”.

Talvolta parlando mi prende la mano; mi trovo di fronte un uomo di grande dolcezza, innamorato dell’universo, saldo nelle sue certezze, e ritengo che al di là di ciò che ognuno di noi creda, chi di noi non amerebbe vivere la condizione di uomo senza dubbi? Quella certezza che proviene da qualcosa di una forza tale da modificare il corso di un’intera vita?

“ a questa conclusione ora giunge il discorso intorno alla quarta specie di mania, e cioè che appunto essa è di tutti i divini invasamenti il migliore e dalle cose migliori proviene a chi l’ha e a chi ne partecipa, e che perché colto da questa mania è chiamato innamorato”.

 

 
     
     
 

Data: scritto nel luglio 2002 - Pubblicato il 4 settembre 2006

Autore: Margherita Campaniolo

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