Esiste vita sugli altri pianeti? Secondo monsignor Christopher Henry
Toohey,
vescovo di Wilcannia-Forbes in Australia, intervenuto l'altro ieri al
Sinodo
dei vescovi, porsi una tale domanda è tipico di una società, quella
contemporanea, che si sente abbandonata e persa «su un fragile pianeta».
Proprio perché l'uomo non riconosce, in sostanza, la propria dipendenza
da un
Dio creatore, si cercano risposte sulla propria condizione umana da
altre
parti, fino a credere come possibili incontri del terzo tipo. Gli uomini
- ha
detto Toohey - sono «angosciati all'idea dell'umanità sola, abbandonata
su un
fragile pianeta». Toohey, invece, ha voluto considerare «il fatto che il
Creatore dell'Universo ha assunto natura umana, è nato da una Vergine,
ha avuto
(e ancora ha) corpo e anima umani, è vissuto, è morto e risorto su
questo
minuscolo pianeta che chiamiamo Terra». E, non solo. Questo Creatore -
ha
sottolineato ancora Toohey - ha fatto tutto questo per noi e per la
nostra
salvezza. Al posto, insomma, di andare a cercare risposte su Marte o
chissà
dove, il vescovo australiano propone di cercare il significato della
vita che
tutti desiderano trovare, nella presenza di Dio nell'Eucaristia. «La sua
presenza - ha detto - rimane con noi vera e sostanziale nell'Eucaristia.
Il
Mistero fa vacillare la mente, supera la nostra piena comprensione. Ma
il cuore
umano può conoscerlo e accettarlo in vera umiltà nell'atto della
conversione».
E ancora: «Sappiamo che l'eucaristia è il pegno di fedeltà e di amore di
Dio
Padre verso l'umanità. La nostra fede è audace e profonda nella sua
visione. Ci
è donata da Dio. Noi, che la insegniamo dobbiamo rispecchiare la sua
sconcertante bellezza nel modo di parlare dell'eucaristia, di celebrare
il rito
dell'eucaristia e di vivere l'Eucaristia». Nella Chiesa l’argomento Ufo
non
scandalizza né turba gli animi. Monsignor Balducci segue da anni la
cronaca
internazionale sul fenomeno e a credenti e scettici dice di non
preoccuparsi:
«L’esistenza degli extraterrestri non è assurda, essi vanno considerati
come
nostri fratelli maggiori». |
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