Fenomeno UFO sull’aeroporto di Chicago. Pardon, UAP

di Margherita Campaniolo

 
 

 

Un evento aereo inspiegato si è palesato agli occhi di alcuni dipendenti in servizio, il 7 novembre scorso, presso l’O'Hare International Airport di Chicago. La notizia, diffusa solo in questi giorni, porta con sé gli strascichi delle titubanze se non delle vere e proprie prese in giro, puntuali più di un orologio in casi come questo, e alle quali questi testimoni stanno rispondendo con estremo rammarico: qualsiasi cosa abbiamo visto, ufo o ifo che sia, ciò che abbiamo dichiarato, in assoluta sincerità, merita commenti, se non risposte, rispettose e serie. Così non devono apparire loro quelle fino a questo istante formulate se i protagonisti di questa vicenda temono che, né il governo, né la loro stessa amministrazione, li prenderà in seria considerazione.

A valutare i fatti non hanno affatto torto. Vediamoli insieme. Un operaio della compagnia United sta lavorando su un velivolo al cancello C17. Sono le 16.30. Vede sopra la pista, davanti a se, un oggetto.

Almeno una dozzina  i testimoni, molti dei quali si trovavano impegnati, in quello stesso istante, con ruoli e mansioni differenti in differenti punti della stazione aerea. Eppure le testimonianze raccolte da un giornalista del Chicago Tribune, che ha svolto un'inchiesta sul caso, sono tutte fortemente concordi. L'oggetto è descritto come metallico e di color grigio scuro, senza illuminazione; si stagliava perfettamente ed in modo netto sullo sfondo compatto di nuvole che lo sovrastava, nubi che quella sera,  secondo i dati dalla FAA (Federal Aviation Administration), l’autorità di controllo dell’aviazione, erano ad un'altezza di 1900 piedi (poco meno di 600 metri). Non ha emesso alcun suono ed è rimasto stazionario al cancello C17. La forma è stata descritta da tutti simile ad un frisbee mentre solo alcuni hanno avuto l'impressione che ruotasse. Le dimensioni sono state stimate tra i 6 e i 24 piedi (2 - 7 m). Concordi anche sulle modalità di sparizione: è schizzato a velocità impressionte verso l'alto, tanto da, attraversando le nuvole, lasciare un vero e proprio buco aperto di aria libera che poi si è  richiuso in pochi minuti. "Era come se qualcuno avesse fatto un foro nel cielo" ha detto un impiegato United. I testimoni hanno aggiunto di avere persino provato a rintracciare visivamente l'oggetto attraverso quel foro tra le nubi dense.

Un meccanico che al momento dell'avvistamento si trovava nella cabina di guida di un Boeing 777 della United che stava per essere condotto ad un capannone di manutenzione ha dichiarato tutto il suo stupore per quell'oggetto metallico che vide al cancello C17: "Tendo ad essere scientifico riguardo alla natura e non capisco perchè degli alieni dovrebbero librarsi sopra un aeroporto occupato ma so cosa ho visto e cosa hanno visto molte altre persone stagliarsi chiaramente e non era assolutamente un velivolo terrestre".

Un responsabile della United ha dichiarato di essere uscito a guardare fuori dal suo ufficio nel Concourse B dopo avere ascoltato,  attraverso le radiofrequenze interne alla linea aerea, una dichiarazione circa quanto stava accadendo. Non se la sente di fare commenti per quanto visto ma dichiara di non avere avuto dubbi che a nessuno sarebbe venuto in mente di fare una comunicazione radio falsa in quei termini. Quell'oggetto era molto vicino, troppo all'area di volo, tanto che se qualcuno facesse cose del genere bisognerebbe arrestarlo per i rischi che potrebbe procurare.

Eppure, nonostante tali dichiarazioni rese al giornalista, i vertici della United, per bocca di un suo rappresentante, Megan McCarthy, dichiarano di non essere a conoscenza di tali fatti del 7 novembre 2006, di non avere raccolto dichiarazioni, di non possedere rapporto alcuno di segnalazione tra i loro documenti nè di possedere registrazioni audio. Solo dopo la netta controrisposta del giornalista che "minaccia" di ricorrere alla Freedom of Information Act, avvengono le prime ammissioni: la Federal Aviation Administration addetta alla torre di controllo del traffico aereo dell'O'Hare ha ricevuto una chiamata da un soprintendente della United in cui si chiede se i radar avessero visto un oggetto misterioso di forma ellittica nel terminal C della United. Nulla è stato visto. Il giornalista registra l'intento della FAA, attraverso il funzionario Elizabeth Isham Cory, a definire l'evento come un fenomeno atmosferico e quindi a non procedere oltre alle indagini, più qualche battutina divertita e dalla risatina quasi soffocata come quella dell'ufficiale Craig Burzych: "Volare 7 milioni di anni fino all'O'Hare, girarci intorno e tornare a casa perchè la pista è occupata, è davvero inaccettabile!"

Al giornalista del Chicago Tribune risulta invece che i testimoni hanno rilasciato dichiarazioni scritte alla società aerea e che gli è stato, caldamente, consigliato di tacere.

No, i testimoni (che a ragion veduta sono voluti rimanere anonimi) non hanno affatto torto ad essere indignati. Adesso del caso si occuperà magari qualche associazione ufologica, rimarrà nella casistica del luogo tra un cerchio nel grano, un cavallo volante ed un alieno dispettoso in qualche camera da letto; in quanto tale sarà giudicato con sufficienza e scherno dall'opinione pubblica ed i testimoni, ben presto, si diranno: ma chi ce l'ha fatto fare?

Già, chi gliel'ha fatto fare a parlare? Finché permarrà questo stato di cose dove si oscilla da un atteggiamento di sufficienza in cui c'è sempre una spiegazione razionale bella e pronta ed immediata per tutto senza un minimo di tentativo d'indagine seria ad un altro in cui tutto è alieno con risposte altrettanto pronte e certe senza una reale volontà (e soprattutto capacità) di analisi attenta, se la volontà di chi testimonia con sincerità è quella (perchè così è) di cercare di capire a cosa si è assistito, allora sia pronto ad amare riflessioni.

Personalmente sono rimasta colpita, e non poco, da due righe dell'articolo redatto dal Chicago Tribune in cui si dice: "The Unidentified Aerial Phenomena (the term that extraterrestrial-watchers nowadays prefer over Unidentified Flying Object)..." A parte il fatto che vorrei capire chi potrebbe definirsi, qui ed oggi, extraterrestrial-watchers, la frase dice una verità e cioè che chi vorrebbe occuparsi della materia ufologica in modo serio rifugge e spesso si "vergogna" di dire che si interessa di UFO, visto lo scempio che di tale termine è stato fatto. Meglio dire che ci si occupa di UAP ma se, come appare lampante dalla stessa frase citata, per i più si tratta comunque di acchiappa alieni o meglio extraterrestrial-watchers, allora non ci sarà termine nuovo che tenga e poco cambierà.

Eppure il cielo ci presenza fatti, fenomeni che davvero meriterebbero maggiore attenzione come maggiore dignità certe testimonianze. In questi anni ho ascoltato l'amarezza di alcuni che potrei definire "colleghi" degli avvistatori dell'O'Hare International Airport di Chicago in quanto piloti aerei. Esiste una "casistica" interna ma... anche loro si son fatti furbi, hanno imparato la lezione, vedono spesso ma tanti non dichiarano più. Perchè?

Emblematico un aneddoto per tutti: Pilota messo in fermo perchè ha visto qualcosa. Visita medica. Colloquio con lo psicologo. Il medico: "Allora, raccontami un po' di questa cosa che non esiste e che avresti visto". Silenzio e riflessione del pilota. Poi: "Già, come avrei potuto vedere qualcosa che non esiste?" Risata di entrambi... fine dell'inchiesta. Commento fatto a me: "Sono un pilota, se non volo sono "***tuto" e ho famiglia".

Al di là della natura di ciò che viene visto, qualsiasi cosa sia, naturale o no, abbiamo una famiglia in molti, comunque tutti abbiamo una dignità e comprendiamo.

 
     
  Video del servizio giornalistico del Chicago Tribune : UFO over O'Hare Airport?  
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Data: 6 gennaio 2007

Autore: Margherita Campaniolo

 

 
 

   
 

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