Un hacker alla ricerca della verità sugli ufo Di Margherita Campaniolo |
|
Di fatto Gary McKinnon, quarantenne inglese, è stato l’autore di una intrusione informatica senza precedenti ai danni, niente meno, che della Difesa degli Stati Uniti d’America (esercito, marina ed aeronautica), dei suoi sistemi governativi e di 16 computer della NASA. Perciò, in buona fede o meno, “terrorista dell’omertà sugli extraterrestri” o no, a due anni dal suo arresto da parte dell’Unità Anticrimine Alta Tecnologia del Regno Unito (2002), è ora l’America a volerlo processare ed in un tribunale militare; la corte inglese, riunitasi per decidere se accogliere la richiesta di estradizione presentata dal governo americano nei confronti del loro connazionale, ha dato l’assenso: avrebbe potuto fare altrimenti quando un pubblico ministero Usa ha definito l’impresa di Gary McKinnon “il più grande scasso elettronico di computer militari di tutti i tempi”? Tutt’altro che semplice la situazione: benché McKinnon si dichiari sì colpevole ma senza intenti terroristici o spionistici e nonostante una nota delle autorità USA, firmata dall’ambasciata e presentata dall’accusa all’udienza di aprile, esplicita che l’imputato non verrà trattato come un terrorista, il rischio è grossissimo e cioè una sentenza che potrebbe concludersi con una pena a settant’anni di carcere da scontare negli Stati Uniti magari nel famigerato carcere di Guantanamo poichè queste rassicurazioni non cancellano certo la forza di quanto dichiarato da un alto funzionario USA in un'altra udienza, nel luglio 2005: "Il sig. McKinnon ha agito in modo intenzionale e calcolato per influenzare ed interessare il governo degli Stati Uniti all'intimidazione e alla coercizione". I presupposti ci sono tutti; Gary McKinnon, al di là del reato commesso, corre il rischio di divenire un reo da punire a monito e con una pena che divenga esemplare sia a riscatto dell’orgoglio americano, sicuramente ferito e che non esce bene agli occhi dell’opinione pubblica da questa vicenda se, come è, un semplice cittadino, pur se esperto d’informatica, per ben due anni è entrato là dove nessuno dovrebbe riuscire ad “entrare”, sia per fare in modo che altri ci pensino bene dall’emulare le gesta di McKinnon. E' troppo chiedersi se chi doveva fare in modo che ciò non accadesse è stato o sarà mai punito ? Mistero. Veniamo ai fatti. Grave, gravissima l’accusa americana: entrando da pirata nei sistemi americani dal febbraio 2001 al marzo 2002 McKinnon ha causato un danno di 700.000 dollari ed il blocco dei sistemi informatici della difesa americana proprio durante il tragico 11 settembre 2001, avere alterato e cancellato files di una base aeronavale impegnata in operazioni critiche e avere disabilitato un'intera rete di 2 mila computer militari. L'imputato smentisce tali danni.
Gary
McKinnon, a cui per diverso tempo è stato vietato l’uso di internet (ora
può farlo rendendo chiaro il suo IP) alla vigilia del McKinnon ottiene il suo primo computer quando ha 14 anni ed impara ad usarlo da autodidatta. A 17 anni lascia la scuola e diventa parrucchiere poi, sotto consiglio di amici, frequenta un corso per ottenere una qualifica informatica. Dopo avere completato il corso comincia a lavorare a contratto nel campo dei computer. Poi è iniziata la sua ricerca. Gary McKinnon ha più volte detto che molti sono convinti e dichiarano l'esistenza di UFO nei nostri cieli (e lui è di questi) ma pochi fanno davvero qualcosa per provarlo. Queste le motivazioni del suo gesto. Per due anni si è introdotto nei sistemi americani e con una facilità che ha stupito lo stesso McKinnon: per accedere a "Nottingham" ha usato un banale linguaggio Perl e in otto minuti è stato in grado di controllare 65.000 macchine. Molte macchine erano senza dovute protezioni e senza alcuna password. Accedeva in ore notturne, in zone ed orari sempre differenti; solamente una volta fu “pizzicato” da un assistente tecnico della rete che gli ha chiesto, comunicando via WordPad, chi fosse e che facesse. McKinnon ha risposto che era un addetto dalla Military Computer Security… La risposta è parsa assolutamente plausibile e tutto è continuato come prima…. Cosa ha trovato Gary McKinnon in quei file? L’esistenza di un progetto denominato Disclosure Project dove 400 testimoni, esperti in vari campi della aeronautica, dichiarano in un libro che la tecnologia UFO esiste, che abbiamo catturato astronavi e le abbiamo smontate per esaminarle, c'è l'anti-gravità, c'è energia liberamente disponibile ed è di origine extraterrestre. L’America smentisce. E cosa ha trovato alla Nasa? Una dichiarazione secondo la quale nell'edificio numero 8 del Johnson Space Centre si cancellano regolarmente le foto degli UFO dalle immagini satellitari ad alta risoluzione. C'erano cartelle denominate “filtrate” e “non filtrate", "elaborate" e "grezze". E’ riuscito ad aprire solamente una di queste cartelle e a visualizzare una sola immagine che, però, non è riuscito ad acquisire sul suo computer. McKinnon la definisce un’immagine stupefacente, di qualcosa che era sopra l’emisfero terrestre ma che non era terreste. Dichiara: “Tenendo a mente che era una connessione internet molto lenta, a 56k, all'epoca del dial-up, ho abbassato la risoluzione. Quanto è apparso sul mio monitor era straordinario, il culmine di tutti i miei sforzi. Era l'immagine di qualcosa che non poteva essere prodotto da mani umane. Si trovava sopra l'emisfero terrestre. Assomigliava a un satellite. Aveva la forma di sigaro e aveva cupole geodesiche sopra, sotto, e ad entrambi le estremità; malgrado la bassa risoluzione l'immagine era molto ravvicinata. Questa cosa era sospesa nello spazio, non aveva giunture e nessuno dei segni della normale fabbricazione umana” . Questa operazione che egli definisce filantropa ha comunque cambiato la sua esistenza, era divenuta una ossessione; la sua vita sociale azzerata, perso il lavoro e la fidanzata e, nonostante gli amici gli consigliassero di smettere, non è riuscito a dare uno stop a tutto ciò. Non si curava più di se stesso né igienicamente nè nutrendosi a sufficienza, viveva nell'ossessione di quelle ore notturne; a quel punto ha iniziato a lasciare tracce, persino ad inviare messaggi pacifisti sullo schermo dei computer, egli dice che voleva essere fermato ed infatti, a quel punto, lo è stato: dalle autorità britanniche. Come hacker era convinto che, una volta scoperto, avrebbe ricevuto una pena di 3, 4 anni di carcere e tutto sarebbe finalmente finito. Dal 2002 Gary ha dovuto firmare, tutte le sere, presso una stazione locale di polizia assicurando di non lasciare il proprio appartamento durante le ore notturne più ottemperare al divieto di possedere un computer collegato al Internet, tutte limitazioni in parte revocate lo scorso Natale. Gli Usa sembrano essersi ricordate del caso McKinnon solo a partire dal 2005...
Intanto vi segnaliamo un sito web si occupa di aggiornare quanti fossero interessati alla storia di McKinnon, Free Gary McKinnon. Se ne avremo la possibilità seguiremo la vicenda. L'ultima parola la diamo a Gary McKinnon stesso: "No, non lo rifarei! Quasi tre anni e mezzo fa mi dissero di fermarmi. Se solo avessi ascoltato i consigli dei miei amici." Per approfondire: http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/click_online/4977134.stm |
|
|
|
Data: 29 maggio 2006 Autore: Margherita Campaniolo |
|
Vietata la riproduzione senza autorizzazione della stessa. Tutto il materiale di questo sito è © di Margherita Campaniolo salvo diversa indicazione
|
|