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Nel
territorio boliviano, a sud-est del lago Titicaca e ad un’altitudine di 4000
metri, "vive" Tiahuanaco, un sito archeologico definito, senza per questo
esagerare, il più importante dell’America Latina, vestigia di una civiltà
preispanica ormai perduta che fu tra le più evolute del passato. Controversa la
datazione della sua origine: la cultura di Tiahuanaco si sviluppò, secondo
alcuni, a partire dall'anno 1600 a.C., altri ritengono di poter stabilire la sua
nascita già a partire dal 2000 a.C. fino ad arrivare alle teorie del
Posnasky, padre dell'archeologia boliviana, il primo scienziato ad interessarsi
di Tiahuanaco, secondo cui la civiltà che l’edificò esisteva già prima del
10.000 a.C.
Le uniche cosa certe sono che, all’arrivo dei conquistatori
spagnoli, la città era disabitata ed in parte già in rovina (opera del tempo
alla quale essi diedero un congruo contributo!) e che, persino all’arrivo degli
Incas in Bolivia, la civiltà era irrimediabilmente decaduta.
I primi cronisti a descriverci abbastanza dettagliatamente
Tiahuanaco furono i "conquistadores" spagnoli, essi ci hanno lasciato
un’immagine piuttosto chiara di quella località come dovette apparire loro nel
XVI secolo. Garcilaso de la Vega, in una sua cronaca, scriveva:
"L’opera più bella è una collina costruita dagli abitanti
della città che hanno voluto copiare la natura. Per impedire alla massa di terra
di sfaldarsi, avevano costruito come fondamenta enormi muraglie rinzaffate alla
perfezione...da una parte, vediamo due giganti di pietra con copricapo e lunghi
mantelli... molte delle mastodontiche porte sono state costruite in un solo
blocco".
E Cieza de Leon :
"In un gigantesco palazzo... vi è una sala lunga piedi e
larga 22, con un tetto costruito come quello del tempio del sole di Cusco.
Questa sala ha molte porte e finestre. La laguna bagna i gradini che portano
nell'atrio. Gli indigeni dicono che si tratta del tempio consacrato a Viracocha,
il creatore del mondo".
Tiahuanaco costituisce oggi un complesso archeologico
d’enorme interesse. Questa comprende, tra le opere maggiori, la famosa "Porta
del Sole" tagliata in un unico blocco di pietra di 100 tonnellate,
decorata da
48 figure divise in tre file che circondano uno strano personaggio che gli
andini chiamano "Dio", poi il Kalasasaya, una vasta area delimitata da monoliti
verticali su cui sono raffigurati, tra l’altro, visi di razze umane come
caucasici, negroidi, asiatici e semitici e che, probabilmente, formavano in
origine un muro continuo, ed infine l’Akapana, piramide a gradoni alta
15 metri (per correttezza d’informazione mi preme dire come
alcuni studi riportino l’altezza in 17, altri in 18 metri) mai portata
totalmente alla luce per mancanza di fondi, lunga 200 metri e
composta da lastroni di andesite del peso di più di 100 tonnellate
l’uno e nei cui pressi fu costruito un tempio sotterraneo. Situato nel
complesso di Tiahuanaco vi è inoltre un interessante monolite, del peso di
svariate tonnellate, riproducente la figura di un dio con un copricapo a forma
di casco e delle strane tavolette tenute tra le mani (iconograficamente ricorda
un uomo in tuta spaziale).
Misteriosa la città di Tiwanaku, se ne è scritto tanto ma,
ancora oggi, se ne sa veramente poco. L’interesse per Tiwanaku è però cosa
antica; per esempio Gonzales de la Rosa,
cronista spagnolo di fine "800, commenta così un
manoscritto inca che nel XVI secolo fu tradotto da colui che diventò
"l'interprete dei colonizzatori ispanici", l’indio peruviano Catari (sue altresì
le traduzioni di antiche usanze dei luoghi, trascritte ed ancora oggi conservate
nelle Biblioteche Vaticane) sull’origine di Tiahuanaco:
"Il nome originario di Tiahuanaco era Chucara. La città
era completamente sotterranea e in superficie non c'era che il cantiere per
tagliare le pietre e il villaggio degli operai"
ed ancora:
"La città sotterranea darebbe la chiave di una
straordinaria civiltà che risale a tempi lontanissimi".
Oggi, finalmente, si apre uno spiraglio, una possibilità
concreta per capire qualcosa in più su Tiahuanaco, sui suoi fondatori ed
abitanti ed una chance per ammirare quanto ancora sepolto tra le colline di quei
luoghi. E’ di pochi giorni infatti la notizia che, in luglio, cominceranno i
lavori per riportare alla luce le parti nascoste della piramide di Akapana.
Scopriremo Chucara, la città nascosta di cui ci parla la traduzione del Catari?
O, come ci disse Cieza de Leon, vedremo quanto si nasconde sotto il tempio
dedicato a Viracocha, il creatore del mondo?
La piramide di Akapana, la cui base è un quadrilatero di 114
metri per lato, era la struttura dominante del centro sacro di Tiwanaku ed è
chiamata dagli studiosi "la montagna sacra di Tiwanaku". Lo scopo principale
della spedizione, coordinata dall'archeologa messicana Linda Manzanilla sarà,
fra l'altro, il ritrovamento del complesso sistema idraulico della piramide e
delle sue aree funzionali. "Il sistema idraulico" ha spiegato la studiosa "è una
delle cose più sofisticate che ho visto nella mia esperienza di archeologa" ed
aggiunge "Da qui partivano canali per la somministrazione di acqua ai differenti
ambienti della piramide". Per l'esperta il progetto permetterà inoltre di
conoscere più profondamente la religione, l’iconografia del potere e la
divisione sociale della cultura andina di Tiwanaku.
Se i progetti saranno rispettati, si potranno portare alla
luce anche edifici dove si suppone che abitasse l’elite tiwanakota,
caratterizzata da una forma di vita più avanzata rispetto a quella di altri
popoli sudamericani dell’epoca.
Anche il viceministro del turismo, Edgar Torrez, ha
sottolineato l’importanza della spedizione affermando che, "Una volta terminati
i lavori il circuito turistico di Tiwanaku si trasformerà in uno dei maggiori
centri archeologici latinoamericani".
L’archeologo Oswaldo Rivera, che negli anni "90 fu direttore
dell’INAR (Istituto Nazionale di Archeologia) di Tiahuanaco, in una recente
intervista dichiarò: "Tiwanaku aveva un’estensione urbana di 600 ettari,
cosicché ogni qualvolta troviamo qualcosa di nuovo restiamo a bocca aperta. Non
abbiamo nessuna idea precisa di cosa sia stato questo luogo".
Eppure lo stesso Rivera un’idea sembrerebbe invece averla se,
proprio a proposito della piramide, disse ad Graham Hancock (dichiarazione che Hancock riporterà nel suo libro Lo Specchio del Cielo) di essere certo
che sotto a questa ci fosse una camera sepolcrale. L’ipotesi di Rivera nasce dal
fregio centrale della Porta del Sole riproducente il Dio Viracocha al di sopra
di una piramide a scalini e che al suo interno presenta una camera, una specie
di serpente e otto gallerie d’accesso. Affidandosi all’abitudine di quei popoli di simbolizzare e trasformare metaforicamente le informazioni reali, Rivera è
certo che quel fregio altro non sia che una raffigurazione dell’interno della
piramide.
Più vicini quindi ad una verità celata per millenni?
"Giorno verrà in cui si potrà dire della civiltà classica
dei Faraoni, dei Caldei, dei Brahamani: Voi siete catalogate nei nostri libri
come le più antiche, ma la scienza prova che la civiltà di Tiahuanaco è
anteriore alle vostre di migliaia di anni".
Parole dette queste, nel 1876, dall’archeologo francese
Wiener e se lui fosse un giorno ricordato come il terzo profeta francese, dopo
Nostradamus e Jules Verne, a noi non farebbe altro che piacere!
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