La
distinzione tra l'uomo e la macchina
si riduce
drasticamente. Ora c'è un robot, «nato» all'Università Vanderbilt di
Nashville, nel Tennessee, che si è dimostrato capace di reagire alle
emozioni manifestate dall'uomo. Cioè capisce, ad esempio, se siamo
annoiati, felici o in preda all'ira.
Sono numerosi gli atteggiamenti del corpo e le espressioni del
viso che manifestano i nostri stati d'animo e di conseguenza sono
diversi i messaggi che trasmettiamo nelle varie condizioni. «Così
abbiamo studiato le espressioni, codificandole e facendole interpretare,
attraverso i sensori, dai programmi che gestiscono il robot» dice
Nilanjan Sarkar, il "padre" del nuovo nato nel mondo della robotica.
Per focalizzarsi meglio sugli aspetti psicologici Sarkar si è
fatto aiutare da Craig Smith, docente di psicologia nella stessa
università. La strada non è stata facile per ottenere un risultato
accettabile. I due specialisti hanno monitorato per mesi un folto gruppo
di studenti volontari registrando le mille reazioni dei soggetti. Tra
queste anche l'aumento del battito cardiaco, la variazione di aspetti
biologici, i movimenti dei muscoli facciali oppure l'aumento del sudore
sulle mani.
Per catturare poi gli elementi maggiormente associati allo stress
e all'ansietà alcuni volontari sono stati costretti a giocare con dei
video games. Alla fine tutti i dati ricavati dall'indagine sono stati
tradotti in algoritmi utilizzabili dal computer.
Infine il robot (per il momento senza nome) era pronto a
dimostrare le sue capacità. E la prova consisteva nel vedere se egli si
avvicinava al ricercatore se questo esprimeva tristezza. L'esame è stato
superato. Ed ora l'Università di Vanderbilt ha stilato un contratto con
la Nasa per far crescere il suo umanoide in modo da renderlo più bravo e
più sensibile al fine di poterlo impiegare sulla stazione spaziale in
orbita attorno alla Terra per aiutare e star vicino agli astronauti.
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