Passi avanti grazie ad un nuovo materiale scoperto
in Italia che appartiene alla famiglia cosiddetta
dei "plasmonici"
Il mantello dell'invisibilità potrebbe non essere
più pura fantasia: il trucco che permette al
maghetto Harry Potter di diventare trasparente,
potrebbe avere un suo corrispondente nel mondo della
fisica, meno poetico e fantasioso forse, ma ricco di
promesse interessanti. Uno studio appena pubblicato
su Nature e nel quale l'Italia ha un ruolo di primo
piano, è un nuovo passo in avanti in questo campo.
La ricerca, cui hanno partecipato studiosi di Stati
Uniti, Danimarca e Spagna, descrive l'esperimento
eseguito dal gruppo di Mario Rocca, del dipartimento
di Fisica dell'università di Genova, del quale fanno
parte Letizia Savio e Luca Vattuone. E' stato
scoperto un nuovo tipo di eccitazione elettronica,
chiamata ''plasmone acustico", sulla superficie di
un materiale della famiglia dei ''materiali
plasmonici", materiali le cui eccitazioni
elettroniche (chiamate plasmoni) hanno una
significativa probabilità di essere eccitate e di
sopravvivere abbastanza a lungo da consentire
applicazioni tecnologiche.
L'esistenza del plasmone acustico era stata prevista
teoricamente, anni fa, dallo spagnolo Pedro
Echenique e oggi questi oggetti suscitano viva
attenzione per le possibili applicazioni in diversi
campi. Permettono infatti di realizzare materiali
che non esistono in natura, con proprietà ottiche
singolari e un indice di rifrazione plasmabile quasi
a volontà. '
'Con tali materiali è possibile realizzare lenti
perfette, la cui risoluzione non è più limitata
dalla lunghezza d'onda della luce utilizzata
-osserva Rocca -. In prospettiva, rendono possibile
far scorrere la luce intorno ad un oggetto
rendendolo perfettamente invisibile''. Finora
studiosi statunitensi sono riusciti a ottenere
l'invisibilità in intervalli di lunghezza d'onda
limitati intorno al millimetro, ma ''in linea di
principio - prosegue Rocca - utilizzando materiali
nanostrutturati questo è possibile anche per la luce
visibile e si potranno nascondere anche oggetti di
grandi dimensioni. Per ottenere queste
caratteristiche è necessario che i metamateriali
abbiano un indice di rifrazione della luce molto
piccolo o negativo. Una caratteristica che si
ottiene grazie a forti risonanze del gas di
elettroni, come quella del plasmone acustico di cui
abbiamo dimostrato l'esistenza".
Un'altra possibile applicazione è nell'elettronica
delle altissime frequenze (dell'ordine dei teraHertz).
Essa è resa possibile dalla dispersione lineare del
plasmone acustico. Ciò significa che esso,
contrariamente ai plasmoni ordinari, si propaga alla
stessa velocità a tutte le frequenze, come fa la
luce nel vuoto, ma mille volte più lentamente. ''Di
conseguenza - prosegue - un segnale può essere in
linea di principio convertito da luminoso ad
elettronico e viceversa, con distorsione minima,
permettendo di costruzione dispositivi
opto-elettronici funzionanti a frequenze molto più
elevate dei dispositivi elettronici attuali. Per
questo sarà necessario disporre di materiali
nanostrutturati su scala opportuna per consentire
l'accoppiamento della luce con il plasmone''.
L'esperimento che ha dimostrato l'esistenza del
plasmone acustico è stato eseguito su un cristallo
di berillio, ma i ricercatori osservano che vi sono
valide ragioni per ipotizzarne l'esistenza anche su
altri metalli.''Il prossimo passo - conclude Rocca -
sarà riuscire a modulare la velocità del plasmone
per adattarla alle possibili applicazioni
modificando le caratteristiche del materiale su cui
è supportato".
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