NUOVE TECNOLOGIE PER IL VOLO
COSTRUITO IN TRE ESEMPLARI, L’X43A HA RAGGIUNTO 11 MILA
CHILOMETRI L’ORA PARI A MACH 9,8 (QUASI 10 VOLTE LA VELOCITA’ DEL
SUONO). PROBLEMI DI BUDGET
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Breve la
vita dell'aereo più veloce del mondo. Costruito in tre soli esemplari,
l'X43A - piccolo velivolo "usa e getta" senza pilota della Nasa - ha
compiuto altrettanti voli, concludendo la sua carriera con un primato
sensazionale: 11 mila chilometri l'ora. Questa velocità, che corrisponde
a Mach 9,8, cioè a quasi dieci volte quella del suono, è non soltanto la
più elevata mai raggiunta da un aereo con un motore jet, ma anche di
gran lunga superiore a quella (Mach 6,7) toccata dall'X15, spinto da un
razzo. Con questo record, ottenuto il 16 novembre sull'oceano Pacifico,
al largo della California, l'X43A è uscito di scena guadagnandosi un
posto nella storia dell'aviazione. Cosa ancora più importante, il
prototipo telecomandato ha permesso di collaudare un propulsore
rivoluzionario. Lo "scramjet", così viene chiamato dalla contrazione del
termine supersonic-combustion ramjet, è un motore "air breathing", cioè
che respira. Come un normale turboreattore utilizza l'ossigeno presente
nell'atmosfera, ma non ha bisogno di turbine, palette e compressori:
l'aria è spinta nella camera di combustione dalla stessa velocità del
velivolo. Uno schema solo in apparenza semplice. Se si vuole superare
Mach 5 infatti, occorre che l'aria all'interno del motore non venga
rallentata sotto la velocità del suono. E un flusso supersonico crea
enormi difficoltà. Il combustibile per esempio deve miscelarsi con
l'aria e bruciare in appena un millesimo di secondo. C'è poi un altro
problema: lo scramjet non può funzionare che a velocità ampiamente
supersoniche. Per questo l'X43A, lungo tre metri e mezzo, è stato
attaccato a un razzo Pegasus, appeso a sua volta sotto l'ala di un
vecchio bombardiere B52, lo stesso aereo impiegato più di quarant'anni
fa dalla Nasa per portare in volo l'X15. Sganciato a 13 mila metri di
quota, il Pegasus è schizzato verso il cielo, raggiungendo i 36 mila
metri. A questo punto, l'X43A ha acceso il suo scramjet, accelerando
sino a quasi Mach 10. Il motore ha funzionato in tutto per 11 secondi,
bruciando idrogeno gassoso. Esaurito il combustibile, il velivolo è
sceso in volo controllato per poi inabissarsi nell'Oceano. Un volo
brevissimo, ma che è servito a raccogliere una preziosa quantità di
dati. Il successo del piccolo velivolo telecomandato, che a marzo aveva
già sfiorato Mach 7, è stato accolto con entusiasmo. Si è parlato della
possibilità di realizzare aerei ipersonici, capaci di volare in mezz'ora
da un continente all'altro, e dell'utilizzo della tecnologia scramjet
per lanciare veicoli spaziali in orbita. Si è anche accennato
all'interesse da parte del Pentagono per le applicazioni militari. La
strada, però, è ancora lunga e irta di ostacoli. A cominciare
dall'impossibilità per un velivolo di decollare autonomamente con questo
tipo di motore. Un ipotetico aereo da Mach 10 dovrà avere dei normali
reattori per partire, superare la velocità del suono e per atterrare. E
poi motori capaci di accelerarlo sino all'accensione degli scramjet.
Oppure - e questo obiettivo sembra ancora lontano - propulsori che
possono modificare il loro funzionamento a seconda della velocità.
Lanciati i tre esemplari del velivolo sperimentale, costati 230 milioni
di dollari, il programma di ricerca della Nasa ora è fermo. Il testimone
avrebbe dovuto essere raccolto dall'X43C: un aereo più grande, capace -
impiegando un diverso tipo di propellente - di provare il funzionamento
dello scramjet per periodi più lunghi. Il progetto, però, è stato
cancellato per ragioni economiche. Il budget dell'agenzia spaziale
americana è una coperta troppo corta. Di fronte alla necessità di
portare avanti la Stazione spaziale internazionale o le missioni già
pianificate, e con gli ambiziosi piani di esplorazione della Luna e di
Marte annunciati dal presidente Bush, tutte le iniziative non
indispensabili sono state eliminate. Per volare in Giappone e tornare in
giornata dovremo aspettare ancora a lungo.
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fonte: http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/estrattore/tutto_scienze/art9.asp | |
di Giancarlo Riolfo | |
DICEMBRE 2004 |
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