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Siamo su Marte ma i fondi scarseggiano

Sulla sonda europea strumenti italiani progettati nelle univerisità. Il futuro della ricerca non è roseo

Grido d’allarme dell’ammistratore delegato di Alenia Spazio, Maurizio Tucci: il settore spazio è in crisi in tutta Europa


ROMA — I robottini made in Usa che passseggiano su Marte. La sonda europea Mars Express che invia sulla terra immagini sensazionali. L’entusiasmo per le avventure spaziali ritorna così a infiammare la fantasia. Un entusiasmo che si raffredda di fronte ai numeri.
«Non si può negare che quanto sta accadendo nello spazio sia un fatto esaltante - spiega Maurizio Tucci, ammistratore delegato di Alenia Spazio - Ma è altresì vero che l’industria spaziale italiana ed europea sia a disagio. Penuria di fondi che penalizza sia l’industria che la scienza. Stiamo vivendo un periodo di vacche magre».
In cifre?
«A fronte di un bilancio americano dell’ordine di bilioni di dollari, l’Europa ha stanziato un miliardo di euro».
E l’Italia?
«L’Asi, l’agenzia spaziale italiana, dispone di 700 milioni che devono servire per finanziare programmi, avviare progetti. I fondi sono insufficienti. Per quanto ci riguarda, come Alenia abbiamo avviato un piano di risanamento in due anni. Abbiamo fatto sacrifici con una riduzione di 600 unità nel personale».
Una tendenza opposta rispetto a quello che le missioni spaziali e in contrasto con i buoni propositi di riportare in Italia i «cervelli» in fuga.
«I progetti sono pluriennali, si dipanano in un arco di tempo lungo. Ci sono almeno diecimila addetti ma mandare via un tecnico specializzato non è facile rimpiazzarlo. Senza una programmazione di largo respiro che coinvolga ministeri ed enti è difficile rilanciare il settore. Dovrebbe essere la Presidenza del Consiglio a coordinare il settore spazio così come avviene negli Stati Uniti riunendo sotto una stessa regia: sicurezza, scienza e industria».
Scienza e industria italiane che sono in pole position su Marte.
«Infatti. La qualità del lavoro italiano è dimostrata ancora una volta dall’eccellente fuzionamento della sonda europea Mars Express assemblata dai nostri stabilimenti di Torino. A bordo poi c’è uno strumento di alta tecnologia il Marsis, frutto delle ricerche dell’università La Sapienza di Roma. È un radar che può analizzare la crosta di Marte fino a una profondità di cinque chilometri e rilevare eventuali presenze di acqua e ghiaccio. A fine febbraio verrà attivato e controllerà tutto il pianeta».
Un successo pieno.
«Certamente è motivo di grande prestigio. Del resto lo spazio è l’ultimo settore ad altissima tecnologia che l’Italia ha. Se non sfruttiamo queste risorse rischiamo di ricadere nel Medio Evo e allora altri cervelli fuggiranno».

di MAURIZIO PICCIRILLI - Il Tempo.it

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