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Un'analisi genetica ha rivelato la presenza di batteri vivi nei
sedimenti sepolti a centinaia di metri sotto il fondo
dell'oceano. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista "Nature",
questi microbi sarebbero in grado di produrre significative
quantità di metano, un gas coinvolto nel riscaldamento globale.
I sedimenti marini ricoprono circa il 70 per cento della Terra e
celano più della metà dei microrganismi del pianeta. Da tempo
gli scienziati, pur non essendo in grado di discriminare fra
cellule vive e morte nelle profondità sotto i fondali marini,
discutono sull'attività di questi batteri. Per risolvere
l'enigma, gli autori dello studio hanno raccolto campioni
risalenti fino a 16 milioni di anni fa, 400 metri sotto il fondo
dell'Oceano Pacifico, e hanno condotto test genetici per
individuare la presenza di RNA ribosomale proveniente da
batteri. Essendo una molecola che si disgrega rapidamente dopo
essere stata prodotta, questo tipo di RNA rivela la presenza di
cellule viventi. E le analisi ne hanno mostrate quantità
sostanziali.
"Fino a oggi - ha spiegato l'ecologo Lev Neretin del
Max-Planck-Institut di microbiologia marina di Brema - non
avevamo prove del fatto che questi batteri fossero vivi".
Neretin e colleghi stimano che, in totale, circa il 10-30 per
cento delle cellule presenti nei sedimenti oceanici possano
essere vive. Secondo i loro calcoli, le popolazioni si
moltiplicherebbero con un tasso simile a quello degli ambienti
di superficie. |
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