I
primi missili intercettori del sistema noto anche come SDI (Strategic
Defense Initiative) o "scudo spaziale" sono stati installati in Alaska e
California per una difesa da ovest.
Gli
"stati canaglia" che vogliono l'arma nucleare, come la Corea del Nord e
l'Iran dell'Asse del Male, sono avvertiti. E ne tengano conto pure la
Cina, che dispone d'un nuovo sottomarino lanciamissili
intercontinentali, e la Russia, che sta introducendo una nuova
generazione di missili nucleari. Entro la fine dell'anno, il Pentagono
metterà in funzione allarme le prime componenti dello scudo spaziale, il
sistema di difesa antimissile capace, per il momento, di intercettare
missili balistici lanciati contro gli Stati Uniti dalla Corea del Nord o
da altrove in Asia.
Secondo quanto sostiene la Casa Bianca, il programma, ripreso e
rilanciato dell'amministrazione del presidente George Bush, fa parte
dell'arsenale per rendere l'America e il mondo più sicuri, di fronte
alle minacce del 21.o Secolo. Anche la Russia, si è appreso a fine
novembre, sta sperimentando e installando una propria linea di difesa
anti-missile.
Il momento esatto dell'attivazione del sistema, che non è stato ancora
annunciato, ma i primi missili sono già stati installati: uno in un silo
della base aerea di Vandenberg, in California, e altri sei a Fort Greely
in Alaska. Un secondo sarà messo a Vandenberg entro fine anno. I missili
di prima schiera sono otto.
Lo scudo anti-missile è ancora in fase sperimentale, ma i militari
contestano che sia stato testato in modo inadeguato e sostengono che sia
in grado di operare in una situazione di crisi, anche se si tratta ''di
fermare una pallottola sparandole contro un'altra pallottola".
Il sistema attuale comprende stazioni radar sull'isola di Shamya nelle
Aleutine a sud-ovest dell'Alaska, nella base aerea di Beale in
California e centri di comando a Colorado Springs, nel Colorado, e a
Fort Greely.
La capacità d'individuare in partenza i missili ostili è affidata ai
satelliti spia. E una unità della Marina, con un sistema radar avanzato
Aegis, pattuglia il mare del Giappone per segnalare il lancio di missili
dalla Nord Corea.
Ron Kadish, il generale a capo del programma, conta che lo scudo attuale
protegga gli Stati Uniti da un ipotetico attacco nucleare missilistico
della Corea del Nord, o di terroristi, purché venga da Ovest. Negli
ultimi mesi, sui preparativi c'era stata discrezione quasi assoluta:
poca, o nessuna pubblicità, è stata data agli esperimenti condotti (e ai
molti saltati). Ma si sa che ad ottobre c'è stata una serie di test e
che a novembre è riuscito un esperimento per un super-laser su un Boeing
747.
Lo scudo spaziale è nato come progetto negli Anni Ottanta, durante la
presidenza di Ronald Reagan, ma era stato Bill Clinton a riprenderlo e
ad avviare la sperimentazione. Oggi numerosi esperti lo considerano più
uno spaventapasseri che una vera e propria protezione.
Per realizzare lo scudo spaziale, il presidente Bush denunciò, nella
prima fase della sua presidenza l'Abm, il trattato anti-balistico con la
Russia, destando riserve in molti alleati e rischiando di mettere a
repentaglio le relazioni con l'ex superpotenza.
Oggi, la difesa anti-missile non pare più oggetto di contenzioso
internazionale. I critici del programma, che si fanno sentire anche in
Congresso, ritengono la tecnologia applicata ancora poco affidabile,
oltre che mostruosamente costosa: 53 miliardi di dollari le previsioni
di spesa dal 2004 al 2009, mentre il programma va fino al 2017. Inoltre,
la difesa anti-missile è del tutto inefficace contro i pericoli più
concreti di un attacco terroristico con armi di distruzione di massa
portato negli Stati Uniti con mezzi meno vistosi di un missile
intercontinentale.