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La
legge dell'ereditarietà di Mendel, accettata da tutto il mondo
scientifico da più di 100 anni e insegnata in tutte le scuole, potrebbe
non essere sempre valida. Lo sostiene una ricerca pubblicata su Nature
da un gruppo di studiosi guidati da Robert Pruitt, genetista molecolare
dell'Università di Purdue, nell'Indiana (USA).
I ricercatori hanno studiato una pianta, l'Arabidopsis, che spesso
presenta una mutazione genetica che impedisce ai fiori di aprirsi. Se
entrambi i genitori hanno due copie del gene mutante, chiamato hothead
(testa calda), la legge di Mendel prevede che anche la prole lo abbia,
mentre gli esperimenti di Pruitt dimostrano che nel 10 per cento dei
casi la prole ha il gene sano, ereditato dai "nonni", con i fiori
normali. "Questo mette in crisi tutte le nostre convinzioni" spiega
Pruitt, "e significa che il meccanismo dell'ereditarietà è più
flessibile di quanto creduto in passato: le leggi di Mendel che abbiamo
studiato a scuola restano fondamentalmente corrette, ma non valgono in
assoluto". Questa ricerca potrà avere anche significative conseguenze
pratiche: anche se il gene hothead non è presente negli animali, secondo
molti indizi lo stesso ruolo potrebbe essere giocato da altri geni.
Quando gli scienziati ne sapranno di più, il meccanismo dell'Arabidopsis
potrà essere di grande aiuto per la terapia genica. |
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