L’Antartide è da
sempre ritenuto uno dei luoghi più secchi del pianeta: l'enorme quantità
di acqua dolce che vi si trova è tutta sotto forma di ghiaccio. Questo è
almeno quanto gli scienziati pensavano fino a non molti anni fa, quando
si iniziò a scoprire che sotto i ghiacci dell'Antartide sono nascosti
numerosi laghi, spesso a vari chilometri di profondità.
L'ultimo
censimento, appena presentato a un congresso, conta 145 laghi, ma gli
esperti prevedono che potrebbero essercene fino a 500. Come dice John Priscu (Università del Montana) l'Antartide, specialmente la porzione
occidentale, «inizia ad assomigliare a un complesso sistema
idrogeologico, con tanto di bacini fluviali di dimensioni continentali
come quello del Missisipi».
I laghi antartici sono l'ultima frontiera
inesplorata del pianeta e potrebbero riservare sorprese scientifiche
eccezionali. L'aspetto più interessante è il loro completo isolamento
dalla superficie che, in alcuni casi, è durato addirittura per molti
milioni di anni. Ciò significa che i sedimenti raccolti sul fondo dei
laghi potrebbero raccontarci porzioni importanti della storia climatica
del pianeta. Ma ancora più eccitante è la prospettiva di scoprire forme
di vita che si sono evolute adattandosi alla totale oscurità, alla
scarsità dei nutrienti, alle alte pressioni e basse temperature, oltre
che all'isolamento dall'atmosfera (se si escludono le bolle d'aria
intrappolate dal ghiaccio che raggiungono i laghi). Considerando che
praticamente ogni ambiente esplorato dall'uomo ha rivelato la presenza
di forme di vita, c’è infatti da aspettarsi che i laghi antartici siano
effettivamente abitati, anche se magari semplicemente da batteri.
La
scoperta dei laghi subglaciali antartici risale agli Anni 70, quando si
iniziò a studiare il fondo dei ghiacciai usando onde radio (tipo radar).
Le onde radio ad alta frequenza penetrano facilmente nel ghiaccio, ma
non nella roccia del fondo e tantomeno nell'acqua. Immediatamente si
notarono alcune zone che nelle immagini sembravano stranamente piatte e
brillanti, molto diverse dal normale fondo roccioso. Alcuni calcoli
mostrarono che l'unica superficie che poteva produrre un simile segnale
era proprio l'acqua. Si dovette però aspettare fino al 1996 perché un
gruppo di ricercatori russi e inglesi riferisse di aver verificato
usando onde sismiche la presenza di un enorme bacino d'acqua sotto la
stazione russa Vostok, che diede il nome all'omonimo lago.
Il Vostok è
un'eccezione nei laghi subglaciali: con una lunghezza di 225 chilometri,
una larghezza di 50 e una profondità che raggiunge i 900 metri, ha
dimensioni paragonabili a quelle dei grandi laghi del Nord America. In
genere i laghi antartici hanno una forma allungata e sono molto più
piccoli, tanto che circa tre quarti sono più corti di 5 chilometri e il
solo lago Vostok supera i 30. Ma come è possibile che esistano laghi
nella regione più fredda del pianeta, e per di più intrappolati sotto
chilometri di ghiaccio? Il ghiaccio stesso è l'elemento chiave. Intanto,
la pressione del ghiaccio sovrastante i laghi fa sì che il punto di
congelamento dell'acqua si abbassi fino a un grado sotto lo zero, una
differenza significativa. Inoltre, il ghiaccio funziona come una coperta
che isola i laghi dall'ambiente circostante e intrappola il calore
geotermico che naturalmente fluisce dal pianeta. Più difficile è dire
quando uno di questi laghi verrà esplorato, e quale. L'interesse
maggiore è per il lago Vostok, per le sue inusuali caratteristiche e per
il semplice fatto di essere quello meglio caratterizzato, l'unico per
cui esista un modello della circolazione delle acque. In compenso, la
sua unicità suggerisce prudenza, prima di rischiare una contaminazione
che impedisca la raccolta di dati scientifici. E in effetti quasi tutti
i ricercatori concordano sul fatto che il lago Vostok debba essere
lasciato per ultimo. Al momento, la tecnologia per esplorare questi
laghi e prelevare campioni di acqua e sedimenti senza rischiare di
contaminarli semplicemente non esiste e deve essere sviluppata e
collaudata, prima di mettere a rischio l'integrità del lago Vostok.
Un
gruppo di ricercatori che fa capo all'Università di Bristol ha invece
scelto un altro possibile e promettente obiettivo: il lago Ellsworth,
che prende il nome da una vicina catena di colline. E’ lungo dieci
chilometri e profondo forse un centinaio di metri, ma nascosto sotto 3,4
chilometri di ghiaccio. Misurazioni del calore che fluisce dal centro
della Terra hanno mostrato che questo è sufficiente a mantenere liquide
le acque del lago e lo era anche durante l'ultima glaciazione.
Trovandosi in una zona dove la calotta polare ha ceduto più volte in
passato, il lago è rimasto isolato per un tempo più breve, qualche
centinaio di migliaia di anni al massimo. L'obiettivo dei ricercatori è
di compiere una prospezione geologica completa nell'estate del 2006/7,
per poi ottenere campioni dal lago nel corso dell'Anno Polare
Internazionale nel 2007/2008.
Ci sarà molto da fare: l'isolamento di
questi laghi fa sì che ognuno abbia una storia a sé.