Cambia colore se tocca il biossido d'azoto che evapora dagli ordigni
Un fiore troverà le mine antiuomo
La compagnia danese Aresa ha modificato geneticamente l'arabidopsis thaliana: ora diventa rossa se è vicina a una mina
MILANO - Una pianta che permette di trovare le mine antiuomo. Se c'è pericolo diventa rossa. La compagnia danese di biotecnologie «Aresa» ci ha messo sette anni. Sette primavere di studio e alla fine eccolo: un fiore geneticamente modificato, che cambia colore dei petali quando entra in contatto con il biossido di azoto che evapora
dagli ordigni seppelliti nel sottosuolo.
L'arabidopsis thaliana non è rara: è la pianta infestante più diffusa sulla
terra. Si tratta di una piccola erbaccia annuale che fa parte delle
Brassicacee usata da quasi un secolo nella ricerca sperimentale.
LA PIANTA - La pianta si chiama Thale Cress (arabidopsis thaliana). Dopo 3-5
settimane dalla semina, se rileva presenza di biossido di azoto la Thale Cress
diventa, appunto, rossa. Questa piantina dai petali verdi cambia generalmente
colore in condizioni di stress, come freddo o aridità: questa caratteristica
è stata sfruttata dall’Aresa, che ha geneticamente modificato i semi della Thale
Cress in modo che i petali cambino colore solo a contatto col biossido di azoto.
Inoltre, le piante sono state rese infeconde, in modo da poterne
controllare la crescita e impedirne la diffusione in aree indesiderate.
LE CIFRE - Secondo dei dati dell’Aresa, ci sono più di 100 milioni di
mine antiuomo che infestano 45 Paesi, che ogni anno causano decine di
migliaia di morti e feriti. In genere le mine vengono localizzate mettendo un
bastone nel terreno, poi rimosse e fatte detonare. Spesso sono utilizzati anche
cani e metal detector: «Non pensiamo, però, che la nostra scoperta rimpiazzerà
questi metodi - dicono all’Aresa - perchè il nostro prodotto dovrebbe essere
usato soprattutto per suoli agricoli». Si spera, infatti, che la Thale Cress
possa anche rilevare e rimuovere dai terreni contaminati zinco, rame, cromo, che
sono la maggiore causa di inquinamento nei paesi industrializzati. I primi
prototipi adatti all’uso non saranno pronti, tuttavia, prima di due anni.
Corriere della Sera