PECHINO - Un animaletto di non
più di 30 grammi di peso, ghiotto di insetti cui forse dava la caccia di giorno
in Asia già 55 milioni di anni fa, potrebbe essere il più lontano antenato
dell'uomo. Appare così, sulla rivista Nature, l'identikit di un nuovo fossile
rinvenuto in Cina dal gruppo Istituto di Paleontologia e Paleoantropologia dei
Vertebrati dell'università di Pechino coordinato da Xijun Ni. Secondo i
ricercatori il piccolo mammifero potrebbe essere il progenitore di tutti i
primati, il gruppo di mammiferi che comprende scimmie e uomo.
Il fossile, scoperto nella provincia di Hunan, comprende un piccolo cranio e una
mascella che dovevano appartenere ad un insettivoro, almeno a giudicare dai
denti taglienti. Si tratta del più piccolo primate mai trovato e la scoperta
potrebbe avere gigantesche ripercussioni in Paleontologia: non solo il suo
ritrovamento fa pensare che la culla dei primati sia in Asia piuttosto che in
Nord America, dove fino ad oggi gli scienziati l'avevano collocata. Ma potrebbe
anche rappresentare la prova che questi esemplari siano migrati dall'Asia in
Europa e Nord America in un secondo tempo.
Ma quest'ipotesi migratoria divide da subito gli scienziati, i quali mettono in
campo anche la possibilità che due famiglie di primati siano nate in maniera del
tutto indipendente l'una dall'altra nei due continenti Asia e America.
Ma non è tutto, il ritrovamento riaccende anche il dibattito sull'eventualità
che i precursori dei primati si siano mossi tra Asia ed Europa, terre ancora
separate dal mare in quel periodo, tanto che gli studiosi avevano sempre escluso
simili passaggi. Con la scoperta questa supposizione vacilla e, anche se è
difficile dire come, questi viaggi potrebbero essere avvenuti.
Gli esperti cinesi hanno infatti notato una similitudine non casuale tra il
fossile, battezzato col nome scientifico di Teilhardina asiatica, e un'altra
specie del genere Teilhardina, rinvenuta in Europa, per la precisione in Belgio,
in precedenti scavi. Gli esemplari cinese e belga si somigliano a tal punto che,
sostiene il ricercatore, devono avere un certo grado di parentela spiegabile con
tutta probabilità con la migrazione da Asia ed Europa di un'unica specie di
partenza.
Il fossile evidenzia un'esile struttura ma con ampia scatola cranica ed orbite
oculari delimitate da ossa, tutti tratti distintivi di un primate. Le orbite
piccole fanno pensare che fosse un animale attivo di giorno ed anche questo è un
segno contraddittorio perché i primati più antichi sono ritenuti essere stati
animali notturni.
Anche tra notte e giorno si accende una diatriba tra studiosi. Ad esempio,
Robert Martin del Field Museum di Chicago sostiene che i colleghi cinesi abbiano
tenuto in scarsa considerazione alcune informazioni sulla storia conservate dal
cranio. Un grosso foro per il nervo olfattivo ed un'apertura altrettanto larga
per i nervi connessi ai baffi secondo Martin fanno pensare ad un animale che si
aggirava di notte guidato dal fiuto più che dalla vista.
Tutti questi dubbi indotti dal cranio dissotterrato, comunque, non devono
offuscare una scoperta così importante, ribadisce lo stesso Martin, osservando
che la scoperta comporta informazioni cruciali sui primi passi dei primati in
Asia. |
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