Secondo gli studi e le interpretazioni della lingua
cuneiforme ad opera di Zecharia Sitchin, linguista e storico russo, l’antico
popolo sumero definisce col nome di Nibiru un pianeta, il “Pianeta
dell'incrocio”. Da questo pianeta provengono gli Anunnaki, “Coloro che
dal Cielo caddero sulla Terra”, una stirpe di giganti super-evoluti, di dei
corrispondenti ai Nefilim biblici che, atterrati sulla terra, danno vita al
genere umano attuale. I luoghi scelti per la colonizzazione sono la Valle del
Nilo, la Valle dell'Indo e la Mesopotamia ad opera di una spedizione capeggiata
da Enlil, nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri.
Zecharia Sitchin, cresciuto in Palestina, acquisisce qui
una completa padronanza della lingua ebraica antica e moderna, studia in modo
approfondito le lingue semitiche ed europee, l'Antico Testamento, e la
storia e l'archeologia del Medio Oriente. Nel suo libro “The Twelfth Planet”,
sempre basandosi sui antichi testi Sumeri, fornisce dati piuttosto precisi sulle
caratteristiche di Nibiru e ritiene probante, al fine di definire “strabilianti”
le conoscenze astronomiche sumere, l’analisi di un reperto conservato nel Museo
di Stato di Berlino, un'incisione su un sigillo cilindrico accadico risalente al
2400 a.C.
Il sigillo, a detta di Sitchin, altro non è che una raffigurazione del
Sistema Solare che vede la nostra stella circondata dai pianeti da noi oggi
conosciuti, nella giusta successione e dimensione, più Tiamat e il misterioso
Nibiru. Tiamat, per i Sumeri, è un pianeta anticamente posto tra Marte e Giove.
Già molto prima dell’arrivo degli Anunnaki, Nibiru si è trovato periodicamente
in posizione a noi prossima. In uno di questi passaggi viene ad impattare con Tiamat; quest’ultimo si frantuma in più parti, una parte diviene la cintura
degli asteroidi mentre, la restante parte di Tiamat con il suo satellite Kingu
(la Luna), viene scagliata verso un'orbita più vicina al Sole e genera
all'attuale sistema Terra-Luna.
Da testi sumeri:
“Dio Nibiru:
è colui che senza fatica
continua l’attraversamento nel mezzo di Tiamat
sia Attraversamento il suo nome
colui che occupa il mezzo”
“Il grande pianeta:
in apparenza, rosso scuro
il paradiso a metà divide
il suo nome è Nibiru”
I Sumeri, nel sigillo di Berlino, illustrano e dimostrano
perciò di conoscere il nostro sistema planetario all’interno del quale includono
il misterioso Nibiru, un sistema che contiene tutti i nove pianeti oggi
conosciuti, il Sole e la Luna. Nibiru viene perciò ad essere il decimo pianeta o
dodicesimo se si conta, come fanno i Sumeri, anche il Sole e il nostro
satellite. Nibiru, a causa di un’orbita molto ellittica ed esterna, ha la
caratteristica di tornare puntualmente nelle vicinanze della Terra ogni 3600
anni circa, numero più volte citato nei testi sumeri.
Va ricordato che i pianeti più lontani vengono da noi
scoperti solo negli ultimi tre secoli: Urano nel 1781 da William Herschel,
Nettuno nel 1846 da Johann Gotfried Galle e Heinrich Ludwig d'Arrest e Plutone
nel 1930 da Clyde Tombaugh. Questi tre pianeti sono presenti sul sigillo
cilindrico dei Sumeri e rappresentati nei loro scritti con una certa precisione.
Urano è chiamato Kakkab Schanamma (cioè il pianeta-gemello, in quanto
gemello di Nettuno), Nettuno è detto Hum.ba, che vuol dire "pianeta dalla
vegetazione di palude", o En.ti.masch.sig che significa "pianeta dalla
luminosa vita verde". Le antiche descrizioni sono di fatto coerenti con le
immagini inviate sulla Terra dalla sonda spaziale Voyager 2 che mostrano sia
Urano che Nettuno, il suo "gemello", dalla colorazione verde-azzurra. Ciò è
dovuto alla composizione dei due pianeti caratterizzati da un corpo solido
circondato il primo da idrogeno e ammoniaca, il secondo da una spessa coltre di
metano.
L’ultimo passaggio di Nibiru, narrato al tempo dei Sumeri,
è ricordato come causa di sconvolgimenti climatici incredibili e, forse per
questo, molte testimonianze del periodo associano Nibiru a qualcosa di oscuro e
pericoloso.
Alcuni studiosi ritengono che gli anni intorno al 1600 a.C.
sono un periodo di grandi cataclismi. A modificare gli eventi interviene una
catastrofe ricordata in tutte le mitologie del mondo come il Diluvio Universale.
Sitchin ipotizza che la causa di quest'evento è da imputare ad uno dei passaggi
di Niburu che, sciogliendo le calotte polari, genera un'ondata che sommerge
interi paesi. Tutto viene distrutto.
Anche i babilonesi riportano descrizioni di un pianeta da
loro chiamato Marduk curiosamente simile a Nibiru. Il testo epico babilonese
afferma chiaramente che Marduk è un invasore proveniente dall’esterno del
sistema solare che arriva da regioni sconosciute dei cieli, dalle profondità
dell’universo.
Nell’ultima riga del testo K.3558, tradotto da Charles
Virolleaud, sono descritti i membri del gruppo Mulmul, i componenti del nostro
sistema solare:
“Il numero dei suoi corpi celesti è dodici.
Dodici sono le stazione dei suoi corpi celesti.
Il totale dei mesi della Luna è dodici”.
E Nella Tavola TE, alla riga 20:
“In totale 12 membri a cui appartengono il Sole e la
Luna,
e dove orbitano i pianeti”.
Alcuni studiosi definiscono le ipotesi di Zecharia Sitchin
errate interpretazioni dei testi sumeri; le sue teorie risultano non facilmente
confutabili in quanto sono ben pochi i ricercatori in grado di poter affermare
con sicurezza di saper decifrare la scrittura cuneiforme come il Sitchin. Nei
testi sumeri che ci descrivono Niburu essi ravvisano le rappresentazioni
fantastiche e mitologiche di Dei e divinità ed inoltre, altri ricercatori, in
particolare astronomi, non ritengono probanti le interpretazioni planetarie del
sigillo di Berlino. Da un’attenta analisi astronomica del sigillo, definito da
Sitchin la mappa del nostro sistema solare, questo non sembra corrispondere alla
realtà né per posizione dei corpi celesti né per ampiezza delle orbite.
Chi considera esatte le teorie di Zecharia Sitchin afferma
invece che, come i Sumeri sanno di Urano, Nettuno e Plutone, dicono parimenti
il vero su Nibiru, è reale il calcolo secondo cui il “pianeta dell'incrocio”
ritorna ad avvicinarsi ogni 3.600 anni e vera è l’esistenza degli Anunnaki, un
popolo che nel passato ci ha civilizzato.
Per essi, in ultima analisi, noi non siamo né i soli esseri
del nostro sistema solare né certamente il popolo più progredito