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Partita la nuova missione NASA di un robot terrestre in avventura su Marte

 

Phoenix vola alto!

 

A bordo anche un pensiero di Carl Sagan: “Io non so perché siete su Marte; io sono felice che siete li; desidererei essere con voi…” ... ed anche noi.

di Margherita Campaniolo

 

Credit: NASA/AFP/Getty Images - Pat Woida

 
 

 
     
 

Il cielo di Cape Canaveral è ancora scuro quando, terminato il countdown, il missile Delta II si stacca dalla rampa d’ancoraggio e con una vampata arancio fuoco,  degno della leggendaria fiamma rigeneratrice della mitica fenice, si leva in alto, sempre più in alto, col suo prezioso carico da affidare tra le braccia eteree dell’oscuro spazio: il robot Phoenix in missione marziana.

Credit: Kevin Stube

 
 

Erano le 4:26 a.m. (ora locale), il fiato sospeso dei tecnici NASA, che da moltissimi mesi lavorano sulla missione, rendeva il silenzio del momento quasi fisico, rotto solo dalla voce dello speaker che scandiva la “solita formula” d’ogni missione spaziale in partenza. Se fosse stato possibile, insieme a quello dei tanti comuni mortali "pazzi per Marte" come noi, essi avrebbero voluto che quel “respiro interrotto” aiutasse il Delta II a sollevarsi, a sparire dalla vista diretta per passare alla visone strumentale e poi a quella immaginifica di tutti noi che sogniamo Marte.

NASA/AFP/Getty Images

Trascorro novanta lunghi minuti e arriva la conferma che la sonda è adesso fuori dall'atmosfera terrestre. Poi la gioia, gli applausi, le frasi di giubilo, mentre il buio cielo della Florida, che già cominciava a rischiararsi, si tingeva di pennellate di nuvole di fumo, dalla chimica natura ma dal fascino incredibile: tutto ok, tutto perfetto, Phoenix era felicemente in viaggio!

Adesso sarà “solo” attesa, per un viaggio che durerà 10 mesi e che porterà il rover alla volta dell’emisfero nord del pianeta rosso. Un viaggio insidioso ed un atterraggio altrettanto carico d’incognite a fronte di un meccanismo super-tecnologico costato 420 milioni di dollari e che volerà per 423 milioni di miglia, un rischio da giocatori d’azzardo di un milione di dollari per ogni 1,609 km.

Credit: NASA/AFP/Getty Images

 
 

Cosa accadrà se la sorte sarà a favore del "banco"? Che il 25 maggio 2008 il rover Phoenix si tufferà, con i suoi 680 kg circa, nell’atmosfera di Marte. Molte le missioni NASA, e non solo, che hanno visto fallire il loro obiettivo, Marte ha dato sempre filo da torcere a noi terrestri.  Phoenix tenterà di atterrare per mezzo di paracadute e di razzi di discesa, una strategia ben differente dalle ultime due, e di successo, missioni NASA che hanno utilizzato un arrivo al suolo affidato a morbidi airbag. Per Phoenix si è scelto di affidarsi a quello che chiameremo un “touchdown alla Viking” (1976, Viking 1 e 2) e questo perché gli scienziati dell’agenzia statunitense non vogliono che ci siano errori sul luogo esatto che Phoenix esaminerà, una zona scelta con estrema cura per i risultati che potrebbe darci, una vasta valle con pochi massi ad una latitudine equivalente all'Alaska del Nord. Differente invece il risultato ottenuto col sistema adottato per i robot Spirit ed Opportunity che, se da un lato garantisce un impatto più soft e sicuro, dall’altro fa sì che il rover rotoli via, senza alcun controllo, fino all’arresto del meccanismo.

Credit: NASA/JPL

La discesa di Phoenix sarà controllata, rallentata cioè, sia da uno schermo, sia da paracadute supersonici (ne ridurranno la velocità a circa 216 km orari) che, infine, da speciali razzi, atti a portare la velocità di discesa al suolo a circa 8.8 km orari. Il contatto al suolo sarà affidato a tre “piedi”; seguirà l’apertura delle sue “ali”, ali a ventaglio a 360° composti da pannelli solari per l’approvvigionamento d’energia. In questa delicata fase è stato “ordinato” a Phoenix di scattare circa venti fotografie, immagini preziosissime che non solo costituiranno una sorta di "scatola nera" di quegli istanti ma che ci daranno una visione d’insieme importante del luogo di discesa e di atterraggio.

Phoenix trasporta otto strumenti scientifici tra macchine fotografiche, microscopi, un braccio robotico con attrezzi per scavare, attrezzature per analizzare il terreno e una stazione meteorologica per studiare i cambiamenti stagionali nell'atmosfera marziana.

 
     
 

 
     
 

Il braccio robotizzato di Phoenix è stato progettato per scavare fino a 50 cm in profondità per raccogliere campioni di suolo alla ricerca di segni di attività chimica collegata magari a vita microbica. La prova di grandi quantità di ghiaccio sotterraneo è stata individuata fin dal 2002 ad opera del Mars Odyssey. Se confermato da Phoenix potremmo verificare cosa ciò significa in termini di possibilità di vita extraterrestre passata e presente. Pur non essendo un robot in grado di fare analisi di tipo biologico, gli otto “forni” alimentati ad energia solare vaporizzeranno i campioni: saranno le esalazioni chimiche a darci le risposte che cerchiamo come una ricca presenza di carbonio e idrogeno, basi chimiche per generare e sostenere la vita. Si potrà inoltre verificare cosa accade, con lo scorrere dei cicli stagionali, a questo ghiaccio d’acqua sotterraneo.

Credit: NASA/JPL

Tutti ci auguriamo che la missione marziana di Phoenix sia un grande successo tecnologico e della conoscenza.

Non finiscono però qui le singolarità di Phoenix. La nave spaziale trasporta inoltre un DVD progettato per resistere 500 anni. A che pro? Chiamatela “poesia” terrestre…

Contiene un’intera biblioteca digitale della letteratura e dell’arte ispirata agli umani della Terra tra il XIX e XX sec. dal sogno marziano.

Sarà trovato e letto? E da chi? Da alieni o da futuri viaggiatori terrestri su Marte che nulla sanno che in un lontano quattro agosto 2007 prese il via un viaggio alla ricerca degli inestricabili misteri di Marte? Il disco contiene anche i nomi di 250000 firmatari provenienti da ogni parte del mondo e che ne hanno fatto richiesta alla NASA (e sì, ci siamo anche noi di Space Freedom!) ed un emblematico messaggio scritto dal grande, grandissimo Carl Sagan, astronomo scomparso nel 1996 che fu tra i

Credit: NASA/AFP/Getty Images

primi a parlare di possibile, probabile vita extraterrestre.

Questo dice: “Io non so perché siete su Marte; io sono felice che siete li; desidererei essere con voi…” ... ed anche noi.

 
 
 

Credit: NASA/JPL

 
     
 

Data: 04 agosto 2007

Autore: Margherita Campaniolo

 
 

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