Non bastavano l’ematite, gli strati sedimentari,
le sferule misteriose e l’enigmatico “blob” appiccicoso (forse una salamoia
acquosa superconcentrata): tra i rebus che quotidianamente arrivano al JPL dal
Rover 2 a zonzo su Planum Meridiani si presentano ora anche sconcertanti e
minute strutture che sembrano…fili.
Il robot ha fotografato, tutto intorno a sé con la sua camera ad alto
ingradimento, dei misteriosi oggetti elongati e sottili, lunghi da pochi
millimetri a qualche centimetro, che sembrano in tutto uguali a pezzature dei
fili adoperati per le tessiture…ma come possono esser finiti su Marte?
Stavolta forse la soluzione del mistero, che ha creato non poco sconcerto
iniziale tra i tecnici del JPL e scatenato la solita ridda di ipotesi
fantasiose, è più facile degli altri summenzionati enigmi: i misteriosi fili non
sarebbero altro che fibrille staccatesi dagli airbag e dal paracadute del Rover
durante la fase, non proprio tranquilla, di atterraggio sul pianeta. I fili
sarebbero stati trascinati dalla sonda, per poi ricadere sul terreno,
sparpagliandosi intorno al robot mobile.
Almeno questa appare l’ipotesi più ragionevole al momento avanzata dai tecnici
del JPL, anche se non si può naturalmente escludere un’origine del tutto
diversa, come onestamente riconosce Steve Squyres, responsabile dello studio
delle microfotografie rilevate dal Microscopic Imager del Rover.
Si affaccia pure, tuttavia, un’altra inquietante spiegazione: che siano batteri
che la sonda ha trascinato con sé, nonostante tutte le precauzioni possibili,
nel suo viaggio dalla Terra a Marte (non escludendo peraltro un’origine del
tutto autoctona delle “fibrille”)? In questo caso si aprirebbe lo scenario
dell’inquinamento terrestre del pianeta rosso, dazio forse inevitabile da pagare
all’esplorazione diretta di Marte.
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