Il radar italiano Marsis ha scoperto ghiaccio d'acqua nel
sottosuolo del polo sud di Marte. Sono questi i primi risultati
dell'esplorazione dell'emisfero meridionale del pianeta rosso compiuto
dalla missione europea Mars Express.
Le osservazioni sono state compiute grazie allo strumento Marsis (Mars
Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), il primo radar a
sonda utilizzato per l'esplorazione di un pianeta, gestito da Giovanni
Picardi dell'Università La Sapienza di Roma, fra i primi firmatari
dell'articolo comparso sulla rivista Science.
Marsis utilizza gli eco delle onde radio che penetrano attraverso gli
strati sotto la superficie. Si tratta del primo strumento che l'Agenzia
Spaziale Italiana ha realizzato appositamente allo scopo di ricavare
informazioni sul sottosuolo del pianeta.
"Il risultato trovato - ha spiegato Simona di Pippo, responsabile
Osservazione dell'Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana - ha mostrato
che non è stato costruito invano uno strumento che scandagliasse Marte
più in profondità". Il radar Marsis è stato realizzato dall'Asi ma
l'antenna da cui partono le onde radio è stata fornita dalla Nasa.
Marsis si presenta come una sorta di sonar. Emette delle onde ad una
frequenza stabilita, capaci di penetrare nel sottosuolo fino a circa 5
chilometri di profondità e di riflettono verso la stessa antenna che le
ha prodotte.
A quel punto, l'eco viene quindi interpretato. A seconda della
composizione dei diversi strati di superficie che l'onda attraversa ci
sarà una eco diversa ed è così possibile stabilire il materiale di cui
sono composti. "Quello che si sfrutta è l'albedo dei vari livelli, cioè
la frazione di onda che viene riflessa indietro. Nel caso di Marsis, è
possibile arrivare a un dettaglio massimo verticale di 150 metri" ha
spiegato la Di Pippo. In base a questa analisi - che ha raccolto dati
ottenuti in 300 giri orbitali della sonda - i ricercatori sono riusciti
a capire che il ghiaccio contenuto sotto il polo sud di Marte è composto
quasi esclusivamente di acqua. Precedenti osservazioni delle sonde Mars
Odyssey e Mars Global Surveyor, relative alla superficie dell'emisfero
settentrionale di Marte, avevano suggerito la presenza di uno strato di
permafrost, cioè suolo perennemente congelato intimamente mescolato al
ghiaccio.
Le ultime ricerche, hanno anche stimato la quantità di ghiaccio
presente: circa un milione e mezzo di chilometri cubi, quasi 70 volte il
volume del lago più grande del mondo. Se questo ghiaccio si sciogliesse
e si distribuisse uniformemente su tutto il pianeta, sarebbe capace di
raggiungere un livello medio di 11 metri.
"Proprio la grande quantità di ghiaccio trovato - ha continuato la Di
Pippo - rende plausibile sempre di più che, un tempo, ci fosse
dell'acqua allo stato liquido".
La sonda Mars Express è stata lanciata alla volta di Marte nel 2003 e il
radar Marsis è operativo dal giugno del 2005.
Alla fine dello scorso anno, fu proprio Marsis a rivelare la particolare
conformazione sottosuperficiale dell'emisfero nord del pianeta rosso,
che rivelò una faccia più vecchia e rugosa sepolta sotto la superficie e
caratterizata da molti crateri da impatto.
A Marsis, è stato affiancato un 'fratellino' tutto italiano, il radar
Sharad (Mars SHAllow Subsurface RADar), attivato lo scorso settembre.
"Sharad è stato pensato e costruito interamente in Italia, con
un'antenna acquistata in America. E' sostanzialmente identico a Marsis,
ma ha una risoluzione migliore. Verticalmente arriva fino a 15 metri di
risoluzione, anche se può esplorare solo per un chilometro di
profondità" ha spiegato la Di Pippo. I dati di Sharad promettono di
essere ancora più precisi di quelli di Marsis, e potrebbero confermare
quanto scoperto finora per poi trovare acqua allo stato liquido, dato
che è quello lo scopo dichiarato di questa apparecchiatura.
La
zona studiata al polo sud presenta una riflessione particolarmente
luminosa dalla base dei depositi, e questo lascia perplessi i
ricercatori: assomiglia a che cosa sarebbe riflesso da uno strato
sottile di acqua liquida osservato dal radar ma la situazione ambientale
è così fredda che la presenza di acqua allo stato di fusione è ritenuta
altamente improbabile.
"In generale, tutto quello che si sta facendo - ha concluso la Di Pippo
- è volto al ritrovamento di acqua liquida, in vista di eventuali, ci
auguriamo prossime, missioni umane verso il Pianeta Rosso".