Tra le prime scoperte, una struttura quasi circolare di 250 chilometri di diametro sepolta a scarsa profondità nelle pianure settentrionali della regione di Chryse Planitia. Si tratta di un cratere di impatto contenente forse del materiale ghiacciato. Nell'analisi dei depositi attorno al Polo Nord, Marsis ha trovato inoltre segni che sembrano indicare che ci sia uno strato spesso un chilometro di ghiaccio puro, al di sopra di uno strato più profondo di regolite basaltica.
Lo strumento non ha trovato invece alcuna prova evidente di acqua allo stato liquido sotto la superficie, "ma la ricerca è solo all'inizio", ricorda Picardi. Importanti anche i risultati ottenuti da un altro strumento, Omega, gestito invece da ricercatori francesi. Omega, uno spettrometro, ha realizzato una mappa che copre quasi l'intera superficie marziana, con una risoluzione tra uno e cinque chilometri, e ha rivelato la presenza di due differenti classi di minerali, i fillosilicati e i solfati idrati, su aree isolate ma molto grandi della superficie.
La scoperta svela che in tempi antichi, circa 3,8
miliardi di anni fa, c'erano grandi quantità di acqua
allo stato libero su Marte e che il clima era abbastanza
caldo da permettere la vita. "I dati - dicono i
ricercatori - ci fanno individuare due grandi episodi
climatici nella storia geologica del pianeta. Un periodo
molto antico, chiamato Noachiano, con un ambiente umido
dove si sono formati i fillosilicati, seguito da un
ambiente più acido, dove si sono formati i solfati".
Questi due episodi sembrano essere divisi fra loro da un
grande cambiamento climatico. "Le prove oggi a nostra
disposizione - ricordano ancora gli esperti coordinati
da Jean-Pierre Bibring - dicono che durante il Noachiano
Marte avrebbe potuto sostenere qualche forma di vita. E
i minerali che abbiamo mappato potrebbero contenere
tracce di un processo di sviluppo biochimico".
Lanciata il 2 giugno 2003, la sonda Mars Express è
entrata nell'orbita di Marte il 25 dicembre dello stesso
anno, mentre il radar italiano ha dispiegato le sue
antenne e cominciato a registrare dati nel luglio
scorso. Il Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface
and Ionosphere Sounding instrument) è stato ideato dal
gruppo di Giovanni Picardi, dell'università di Roma La
Sapienza, in collaborazione con Jeffrey Plaut, del Jet
Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa. Lo strumento è
stato realizzato in Italia dall'Alenia Spazio per conto
dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
"Il radar funziona perfettamente", ha detto Picardi.
"Marsis riesce a vedere sotto la superficie del pianeta,
come volevamo", ha aggiunto il responsabile dell'ASI per
l'osservazione del Sistema Solare, Enrico Flamini.
"Vediamo dati compatibili con la presenza di ghiaccio
fatto di acqua pura", ha osservato.
Data: 30 novembre 2005
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Fonte: La Repubblica