Pulizie su Marte

di Claudio Elidoro

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Dobbiamo ammetterlo. Nelle nostre case ci sono luoghi nei quali la polvere prova un immenso piacere a depositarsi. Sarà perchè sono raggiungibili con qualche acrobazia, sarà perchè la loro esposizione è particolare, fatto sta che tenerli puliti dalla polvere diventa un vero problema. E pensare che, nonostante tutto, li abbiamo sotto mano. L'impresa, ovviamente, diventa disperata quando ad essere spolverate dovrebbero essere le sonde che stanno operando su un pianeta lontano milioni di chilometri. Necessità che non deriva certo da un fattore estetico o sanitario. I guai che uno strato di polvere può arrecare ai pannelli solari di una sonda, infatti, sono spaventosi.
Ne sa qualcosa Opportunity, che lo scorso anno ha dovuto fare i conti con un calo di produzione di energia dai 900 wattora originari a circa 500. Fortunatamente per la sonda, alcune fortunate coincidenze - vento marziano e inclinazione dei pannelli per il percorso in salita - hanno ripulito le superfici dei pannelli e tutto è ritornato quasi come alle origini. Ma non è proprio il caso di contare unicamente sulla fortuna.
Sid Clements - docente di fisica della Appalachian State University - ha progettato un sistema per ovviare all'inconveniente. Il prototipo è ancora in fase di studio e necessiterà certamente di aggiustamenti, ma lascia già comunque intravedere ottime prospettive. Si tratta sostanzialmente di uno schermo elettromagnetico in grado di allontanare le particelle di polvere che, in una atmosfera rarefatta e secca come quella marziana, sono elettricamente cariche. Lo schermo è dotato di elettrodi multifase ad alto voltaggio in grado di generare un campo elettrico variabile, una sorta di "onda" di cariche elettriche in grado di allontanare le particelle di polvere che si sono depositate sulla sua superficie. Il metodo funziona. Le prove sono state fatte in apposite camere depressurizzate simulando condizioni ambientali il più possibile somiglianti a quelle di Marte e impiegando finissima polvere vulcanica. Ora, però, si tratterà di costruire una versione dello schermo con conduttori trasparenti realizzati con ossido di indio o nanotubi di carbonio in modo da non arrecare alcun disturbo ai pannelli solari sottostanti.
Chissà se qualcuno ha mai pensato di risolvere il problema applicando dei tergicristalli dotati di piccole spazzole. Magari funziona...

 

 
   

Data: 8 Settembre 2005

Autore: di Claudio Elidoro

Fonte: Fonte: Appalachian State University / Coelum

Link: http://www.coelum.com/index.php?goto=news&nva=2005&nvm=9&id=168

 

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