Marte, il quarto pianeta del sistema solare, sarà presto
popolato dai coloni umani che, alcune società private statunitensi,
intendono lanciare nello spazio entro i prossimi 15 anni. La 4Frontiers,
giovane compagnia americana, sta già raccogliendo i fondi da alcuni
facoltosi investitori che vedono, in questo progetto, possibilità di
guadagno eccezionali. Follia? Forse si, ma in questo settore senza un
pizzico di pazzia non si può certo ottenere niente. Mark Homnick,
amministratore delegato della 4Frontiers ed ex manager dell’Intel,
sostiene di aver già catturato l’attenzione di alcuni imprenditori che
hanno devoluto al progetto “un paio di milioni”. Il fantascientifico
programma di conquista viene sostenuto, oltre che da Homnick, anche da
altri personaggi di spicco come l’appassionato di spazio Bruce Mackenzie
e il 25enne Joseph Palaia, studente al “Massachusetts Institute of
Technology”.
Quello che un tempo era un semplice sogno fantascientifico, spiegano i
tre, è diventata oggi una vera e propria necessità. L’umanità ha bisogno
di una nuova frontiera da esplorare, e le sfide a livello intellettuale
e ingegneristico che l’ipotizzare una permanenza stabile su Marte
potrebbe presentare sono da ritenersi oltremodo stimolanti. Inoltre,
commentano Homnick e compagni, un asteroide potrebbe distruggere la
Terra in qualsiasi momento. Una colonia su Marte consentirebbe alla
nostra specie di non estinguersi completamente. Magra consolazione per
chi non ci sarà più, soprattutto perché non in grado di acquistare un
biglietto per la colonia. “La vita – ha commentato Mackenzie - tenta
incessantemente di espandersi e di adattarsi. Se in una valle si
incendia una foresta, tutti gli organismi della vallata vicina
passeranno lentamente al di là del crinale per ripopolare quell’area. Le
specie che non lo faranno saranno destinate all’estinzione”.
Ma come si potrà arrivare su Marte? L’unica maniera – spiega Mackenzie,
anche - è costruire razzi”. Malgrado il presidente Bush abbia parlato
esplicitamente delle sue ambizioni riguardo al progetto di una missione
umana su Marte, l’esperto ritiene che le grandi e macchinose burocrazie
non potranno mai organizzare al meglio un’impresa del genere. “È meglio
che a lavorarci siano parecchi team, tutti impegnati ad escogitare
soluzioni alternative”. Colonizzare Marte non servirà soltanto a dare
all’umanità una chance in più per non estinguersi. Dietro al progetto si
nascondono interessi economici che vanno al di fuori di ogni
immaginazione. Il turismo spaziale, infatti, promette di diventare un
business enorme. La Space Adventures di Arlington, Virginia, ha ricevuto
prenotazioni da 20 milioni di dollari da parte di tantissimi miliardari
che non vedono l’ora di viaggiare attorno alla Terra e sta già ritirando
caparre, 100milioni di dollari a biglietto, per i futuri voli attorno
alla Luna.
Per arrivare e insediarsi sul Pianeta Rosso gli sforzi economici e
tecnologici saranno però ben più elevati. Cruciali saranno ad esempio la
miniaturizzazione di processi industriali chiave, come la produzione
della plastica o dell’acciaio, e lo sfruttamento delle risorse marziane,
come l’anidride carbonica abbondantemente presente nell’atmosfera, il
ferro racchiuso nel terreno o l’acqua custodita nei ghiacci del pianeta.
Comunque sia, progetti del genere, e in particolare l’insediamento di
una colonia umana su Marte, necessitano di una più chiara
regolamentazione dell’esplorazione spaziale. Il Trattato sul Cosmo del
1967 stabiliva che “l’esplorazione e l’utilizzo” dello spazio
extra-atmosferico e dei corpi celesti “dovessero essere condotti solo a
beneficio e nell’interesse di tutte le nazioni”. Non è esattamente
quello che desiderano fare 4Frontiers e cugine ma, a dirla tutta,
neppure quello che attualmente fanno la Nasa e le altre agenzie spaziali
del pianeta.
Il Trattato sulla Luna, del 1979, era molto più esplicito dichiarando
che i corpi del sistema solare non dovrebbero mai diventare proprietà di
una qualsiasi nazione, organizzazione o individuo, per quanto la maggior
parte dei paesi, tra cui Stati Uniti, Russia e Cina non l’abbiano mai
ratificato. Considerate tutte le possibili complicanze, secondo
Mackenzie, un vero successo della 4Frontiers potrebbe derivare
semplicemente dal galvanizzare la gente in merito a questa idea di
trasferirsi su Marte. Una volta creata la base di entusiasti, anche
Washington non vedrebbe l’ora di finanziare la nuova colonia.
“Il problema – conclude Mackenzie - è quando. Spero davvero che tutto
inizi prima che una fase di recessione economica ritardi le cose. Non
sopporterei di imbattermi in qualcosa di analogo alla Grande Depressione
o al Medioevo che è durato secoli e secoli. Non sopporterei che qualcosa
del genere ritardasse la corsa allo spazio”.
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