Il progetto "Lawinio" nasce
dall'idea di una società di tecniche di sopravvivenza, di un mercato
ortofrutticolo, delle Università La Sapienza e di Foggia. La Nasa: "Nel 2030
abiteremo il Pianeta Rosso"
di Sara
Regimenti
Roma, 13 maggio 2004 - Un progetto per coltivare pomodorini, lattughine e
prodotti dell'agropontino su Marte: sembrerebbe l'ultima trovata
promozionale della agguerrita imprenditoria della provincia romana, e invece è
un progetto serissimo, in cui potrebbe entrare addirittura la Nasa.
Protagonisti, due rappresentanti di due culture in cui l'Italia è maestra:
quella agroalimentare e quella della sperimentazione scientifica. Il
progetto, battezzato "Lawinio" infatti è portato avanti da un'azienda di Latina,
l'Aero Sekur, che da anni sperimenta sistemi di sopravvivenza, protezione ed
emergenza, che ha l'appoggio del Mof, il centro agroalimentare
ortofrutticolo di Fondi ( Latina) che è il più grande d'Italia. Non manca
ovviamente il mondo dell'accademia, grazie all'apporto tecnico e alla
sperimentazione dei ricercatori universitari del dipartimento di Scienze e
Alimenti dell'Università di Foggia, quello aerospaziale e di
biotecnologie vegetali della Sapienza.
A sentire gli esperti, non è la prima volta che si pensa ad una coltivazione
di vegetali "fuori suolo". "Certo, è un'impresa piuttosto difficile - spiega
il prof. Claudio Falcone, del dipartimento Biotecnologie vegetali de "La
Sapienza" - ma non impossibile: si tratta in pratica di ricreare per le
pianticelle l'habitat terrestre e i nutrimenti che servono loro per crescere.
Questo si realizza attraverso delle soluzioni liquide concentrate, delle "flebo"
di miscele gassose e liquidi equivalenti ai nutrienti che servono alle
pianticelle per crescere". Senza terra, senza sole, senza acqua e, naturalmente,
senza ossigeno. Sembra un'impresa impossibile e invece, secondo i sostenitori
del progetto, non lo è. I ricercatori conoscono i metodo di cui parlano, perché
li hanno già sperimentati in situazioni climatiche "estreme" come l'Antartide,
dove le temperature esterne sono rigidissime ed è difficile pensare ad una
coltivazione mediterranea di lattuga e pomodorini. Eppure la scienza ci è
riuscita. E allora l'idea del consorzio è stata: perché non provarci anche
nello spazio?
Il range dei prodotti coltivati è molto ampio: si va dalla lattuga ai
fagioli, fino a spinaci e patate, "tutti quegli ortaggi - spiega Paolo
Gaudenzi, del dip. Strutture Aerospaziali della Sapienza - resistenti alle
basse temperature e alla bassa pressione, che crescono rapidamente, e consumano
poco. Ma in realtà nella scelta bisogna tenere conto anche un fattore
esterno, e cioè il tipo di dieta di cui ha bisogno un'astronauta. In questo
senso, sarebbe utile pensare un modo di introdurre nel regime alimentare anche
della soya, ricca di proteine, che andrebbe a compensare l'assenza della carne".
Il progetto ha interessato la Nasa, che sembra da diverso tempo stesse
sperimentando un piano molto simile. Ma gli esiti dell'incontro fra il consorzio
Aero Sekur e l'agenzia aerospaziale statunitense per ora sono top secret.
Bisognerà aspettare il 21 maggio, il convegno internazionale organizzato a Fondi
( Lt) per saperne di più. Ma quanto costerebbe, all'incirca, un progetto del
genere? "Non si possono fare stime esatte delle risorse necessarie per
realizzare ciò che abbiamo in mente, visto che parliamo di un arco di tempo che
copre 25 anni - precisano dalla Aero Sekur - all'incirca, siamo sui 10 miliardi
di euro in totale".
In realtà, al di là della coltivazione degli ortaggi nello spazio,
l'obiettivo della Aero Sekur sembra ancora più ambizioso: rendere, attraverso
strutture autonome, abitabili i pianeti dello spazio. Ricreare ossigeno,
acqua, risorse primarie che rendano possibile per l'uomo "trasferirsi" su
Marte. Dalla Nasa, non è un mistero, fanno già una data: il 2030.
E proprio per il trasferimento dell'uomo su Marte l'impresa delle serre potrebbe
rivelarsi fondamentale. Infatti, come spiegano i tecnici, trasportare un
chilo di viveri nella stazione aerospaziale che orbita intorno alla terra ( dove
da 4 anni vivono 2 astronauti) costa in media 20mila euro. Una cifra
esorbitante, vista la necessaria frequenza dei rifornimenti. Nel momento in cui
l'uomo si trasferisse sul pianeta Rosso, questo potrebbe diventare un problema
ancora più grande ( visto che ci vogliono sei mesi per raggiungerlo. Con la
serra invece si potrebbe pensare ad un insediamento umano autonomo, anche negli
approvvigionamenti. E anche, in prospettiva, libero di abitare a lungo sul
pianeta rosso.
Ma un limite, in questa ricerca c'è. "Siamo costretti ad ammettere -
spiega Falcone - che su come cucinare questi prodotti terrestri trasportati su
Marte ci siamo un po' arenati. Ancora non siamo riusciti a passare dai
pomodorini crudi al modo per cucinarli nel sugo". E se l'astronauta è italiano,
questo sicuramente sarà un problema.
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