Lavagno.
Mentre le sonde americane Spirit e Opportunity scorrazzano su Marte
inviando, tra una bizza e l’altra, immagini agli scienziati californiani di
Pasadena, si può già vedere e toccare con mano un pezzo del pianeta rosso.
La meteorite marziana Dag 482, come è stata battezzata dalla Nasa, l’ente
spaziale americano, sarà, infatti, per la prima volta in mostra sabato
pomeriggio a Vago, in occasione di un incontro-dibattito sulle possibilità
di vita nel Sistema solare, Marte incluso. Alla conferenza, a ingresso
libero, che si terrà alle 16.30 nel museo mineralogico di Maria Grazia
Belli, esperta di pietre e cristalli, in via Machiavelli 5, interverranno
Romano Serra, astrofisico dell’università di Bologna, e il veronese Giorgio
Tomelleri, ricercatore di meteoriti tra i più noti a livello europeo e
collaboratore del Museo nazionale dell’Antartide e dell’università di Siena
oltre che di altri atenei francesi e tedeschi.
È proprio Tomelleri il «papà» di Dag 482, il meteorite che sarà esposto
sabato, uno dei 15 provenienti da Marte e rinvenuti sulla Terra. Non si
tratta dell’unico souvenir cosmico in possesso del ricercatore veronese;
oltre a una marea di meteoriti, a casa sua, a San Massimo, sono custoditi
anche altri pezzi marziani strappati, con i suoi numerosi viaggi, al Sahara,
un bottino che gli ha permesso di portare a Verona ben tre chili del Pianeta
Rosso e di portare la sua fama in tutta Europa.
Reduce dalla Francia, dove è stato su tutti i quotidiani nazionali per aver
venduto al Museo di scienze naturali di Parigi sette grammi di una delle sue
meteoriti marziane, Giorgio Tomelleri ha pensato di regalarne un frammento
anche al Museo di storia naturale di Verona, dove sogna di poter un giorno
allestire una mostra delle sue meteoriti e, magari al più presto, delle sue
rocce marziane di cui una è attualmente in esposizione al museo Caproni di
Trento all’interno della mostra «Pianeta Rosso: in viaggio verso Marte».
A Vago per organizzare la conferenza di sabato, prima di ripartire per Roma
dove è atteso a Rai News 24 per completare un documentario sulle meteoriti
marziane, Tomelleri anticipa qualcosa di quanto esporrà all’incontro.
«Presumendo che molti si chiederanno come io possa essere certo della
provenienza da Marte di queste pietre», anticipa lo studioso veronese,
«posso garantire che anch’io, quando ho trovate le pietre nel deserto, nel
1997, ho avuto dei dubbi: l’aspetto era indubbiamente quello di una
meteorite, ma stranamente, una volta sottoposte alla prova della calamita,
l’esito era negativo e generalmente si dovrebbe dedurne che di meteorite
proprio non si tratti. Comunque incuriosito e desideroso di saperne di più,
le ho portate a casa ugualmente per farle analizzare. Le analisi sono state
fatte da Luigi Folco, petrografo dell’università di Siena, e successivamente
dall’università di Parigi e dalla Nasa, che hanno trovato in queste pietre
tracce degli stessi gas che costituiscono l’atmosfera di Marte. Ciò ha
permesso di riconoscerle quali meteoriti marziane, come le ha schedate la
Nasa».
Ma com’è che frammenti di Marte sono caduti sulla Terra? «Si è trattato
proprio di un colpo di fortuna», ammette, «che personalmente reputo maggiore
di una vincita al Superenalotto. Un milione e mezzo di anni fa», spiega
Tomelleri, «un asteroide è caduto su Marte facendo schizzare del materiale,
di cui una parte è ricaduta sul pianeta stesso e altra è sfuggita, venendo
catturata dalla gravità terrestre. Alcune di queste rocce, tra cui quelle
che ho trovato io, sono cadute nel deserto del Sahara che, essendo privo di
umidità, è il luogo ideale per la loro conservazione».
Di questo e di molto altro Tomelleri parlerà sabato a Lavagno permettendo a
quanti interverranno di poter sfiorare con le dita il suo bel pezzo di
Marte. |
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