Quella non è Giovanna D'Arco ma una mummia d'Egitto!
Sbalorditiva scoperta su reliquie
riconosciute ufficialmente dalla
Chiesa
Le reliquie di Giovanna d'Arco
custodite nel museo di Chinon non appartengono
realmente all'eroina francese ma sono i resti di una
mummia egiziana del terzo-sesto secolo avanti
Cristo. Sono questi i risultati di uno studio
condotto da Philippe Charlier, scienziato forense
dell'ospedale Raymond Poincaré di Garches, vicino
Parigi, cominciato lo scorso anno e pubblicato sul
prossimo numero della rivista Nature.
Lo scorso dicembre, alcune indiscrezioni sul lavoro
di Charlier avevano già fatto trapelare dei dubbi
sull'autenticità dei resti. In una precedente
riesumazione era stato trovato anche un femore di
gatto, ma come spiegazione di questo insolito
ritrovamento alcuni avevano invocato l'abitudine
medioevale di bruciare gatti e altri animali insieme
agli eretici, in quanto rappresentanti del diavolo.
Ora arriva la conferma che si è trattato di una
completa contraffazione.
I resti di Giovanna d'Arco, arsa sul rogo come
eretica nel 1431 a Rouen, Normandia, furono trovati
nel 1867 nella soffitta di una farmacia parigina.
L'urna recava l'iscrizione 'Resti trovati sotto il
palo di Giovanna D'Arco, pulzella d'Orleans' e sono
stati riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa.
Philippe Charlier ha cominciato a studiare i resti,
consistenti in una costola carbonizzata, un pezzo di
legno, un frammento di lino di 15 centimetri e un
femore di gatto durante lo scorso anno. "Sono assolutamente sbalordito. Non avrei mai
pensato che si sarebbe potuto trattare di una
mummia" ha commentato lo studioso.
Accanto ai test consueti, che hanno incluso
spettrometri di massa e a raggi infrarossi e
microscopi elettronici, il team di ricercatori ha
anche utilizzato un'insolita analisi basata sugli
odori. Due importanti creatori di profumi, Sylvanie
Delacourte della Guerlain e Jean-Michel Duriez della
Jean Patou, hanno annusato nove campioni tratti
dalle reliquie e hanno riconosciuto due essenze in
particolare: vaniglina e gesso bruciato.
Quest'ultimo sarebbe compatibile con il fatto che
Giovanna d'Arco è stata bruciata su un palo di gesso
e non di legno, per allungare la tortura, ma la
vaniglina (prodotta nella decomposizione del corpo)
è un tipico odore che si produce nelle mummie, e non
in un corpo che brucia.
In passato, analisi chimiche e microscopiche della
crosta nera sulla costola e sul femore di gatto
avevano mostrato che la crosta non era un effetto di
una bruciatura, ma che era riconducibile a una sorta
di miscuglio di resine di albero, bitume, e sostanze
chimiche come la malachite.
Il lino ritrovato, compatibile con il modo in cui
vengono solitamente avvolte le mummie, e le
datazioni al carbonio 14 hanno confermato che i
resti risalgono a un periodo compreso fra il III e
il VI secolo a.C. e anche il profilo spettrometrico
ha decretato che si tratta di una mummia egizia
appartenente a quell'epoca.
Le mummie erano largamente usate in Europa durante
il medioevo nell'arte farmaceutica. Proprio alla
fine dell'Ottocento, inoltre, Giovanna D'Arco fu
riscoperta dagli storici dopo secoli di oblio, ed
elevata al rango di eroina nazionale. Non stupisce
dunque che nel 1867 qualcuno possa aver creato ad
arte una finta urna per rinforzare la sua
importanza.
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