La Verità e la Meraviglia

di

Margherita Campaniolo

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Qualche tempo fa seguii con estremo interesse su chucara2000, mailing list ufologica guidata da Carmelo Scuderi, una discussione intercorsa tra persone tutte di valore e preparazione nei loro campi come Francesco Grassi, Nico Conti, lo stesso Roberto Malini, Fabrizio Ravalli e altri riguardo a scienza, metodologia d’indagine, fisica e metafisica ecc…..

Concordo con Grassi quando dice che: "Nella scienza non basta avanzare ipotesi, ma bisogna sottoporle alla "tortura" dell'evidenza sperimentale, evidenza sperimentale che soprattutto il nostro peggior nemico "culturale" *DEVE* poter replicare. Le ipotesi che sopravvivono alla "tortura" sono degne di vivere, le altre rimangono a far parte della storia dell'umano pensiero".

Da che esiste il fare scienza così è e così è bene che sia. Nel nostro vivere concreto di tutti i giorni è a queste che affidiamo, e solo a queste lo affideremmo, il nostro esistere ma non posso fare a meno di pensare come le stesse ipotesi sopravvissute oggi alla verifica non è detto che lo facciano in eterno; ci accompagnano e le usiamo fino a che, asservite alla tecnologia, come dice Grassi, "funzionano" e fino a che sono "funzionali" ai nostri scopi ma lo saranno in eterno? Sono cioè immutabili? Direi proprio di no.

Di esempi, in ogni campo scientifico, dalla fisica, alla chimica, alla medicina ne esistono innumerevoli e gli stessi autori della discussione di lista ne citano parecchi. Da appassionata del cielo mi viene da ricordarne tre, di epoche diverse ma di natura parimenti astronomica.

La teoria di Newton enuncia che il moto ellittico di un pianeta intorno al Sole, rispetto alle stelle fisse, dovrebbe conservare sempre la stessa posizione. In altre parole i pianeti dovrebbero muoversi, se non fossero influenzati da altri corpi celesti ad essi vicini, sempre lungo la medesima orbita ellittica che rimane perciò immobile nello spazio. Tale teoria, sottoposta a verifica e confermata, è stata per lungo tempo usata con i suoi frutti.  Esisteva però una sola eccezione: Mercurio. Il pianeta più vicino al Sole, o meglio, la sua orbita, mostrava un comportamento anomalo in quanto la sua ellissi non si manteneva fissa nello spazio come previsto dalla teoria gravitazionale di Newton. Nel 1849, Urbain Jean Joseph Le Terrier, un matematico francese, famoso per avere scoperto (sulla base di precisi calcoli matematici) il pianeta Nettuno a partire dalle anomalie del moto di Urano, cercò di spiegarlo immaginando la presenza di un altro pianeta fra Mercurio e il Sole. Questo ipotetico pianeta, ricercato affannosamente da generazioni di astronomi, non fu mai trovato.

Successivamente arrivò Einstein e la sua "teoria della relatività generale" la quale contiene, tra l’altro, la «Teoria della Gravitazione di Einstein».

L'aspetto fondamentale e qualificante di questa teoria è che le proprietà geometriche dello spazio vengono modificate dalla presenza di forze gravitazionali.

Lo spazio, secondo Einstein, non è piatto ma è reso curvo dalle stesse masse che lo occupano; ogni oggetto certamente si muove nello spazio seguendo il percorso più breve ma è la geometria dello spazio a dirci quale sarà questo percorso.

Mercurio infatti è costretto ad effettuare un'orbita irregolare per la presenza del Sole stesso che ne deforma lo spazio percorso e che quindi non è sempre uguale a sé stesso. Le sue sono orbite aperte, la traiettoria "a rosetta" e il movimento di rotazione risulta lentissimo poiché si muove in uno spazio curvo. Mercurio e le sue stranezze ci permisero di provare una teoria ritenuta assurda ed impossibile dai più, scandalosa. La teoria della relatività infatti non fu immediatamente accolta dalla comunità scientifica poiché veniva accusata di un mancato rapporto tra esperimento e teoria. Sebbene Einstein affermasse che l'unica fonte di conoscenza è l'esperienza, egli era anche convinto che le teorie scientifiche fossero una libera creazione dell'uomo e che le premesse sulle quali esse sono fondate non potessero essere derivate in modo logico dalla sperimentazione.

Un altro esempio celeste? Dopo Copernico non pensiamo più di essere al centro dell'Universo e abbiamo imparato come e perchè il Sole, con la sua forza, faccia compiere alla terra la sua orbita ellittica attorno a questa stella che troneggia tra i pianeti del suo sistema.

Con Newton comunque, e Tolomeo avrà gioito dalla tomba, in base al principio di "azione e reazione" si è capito che non è proprio così: la stessa forza che il Sole esercita sulla Terra è esercitata dalla Terra sul Sole. Facendo i dovuti calcoli matematici, si scopre che in realtà Terra e Sole si muovono, girano entrambe, solo che, essendo la massa della  Terra  piccola, il suo moto sarà più evidente di quello del Sole. Anche il Sole dunque si muove e dopo aver impiegato moltissimo tempo per accettare le novità copernicane, qualcuno si è preso la sua rivincita!!!!

A volte è capitato che per la verifica e l’accreditamento di una teoria occorressero non solo molti anni ma anche eventi "inconfutabilmente eclatanti". Franz Gussmann (1741-1806), professore di storia naturale all’università di Vienna, fu il primo ad affermare, con un trattato del 1785, che i meteoriti cadessero dal cielo. Ebbene, fu ridicolizzato. Franz Chladni, (1756-1827) un altro scienziato tedesco, nel 1794 confermò la tesi cercando di dimostrare l’origine celeste dei bolidi con uno studio sulle loro caratteristiche geologiche, differenti da quelle terrestri. Il comitato dell’accademia di Scienze ritenne non sufficientemente valide e schiaccianti queste prove e la comunità scientifica si ricredette solo dopo ben 114 anni quando, a Tunguska, in Siberia, cadde un meteorite che provocò l’annientamento di duemila metri quadrati di foresta. La prova "schiacciante" richiesta era stata proprio tale!!

La vita sulla Terra è dura e difficile, l’esistere ci pone mille problemi, la scienza, questa materia fredda quanto vuoi, che poco lascia spazio a fantasie e speculazioni filosofiche ci aiuta in parte a superarli, in parte ad arginarli ma di certo trae forza dalla capacità meravigliosa e tutta umana di ipotizzare, d’immaginare a volte l’inimmaginabile.

Emmanuel Kant soleva dire "La vista del cielo stellato in una notte serena, dona una specie di godimento che solo anime nobili provano. Nell'universale silenzio della natura e nella pace dei sensi, il segreto potere conoscitivo dello spirito immortale, parla una lingua ineffabile e trasmette concetti inarticolati che si sentono e che non si possono descrivere". Nell’uomo tutto ciò è presente, necessario, insito nella sua natura; sono presenti sensibilità che vanno al di là del sensibile.

Si dice, e certo a ragione, che anche tutto questo è frutto di meccanismi precisi, prodotti da zone specifiche del nostro cervello, perciò riconducibili anche queste ad un fatto biologico ma, togli all’uomo questo "sogno" ed egli non sarà felice.

La felicità può apparire uno stadio dell’animo ininfluente ai fini della sopravvivenza di un pianeta, della risoluzione dei problemi primari dell’umanità ma senza questa l’uomo perde lo scopo del suo stesso esistere.

Malini scrive: "La scienza. Il sapere. Sapere. E' comunque impossibile, dati i limiti dei nostri strumenti percettivi naturali e delle protesi. Impossibile, data anche la brevità della vita umana, compresa quella del "genio", che istintivamente sa come arrivare alle chiavi che certe porte chiuse possono aprire. E¹ dimostrabile, la verità o essa coincide con il sapere e dunque ha limiti così lontani che solo la ferma contemplazione può avvicinarvisi?".

E’ il mistero della vita stessa! Esiodo in "Le opere e i giorni" disse che:

"Gli dei tengono nascosto agli uomini ciò che è necessario alla loro vita; facilmente, infatti, se non fosse così, e in un giorno solo, ti procureresti ciò che ti serve magari per un anno intero e senza lavorare. E subito appenderesti il timone e abbandoneresti il lavoro dei buoi e delle mule pazienti".

Sapere è un imperativo categorico dell’uomo ma è più una necessità o una fonte di godimento? Il sapere. Nel mito di Prometeo l’uomo, ricevuto da esso la conoscenza, fu poi di fatto libero ma fu felice?

- E inoltre ho loro donato il fuoco
- E ora la vampa del fuoco i mortali possiedono?
- Sì, e molte arti con esso apprenderanno.
Prometeo dovette unire alla conoscenza la speranza per rendere l’uomo veramente felice.

-   Ho tolto ai mortali l’angoscia della morte

- Quale rimedio hai trovato all’angoscia?
- Le cieche speranze ho posto fra loro
- Grande dono hai fatto ai mortali. Allora per questo Zeus t’accusa...

E poi l’uomo fu in grado di comprendere tutto? Noi oggi conosciamo quello di cui possiamo fare esperienza o meglio, perché ancora non basterebbe, ciò di cui conosciamo la natura ma siamo consapevoli che ciò che non sappiamo è molto, molto più di ciò che ci è evidente?

Grazie al principio di azione e reazione di Newton noi oggi affermiamo l’esistenza di pianeti extrasolari, li abbiamo "visti" in quanto abbiamo osservato i moti che questi producono nella loro stella, valutati nelle dimensioni e, con il concorso della teoria della gravitazione di Einstein, ipotizzatone l’orbita.

Un’eresia come questa dell’epoca passata è divenuta realtà, è oggi provata ma per tanto tempo fu solo ipotesi, sogno?

E il fenomeno ufo? Di certo l’uomo è più felice all’idea di non "sentirsi solo"; al di là delle paure che possano generarsi all’idea di altri mondi ciò è più rassicurante del senso di "vuoto" di un universo sterile. Che il fenomeno esista è indubbio, capirne la natura è un’altra cosa ma siamo oggi in grado di comprendere e scientificamente analizzare il fenomeno? No, un categorico no. Non c’è scienza senza misurazione e verifica perciò niente è scientificamente corretto in ufologia. L’uomo però è fatto di altre componenti, possiede capacità insospettabili e nell’approccio col fenomeno ufo, specie se ne sei testimone, vengono a scontrarsi le due componenti di ciascuno, ragione ed immaginazione. Trovo meraviglioso il pensiero di Einstein proprio riguardo a tutto questo, tratto dalla sua autobiografia scientifica in cui ci ricorda che è inevitabile che la parte intellettuale di noi rifugga dal sogno ma che senza esso non è possibile vedere cosa sta dietro alle cose, non ci può essere nuova scoperta:

"Non è affatto necessario che un concetto sia connesso con un segno riproducibile e riconoscibile coi sensi (una parola); ma quando ciò accade il pensiero diventa comunicabile. Con quale diritto – domanderà il lettore – quest’uomo si serve con tanta rudimentale sicurezza delle sue idee in un campo tanto problematico, e senza fare nemmeno il più piccolo sforzo per dimostrarle? Ecco la mia difesa. Tutti i nostri pensieri hanno questa natura di libero giuoco con i concetti; e la giustificazione di questo giuoco consiste nel maggiore o minore aiuto che esso può dare per raggiungere una visione generale dell’esperienza dei sensi. Il concetto di "verità" non si può ancora applicare a questo meccanismo: secondo me questo concetto può essere preso in considerazione solo quando esiste già un accordo generale (una convenzione) che riguarda gli elementi e le regole del giuoco. Per me non c’è dubbio che il nostro pensiero proceda in massima parte senza far uso di segni (parole), e anzi assai spesso inconsapevolmente. Come può accadere, altrimenti, che noi ci "meravigliamo" di certe esperienze in modo così spontaneo? Questa "meraviglia " si manifesta quando un esperienza entra in conflitto con un mondo di concetti già sufficientemente stabile in noi. Ogni qualvolta sperimentiamo in modo aspro e intenso un simile conflitto, il nostro mondo intellettuale reagisce in modo decisivo. Lo sviluppo di questo mondo intellettuale è in un certo senso una continua fuga dalla "meraviglia". Provai una meraviglia di questo genere all’età di 4 o 5 anni, quando mio padre mi mostrò una bussola. Il fatto che quell’ago si comportasse in quel certo modo non si accordava assolutamente con la natura dei fenomeni che potevano trovar posto nel mio mondo concettuale di allora, tutto basato sull’esperienza diretta del "toccare". Ricordo ancora – o almeno mi sembra di ricordare – che questa esperienza mi fece un'impressione durevole e profonda. Dietro alle cose doveva esserci qualcosa di profondamente nascosto".

La meraviglia degli ufo molti la conoscono, la verità questi la sanno già dentro di sé. Ne manca la prova…arriverà.

 

 
2003  
   

 

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