La Pasqua
LA FESTA SI CELEBRA LA PRIMA DOMENICA DOPO L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA
NEL IV secolo dopo
Cristo i Cristiani erano ormai liberi di manifestare la loro
fede ma celebravano la Pasqua in giorni diversi a seconda
della comunità di appartenenza. Per metter fine a ogni tipo
di controversia sulla più importante festività liturgica nel
primo Concilio ecumenico, convocato a Nicea nel 325 d.C.
dall'imperatore Costantino con l'avallo di Papa Silvestro I,
la questione fu trattata con attenzione. In quella sede i
vescovi, ben consapevoli di non poter fissare nel calendario
Giuliano una data non discutibile (ai tempi di Gesù Cristo
in Terra Santa, nonostante la dominazione romana, la gente
aveva continuato a far riferimento al calendario ebraico),
studiarono una regola che permettesse almeno di osservare la
Pasqua alle stesse condizioni in cui avvenne la
resurrezione. Stabilirono di celebrarla, ogni anno, la
domenica successiva alla prima Luna piena dopo l'equinozio
di primavera. Per di più i Padri conciliari, considerando i
rilievi astronomici un compito troppo oneroso per i ministri
del culto, precisarono che l'equinozio di primavera era
fissato, convenzionalmente, il 21 marzo e che la Luna
avrebbe dovuto esser ritenuta piena al quattordicesimo
giorno di ogni lunazione fittizia (ecclesiastica) tabulata
secondo il ciclo di 19 anni o di Metone. Questo astronomo
ateniese, nel V secolo a.C., per primo constatò che 235
lunazioni equivalgono, più o meno, a 19 anni solari. Il
computo del tempo degli ebrei è basato su questo ciclo; i
235 mesi lunari, con 30 o 29 giorni (alternati), sono
distribuiti in 12 anni comuni di 12 mesi e in 7 embolismici
di 13. Il sistema messo a punto a Nicea, utile a prevedere
la data della Pasqua in modo semplice e con largo anticipo,
a parte qualche aggiustamento successivo rimane valido
ancora oggi. Tuttavia, nel corso dei tempi, parecchi uomini
di cultura (compreso Newton) hanno studiato quella storia
per stabilire in quali giorni potrebbero esser avvenuti
realmente gli eventi drammatici per il Signore; nessuno però
sembra pervenuto a una conclusione ineccepibile. In realtà
questa ricerca non può basarsi su alcun riferimento sicuro:
ogni presupposto è facilmente discutibile. La prima
contraddizione emerge già dai Vangeli: Matteo, Marco e Luca
sostengono che Gesù fu crocifisso il 15 Nisan (settimo mese
corrispondente ad un arco di tempo, variabile di anno in
anno, compreso tra marzo e aprile), Giovanni invece sostiene
il 14. Gli evangelisti, sebbene nessuno indichi l'anno, sono
invece d'accordo nel collocare, rispetto al sabato, la
crocifissione nel pomeriggio del giorno precedente e la
resurrezione all'alba del successivo. Nonostante tutto, in
base ad alcuni fatti con datazione sicura, è possibile
collocare gli ultimi momenti della vita di Cristo in un anno
compreso tra il 29-esimo e il 33-esimo dalla sua nascita.
Difatti: 1) Ponzio Pilato fu procuratore in Galilea
dall'anno 26 al 36; 2) dopo esser stato battezzato da
Giovanni nelle acque del fiume Giordano nell'anno 29,
15-esimo di regno dell'imperatore Tiberio, Gesù visse ancora
3-4 anni; 3) San Paolo si convertì, quasi certamente, prima
dell'anno 34. Il problema pare ridotto quindi a cercare, in
quel periodo, un giorno 14 o 15 Nisan che sia stato venerdì;
compito niente affatto facile. Il mese di Nisan relativo a
quegli anni, per esempio, non è chiaro quando possa esser
cominciato; il calendario ebraico, infatti, è ben
documentato solo dal lV secolo. Inoltre, a quell'epoca, il
primo giorno del mese era stabilito quando all'orizzonte era
visibile un'esile falce di Luna crescente. Le condizioni
atmosferiche del momento, in aggiunta ad altri elementi poco
prevedibili, potevano influenzare l'osservazione; di
conseguenza, per evitare controversie, deliberava un
apposito comitato. Quell'organo aveva altresì la facoltà di
decidere l'inserimento del mese supplementare. Ciò non solo
per tenere il calendario al passo con le stagioni, poteva
disporlo anche nel caso in cui un insolito protrarsi della
stagione invernale avesse mantenuto, con i prati sempre
brulli, i giovani agnelli ancora troppo magri per un
eccellente banchetto pasquale. Nonostante tutte le
difficoltà per venire a capo della questione, la
disponibilità dei mezzi moderni di elaborazione ha favorito
nuove indagini consentendo di pervenire a due date
abbastanza probabili: 7 aprile dell'anno 30 e 3 aprile del
33. Parecchi annali medievali, tuttavia, riferiscono che
alla morte di Cristo "sopraggiunse l'oscurità e la Luna
apparve color sangue". Questo resoconto sembrerebbe alludere
a un'eclisse di Luna, quindi di fatto, renderebbe
preferibile la seconda data. E' possibile, infatti, che il
fenomeno sia stato visibile quel giorno a Gerusalemme; è
improbabile, però, che sia stato effettivamente osservato.
Su questo aspetto è opportuno essere prudenti, viste le
incertezze sul sistema Terra-Luna in un tempo così lontano.
La simulazione di quell'eclisse, infatti, risulta
discutibile per le nostre conoscenze un po' approssimative
sul rallentamento della rotazione terrestre e sulle
variazioni del moto lunare al di là degli ultimi 3-4 secoli.
Se il 3 aprile dell'anno 33 la Luna, realmente, si fosse
alzata all'orizzonte eclissata, il fenomeno avrebbe dovuto
esser più o meno alla sua conclusione. E' abbastanza
difficile, quindi, che sia stata distinta la colorazione
naturale del corpo celeste in quella posizione da quella
caratteristica che esso comunemente assume nel corso di un
evento del genere. A meno di clamorosi sviluppi, peraltro
poco probabili, tutto ciò sembra sufficiente a concludere
che la questione è destinata a rimanere in sospeso.
di
Mauro Pisani
7/4/2004
http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/estrattore/tutto_scienze/art3.asp