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"Noi conviviamo con la fine del mondo. Solo che non ce ne accorgiamo, o non vogliamo pensarci".
"Guida alla fine del mondo"
Dove finirà tutto? Questo si chiede Bill McGuire, vulcanologo di fama mondiale,
nella prefazione della sua Guida alla fine del mondo, pubblicata da qualche
tempo da Cortina. Si tratta di una ragionata e documentata ricognizione dello
stato attuale della Terra, che si basa su quanto è avvenuto in passato, e su
quanto potrebbe avvenire in futuro. Bill McGuire, del resto, è professore di
Geofisica all'University College di Londra, collaboratore del Guardian e di
fortunate trasmissioni della Bbc sui rischi di catastrofi naturali.
Le sue pagine rispondono con pacata lucidità ed estrema chiarezza a tutti i più
frequenti interrogativi sulla fine del mondo, suggerendo in coda ad ogni
capitolo i fatti principali su cui meditare. Sono pagine che tutti possono, anzi
dovrebbero, leggere, semplici ma avvincenti anche per chi non sa nulla di
sistemi solari e galassie. Il professore parte da una breve biografia della
Terra, mettendo a fuoco fin dall'inizio quattro possibili catastrofi. La natura,
a torto giudicata benigna, è invece un nemico terribile per il genere umano,
vendicativo, silenzioso e peggio ancora improvviso. In realtà, scrive McGuire,
«noi conviviamo con la fine del mondo. Solo che non ce ne accorgiamo, o non
vogliamo pensarci».
Se è vero che fino ad ora
siamo stati abbastanza fortunati, il quadro che si prospetta è ben poco
incoraggiante. Nei prossimi decenni, innalzamenti bruschi della temperatura e
del livello dei mari causati dall'effetto serra e dalla crescita della
popolazione, daranno vita a innumerevoli disastri naturali. Di contro, alcune
zone del pianeta come Irlanda e Gran Bretagna, potrebbero subire una glaciazione
nell'arco di uno o due secoli e diventare simili al Polo. Ci sono poi eventi
geologici, sia extraterrestri che terrestri, di ampio impatto, tali da rovinare
l'intera nostra società. Prima di tutto la minaccia, sempre più seguita e
monitorata dagli scienziati e dai governi, della collisione della Terra con
comete e asteroidi. Basterebbe che un oggetto con un diametro di un chilometro
colpisse il nostro globo, per spazzare via un quarto della popolazione mondiale.
Per non parlare dei tre eventi epici che ci aspettano dietro l'angolo. Si sono
già fatti conoscere nella preistoria, ma non ancora nei tempi moderni: una
supereruzione vulcanica, come quella che 73 mila anni fa gettò la Terra in un
gelido inverno, una serie di onde giganti come quelle che centomila anni fa
travolsero la costa pacifica, e una tempesta di terremoti capace di radere al
suolo intere aree e città.
In realtà, vivendo su uno dei corpi più attivi del sistema solare, esistiamo
ancora solo per miracolo. E non è semplice allarmismo, perché recenti studi sul
Dna umano hanno dimostrato che abbiamo sfiorato l'estinzione con la passata
supereruzione vulcanica e che, se fossimo vissuti 65 milioni di anni fa insieme
ai dinosauri, saremmo scomparsi con loro quando un asteroide dal diametro di
dieci chilometri colpì la Terra.
Ma come mai l'uomo sembra non preoccuparsene? Eppure ogni anno, nel Missouri e
nel Tennessee, milioni di americani aspettano il tornado che puntualmente
minaccia case e persone. Nel Bangladesh e nelle Filippine le inondazioni
spazzano via paesi e città, mentre in alcune zone fortemente sismiche come la
Turchia e il Cile, i terremoti non lasciano traccia di interi villaggi.
Ciononostante, Bill McGuire fa notare che «un omicidio nella telenovela
preferita o il goal della squadra del cuore cattura ben più interesse dei 50.000
morti per una valanga di fango in Venezuela». E questo atteggiamento si ritrova
anche in quei paesi altamente a rischio di eruzioni vulcaniche e terremoti. Si
preferisce rimuovere siffatte eventualità piuttosto che accettare che ciò possa
accadere proprio a noi o a nostri diretti discendenti.
Quello che il vulcanologo docente di Geofisica vuole dirci, è che non si tratta
di fenomeni "da scienziati" né di semplici casi oggetto di studi per il
progresso dell'umanità, ma di rischi tangibili verso cui attivare fin da subito
delle contromosse da parte nostra. L'uomo può ancora fare qualcosa, anche se non
può pretendere la soluzione a questi gravi problemi, partendo innanzitutto dal
rispetto ossequioso per la natura.
Bill McGuire Ed.Raffaello Cortina Editore, 2003, pagg. 170, euro 17,50
Silvia Del Vecchio
Fonte: www.enel.it
http://italy.peacelink.org/ecologia/articles/art_4199.html