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Gli scienziati padovani "brindano" con l'acqua marziana scoperta dal loro spettrometro
Padova
Un brindisi a base di acqua, marziana però. È quello degli scienziati europei ed anche padovani ai quali la missione "made in Europe" Mars Express ha regalato le prime evidenze sperimentali della presenza del prezioso liquido sul Pianeta rosso sia come ghiaccio che come vapor acqueo nell'atmosfera. Non solo: è stata rilevata anche la presenza di anidride carbonica (il gas che si sviluppa ad esempio dai processi di fermentazione o di combustione delle sostanze organiche e che viene addizionato alle bevande per renderle gassate) e monossido di carbonio, gas incolore, incolore e velenoso.
Mars Express, la sonda dell'Esa, l'Agenzia Spaziale Europea, sta dando grandissime soddisfazioni agli scienziati europei, e tra di loro ci sono anche parecchi padovani. Uno degli strumenti chiave della missione, che sta inviando alcune delle informazioni più rilevanti, è infatti il PFS, acronimo per Planet Fourier Spectrometer, strumento in parte progettato e realizzato nei laboratori del Centro Interdipartimentale di Studi ed Attività Spaziali (Cisas) dell'Università di Padova, dove sono state sviluppate le componenti meccaniche, robotiche e termiche. PFS è uno spettrometro infrarosso ad alta risoluzione "per pianeti" ideato per acquisire importanti informazioni sulla atmosfera. Gli spettri infrarossi che PFS invia sulla Terra sono una specie di diagramma, caratterizzato dalla presenza di alcune "bande", da cui è possibile ricavare le "impronte digitali" di alcuni composti chimici. Come anticipato da questo giornale otto giorni fa, proprio il PFS ha raccolto i primi spettri infrarossi che hanno evidenziato la presenza di acqua, anidride carbonica e monossido di carbonico. Il PFS campiona l'atmosfera marziana in volumi a forma di colonna, con una precisione molto elevata.
«Rispetto agli strumenti a bordo della missione americana - spiega Stefano Debei, ricercatore padovano al Cisas, direttamente coinvolto nella progettazione del PFS - gli strumenti europei sono molto più accurati e precisi, e consentono di ottenere informazioni più dettagliate». «Nella fase di realizzazione delle componenti meccaniche e termiche - aggiunge Francesco Angrilli, direttore del Cisas- è stata utilizzata una tecnologia di altissima precisione, che consentisse un controllo degli spostamenti delle varie parti al millesimo di millimetro».
Nei giorni scorsi, le informazioni fornite da PFS sono state integrate dai dati raccolti da Omega VNIR, un altro strumento montato sulla sonda che ha "fotografato" il ghiaccio presente sulla superficie di Marte, rivelando la presenza di acqua «in quantità maggiore di quanto ci si attendesse», dice Debei.
Mars Express sta anche raccogliendo numerose foto. Tutti i dati raccolti dalla sonda vengono inviati via satellite alla centrale operativa dell'Esoc, a Darmstadt, in Germania, da cui vengono poi diramati alle varie unità di ricerca europee coinvolte nel progetto. I primi spettri inviati da PFS sono stati inoltrati ai colleghi padovani da Vittorio Formisano, scienziato dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma e responsabile scientifico di PFS.
Una missione di enorme successo specie se si pensa che gli europei l'hanno intrapresa utilizzando strumenti ed apparecchiature estremamente sofisticate ma sviluppate per precedenti missioni spaziali. Di fatto un "riciclaggio" intelligente che ha consentito di minimizzare i costi senza però rinunciare a risultati di eccellenza. Mars Express è infatti costata "solo" 150 milioni di euro. Al Cisas dell'Università di Padova seguono intanto con attenzione e entusiasmo i progressi di Mars Express e PFS, in attesa di fare un meritato brindisi marziano.Silvia Gross
Il Gazzettino Online