Comunicazione con gli extraterrestri? Meglio la posta del telefono

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All'Istituto per le ricerche delle intelligenze extraterrestri (SETI) stanno ancora faticando per convincere la gente (e contrastare la mania che si è impossessata di alcuni giornali e TV) che un recente segnale radio "sospetto" captato dallo spazio a febbraio rientra nella folta schiera dei possibili falsi allarmi, e non implica una chiamata interstellare da parte di ET.

Intanto due ricercatori dell'Università Statale del New Jersey espone un'idea diversa sulle possibili forme di comunicazione che potrebbero essere avviate tra le civiltà che eventualmente popolano la nostra galassia.

Scrivendo sulla rivista Nature, Christopher Rose e Gregory Wright, sostengono infatti che il modo più efficiente di scambiare messaggi tra noi e gli alieni, e viceversa, è il classico "messaggio nella bottiglia".

"La nostra domanda originale - dice Rose - è stata: come si può ottenere il massimo scambio di informazioni su una comunicazione attraverso lo spazio?" Facendo un po' di calcoli, i due scienziati sono arrivati alla conclusione che i messaggi radio si deteriorano troppo sulle enormi distanze interstellari. E questo significa che ci vuole molta più potenza (quindi energia) per rendere un segnale comprensibile. E poi un segnale radio deve essere captato nel momento in cui passa. Ma, se siamo noi a trasmettere, chi ci garantisce che ci sia qualcuno ad ascoltare con antenne costantemente puntate dalla nostra parte? La civiltà umana non lo fa di certo, almeno per ora. E non potrebbe sicuramente tenere d'occhio tutte le stelle della galassia.

Rose e Wright, dal canto loro, sostengono che questi problemi verrebbero risolti semplicemente "scrivendo" messaggi e lanciandoli nello spazio a bordo di sonde in attesa che qualcuno li recuperi. "Il messaggio - dice Rose - potrebbe essere un vero testo scritto oppure, e mi sembra più probabile, materia organica inserita dentro un asteroide". In questo caso, scrivono gli autori del testo comparso su Nature, il Sistema solare, magari la stessa Luna, per non dire la Terra, potrebbero contenere messaggi del genere in attesa di essere scoperti. In altri termini, viene invocata una caccia cosmica al relitto archeologico che, venendo da altre stelle, potrebbe trovarsi ora seppellito nella polvere dei corpi celesti a noi più vicini.

Non che l'idea sia proprio rivoluzionaria: le due sonde Pioneer e le due Voyager, lanciate dalla Nasa ed ormai dirette verso l'esterno del Sistema Solare, portano tutte a bordo segni della nostra civiltà. Per le prime si tratta di una placca d'oro incisa, per le seconde di un disco laser

 

 
 
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