Alien secondo la Nasa

Gli scenari degli esobiologi dell'agenzia e del programma Seti

<<Gli esseri che forse popolano l'universo non sono mostri nè ET>>

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Lo sbarco degli alieni negli Usa è previsto per l’autunno, 68 anni dopo il celeberrimo annuncio radio di Orson Welles. Stavolta arriveranno davvero, da Aurelia e da Blue Moon, e si comporteranno bene, da non violenti. Peccato che non parleranno, al massimo fischi o grugniti. Non saranno i mostri immaginati dai kolossal, «Alien» carnivori senza cuore,manemmeno umanoidi commoventi come il sentimentale ET. Saranno extraterrestri per davvero,molto diversi da quanto incubi e sogni li avevano plasmati, strappandoli alle regioni segrete della nostra psiche. Sono simil-balene volanti, alberi deambulanti, uccellacci a tre occhi, palloni fotosintetici, anfibi dal muso a becco e non solo. Brutti e affascinanti al tempo stesso, incarnano il sofisticato prodotto delle ipotesi - le prime - degli esobiologi della Nasa e del programma Seti per la ricerca della vita al di fuori della Terra. Hanno messo insieme i principi-base dell’evoluzione biologica, le leggi dell’astronomia e le regole della biomeccanica e, dopo lunghe serie di calcoli, hanno elaborato le creature attese in tour nei principali musei della scienza: esibiscono un look bizzarro, corteggiano lo stupore, ma senza oltrepassare i limiti. «In fondo - si è giustificato lo scienziato Simon Conway Morris - la vita presenta restrizioni invalicabili, ovunque nell’universo: non è sempre identica a se stessa, ma le somiglianze sono inevitabili». Così Aurelia e Blue Moon rappresentano due ecosistemi possibili in una varietà un po’ ristretta. Il primo pianeta orbita intorno a una stella nana e presenta due facce immutabili, una lussureggiante e una ghiacciata, e il secondo è un satellite dall’atmosfera iperdensa e sigillato in un eterno effetto serra. Le conseguenze sono il trionfo di animali e piante: predatori bipedi (i Gulphog) e piante a bulbo che si gonfiano di idrogeno (le Balloon plant), insieme con uccelli-pipistrello (gli Stalker), piante a cono che assorbonoCO 2 (i Pagoda tree) e creature volanti come gli Skywhale e i Kite.

Tutti conservano qualche tratto vagamente famigliare tanto che i veri alieni, quelli spaventosi, sembrano sempre di più i microbi che popolano il fondo degli oceani del Pianeta Blu, il nostro.

 

Data: 22/3/2006

Autore: Gabriele Beccaria

Fonte: La Stampa - Tutto Scienza e tecnologia

Link: http://www.lastampa.it/

 
   

Le creature extraterrestri di Aurelia e Blue Moon

 
   

 

 

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