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La vera essenza dei cerchi nel grano

Quattro chiacchiere con un creatore di crop circles alla ricerca del significato di un’attività e di un fenomeno, entrambi poco conosciuti

 

Di Margherita Campaniolo

 
 
 

Salve Margherita, sono un circlemaker italiano, volevo parlare con lei di cerchi nel grano…

MC - Siamo al cospetto di uno dei diversi sfaccendati, frequentatori di campi?

Vede.. secondo me, i creatori dei cerchi sono vittime, tantissime volte, di giudizi del tutto scorretti e inappropriati.  Vengono definiti da molti dei burloni in cerca di attenzione o sciocchi esibizionisti (di questi commenti non immagina quanti se ne sentano all’interno di un cerchio) poiché oggi, vista la consapevolezza che l’uomo può creare un cerchio nel grano,  si pensa che tutti ne sarebbero capaci (cosa del tutto sbagliata). La comparsa di un cerchio nel grano è diventata inoltre l’occasione per  certi personaggi per “emergere”, dicendo come sarebbe stato possibile eseguire l’intero lavoro costruttivo e fra questi non mancano quelli che dicono enormi sciocchezze ricorrendo a tecnologia militare o quelli che liquidando il tutto con una semplice abilità con corda e tavola senza altre implicazioni profonde di ordine introspettivo. Ho potuto notare che su decine e decine di pagine scettiche, e che non errano ad associare le formazioni ad un intervento puramente umano, viene scritto in ultima analisi: “I cerchi nel grano possono esser fatti servendosi di corde ed assi! Fine!”. Odio sentire e leggere questa frase, perché con essa vedo sfumare tutte le mie fatiche. Con questa semplice frase viene liquidata l’intera storia. Non voglio che la gente pensi ad un fenomeno sovrumano ma nemmeno che sia portata a vedere, nei crop circles, il semplice sfogo di burloni che hanno agito durante una notte di euforia e nulla più. Questo, per me, rappresenta il vero scetticismo, che non significa solamente non credere in qualcosa, ma rappresenta quella condizione interiore attraverso la quale una persona smette di riflettere, immaginare, sognare.. Molti non hanno ancora colto quello che c’è dietro a un cerchio nel grano e leggendo sul web ho notato che lei, invece, anche se non vede nei crop circles un fenomeno anomalo, lo tratta con entusiasmo e ammirazione. Questo è fondamentale per me, perché è il principale motivo per il quale io creo i cerchi nel grano ed è per questo che ho voluto contattarla. Come vede con ciò le teorie dei burloni e dei macchioni si annullano..

 

 
 

MC - E’ comunque innegabile il fatto che le motivazioni di un circlemaker possono avere nature differenti e che esistono quelli mossi solamente da stupido spirito burlesco. Pensa che non esistano?

Anche io penso che esistano diverse tipologie di circlemakers. Questo si può facilmente cogliere osservando una formazione nei suoi dettagli. In alcuni casi il circlemaking rappresenta una pratica che sta divenendo una vera e propria fonte di guadagno. Parlo dei cerchi commissionati soprattutto nel sud dell’Inghilterra. S’immagina cosa accadrebbe se improvvisamente smettessero di comparire i crop circles proprio lì? Rappresenterebbe la fine dell’intero fenomeno! Se ne perderebbe l’interesse e per alcuni si avrebbe un calo negli affari. Ci sono poi i mattacchioni, che solitamente son molto giovani. I lavori realizzati da questi gruppi sono facilmente distinguibili osservando la geometria del cerchio. La complessità del cerchio naturalmente ci indica il grado di abilità del creatore, ma non solo. Ad esempio se i contorni delle varie parti del cerchio sono poco nitide e molto sbavate, questo potrebbe indicare che chi lo ha fatto, quella notte, era molto teso e con tanta voglia di finire per poter andar via. Questo atteggiamento è tipico di persone molto giovani che pensano che basti programmare la cosa la sera prima ed è fatta (Tanto che ci vuole! Basta una corda ed un bastone). Poi ci sono le performance di ragazzi in cerca di attenzione o che lo fanno tanto per ridere o emulare. I risultati sul grano sono spesso scarsi.

Esistono dopo circlemakers che si dedicano a questa attività per vocazione artistica e spirituale; essi amano creare, fare arte usando tutte le forme attraverso cui essa si può manifestare, entrare in contatto con le forze della natura, trarne energia e donarla ai visitatori.. Non è necessario si tratti di opere di complessità eccessiva ma nell’ammirarne il risultato si “sente” qualcosa di diverso, di speciale. Le formazioni più grandi e più complesse richiedono poi, sicuramente, l’opera di persone che abbiano sensibilità, gusto e capacità artistiche avanzate e per questa ragione questi gruppi sono solitamente costituiti da gente con caratteristiche differenti dagli sfaccendati.. penso siano in pochi i ragazzi superficiali che occuperebbero il tempo libero a fare sopralluoghi, studiare simbologie e grafici di disegni tanto complessi ecc..

 

 
 

MC -E’ giusto dire che le opere inglesi dettano scuola?

Si, è impossibile non rimanere ispirati dai cerchi inglesi, che noi circlemakers guardiamo ed ammiriamo. Però anche noi, nel nostro piccolo, visti i commenti ai nostri cerchi, sembra che siamo sulla via giusta.

 

 
 

MC -Parliamo di crop circles allora. La domanda, seppur non ha nulla di originale, è d’obbligo. Come si realizza un cerchio nel grano?

Necessitano di una preparazione che può durare anche diverso tempo ma prima di rispondere in dettaglio vorrei sottolineare che queste saranno dichiarazioni del tutto personali e che derivano solamente dalla mia esperienza. Descriverò cosa accade suddividendo le operazioni in fasi: alla ricerca del campo perfetto!!

L’attività di un circlemakers  ha inizio con la ricerca del campo di grano ideale che soddisfi il più possibile le necessità base richieste per la reazione di un crop circle. Personalmente mi son trovato a far fronte a una serie di  problematiche che, sicuramente, in Inghilterra non avrei avuto. Qui da noi bisogna cercare preferibilmente un campo:

a) ben visibile da una strada trafficata durante il giorno;

b) potendo, inclinato rispetto alla strada principale, in modo che la sua geometria possa esser ancora meglio apprezzata (visto che da noi non sempre vengono prodotte immagini aeree delle formazioni);

c) deve avere dimensioni piuttosto grandi (cosa non sempre possibile da trovare;

d) deve essere raggiungibile anche a piedi in modo da poter lasciare eventualmente la macchina molto lontano dal posto, la notte della realizzazione. Alcune volte è stato necessario farci accompagnare e, una volta terminato il lavoro, ci facevamo venire a prendere;

e) meglio se dotato di tramlines evidenti, cosa che nei nostri campi non si trova sempre (in Inghilterra le tramlines sono dei veri e propri sentieri, molto larghi e totalmente privi di vegetazione). Entrare in un campo al buio e non lasciare tracce, come occorre accertarsi che accada, è un’operazione che occorre una maggiore difficoltà per noi circlemakers italiani rispetto a quelli inglesi. Qui da noi l’uso di mezzi meccanici, all’interno di un campo di grano, avviene, molto spesso, una sola volta, al momento della semina. Di conseguenza le tramlines sono poco distinguibili  proprio perché la pressione esercitata dalle ruote sul terreno avviene una sola volta. Col passare dei mesi, e la continua crescita della vegetazione, gli steli, già alti, si avvicinano talmente tanto tra loro che le tramlines risultano ancor meno visibili, ma ci sono! Capisce che questo rende più complicato entrare in un campo senza lasciar tracce ma non è impossibile, occorre solo più attenzione e pratica; più che altro rende più difficile capire, per chi guarda, come si è fatto ad entrare senza lasciare tracce.

Tutto questo implica dei sopraluoghi che possono durare anche settimane.

Una volta trovato il campo che abbia queste caratteristiche, o valutato come aggirare i requisiti non presenti, si decide insieme di terminare la ricerca e di passare allo studio della zona circostante al campo di grano scelto:

f) bisogna vedere se vi sono abitazioni vicine e se abitate anche nelle ore notturne;

g) verificare la presenza o meno di cani da guardia;

h) servirsi di immagini satellitari. Un’immagine dall’alto permette di capire meglio come raggiungere il posto a piedi, misurare l’intero campo e stabilire il punto esatto dove deve esser costruito il pittogramma ecc.. Una semplice procedura da eseguire comodamente da casa.

 

 
 

MC -E per quanto riguarda il disegno e l’attrezzatura?

Per quanto riguarda la formulazione del disegno, questa è una cosa che può esser fatta in qualsiasi momento ma mai quando sia imminente la data di realizzazione. Il disegno scelto deve esser studiato bene. Questo è di fondamentale importanza e non solo in relazioni alle dimensioni adatte al campo! Bisogna arrivare all’evento preparatissimi, come dei militari prima di un’operazione importante. Si deve conoscere alla perfezione il grafico, come fosse una lezioncina imparata a memoria! Si figuri che per l’ultimo mio cerchio non ho avuto bisogno di guardare neppure una volta il grafico, che normalmente si consulta passo dopo passo.

Durante l’ultima settimana prima dell’evento, si effettuano gli ultimi sopralluoghi, soprattutto in tarda serata, per evitare sorprese. Il giorno prima prepariamo l’attrezzatura: fettuccia metrica da 30 m, piccolo laser portatile, bandierine in numero adeguato, tavole la cui lunghezza varia in base alle necessità e infine, se necessita, un puntatore laser dotato di cavalletto e goniometro portatile. Tutto qua!

 

 
 

MC -Spesso si sente dire dell'importanza dell'uso del PC nella realizzazione del disegno. Voi non l’avete citato, perché?

Ma.. Per quanto riguarda la geometria di un cerchio, io mi limito solo a formularli su carta con squadre, goniometri, compassi. Molti dicono che i circlemakers utilizzano programmi di grafica e roba del genere; posso dire che questo non deve rappresentare un carattere fisso e assoluto perché per noi non lo è. Quindi posso dire che la conoscenza informatica non ricopre nessun ruolo indispensabile in questa arte. L’intera attività di un circlemakers è basata su principi di carattere geometrico, pratico e manuale. Niente tecnologia.. solo testa, e spirito creativo.

 

 
 

MC -Ci parla meglio delle famose tavole?

Per quanto riguarda le tavole, ci sono diverse teorie.. io personalmente la penso così: nel caso in cui il grano sia ancora verde, la larghezza della tavola migliore è quella stretta e quindi più leggera. In questo modo la pressione sulle spighe è molto ridotta e di conseguenza le spighe risultano esser meno danneggiate. Il risultato finale è un crop circle dall’aspetto naturale, più vicino ad un effetto naturale, non invasivo.

 

 
 

MC - Come ha imparato a fare i cerchi nel grano?

Per imparare a fare i cerchi io consiglio di uscire e fare i cerchi, non è parlandone che si impara o si comprende com’è possibile che certe meraviglie si realizzino. Solo provando in prima persona si comprende quali sono gli aspetti fondamentali, quello che si deve e quello che non si deve assolutamente fare. Non esiste una vera e propria teoria su questo argomento. Ci vuole pratica, pratica e ancora pratica per scoprire i segreti.

Ricordo benissimo l’esperienza dei primi cerchi che ho eseguito!! Le prime volte eravamo impacciati, nervosi, non riuscivamo certe volte a capire in quale zona del cerchio ci trovavamo, anche quando i cerchi non raggiungevano i 20 metri di diametro. Sarebbe stato ottimo se fin dall’inizio avessi avuto una guida. Avrei evitato tanti errori e fatiche inutili. Adesso tutto è diverso, riesco ad orientarmi al buio, a star più calmo e concentrato (cosa molto importante). La paura di esser scoperti e l’ansia accumulata negli ultimi giorni, possono facilmente compromettere il lavoro. Il rischio più fastidioso e temuto per un circlemaker è di non riuscire a terminare l’opera. Sarebbe insopportabile! Penso che alcuni, in questi casi, preferiscano allettare tutto il cerchio (i semplici cerchi tanto diffusi da tutte le parti potrebbero esser il risultato della non riuscita, alla fine, del crop circle ipotizzato).

Per queste ragioni, gli ultimi giorni prima dell’evento, cerco sempre di allontanare i pensieri dai crop circles in generale e pensare ad altro. Anche alcune ore prima della realizzazione abbiamo l’abitudine di recarci in zone di campagna, sdraiarci sulla terra a guardar le stelle per rilassarci. Questa cosa è come un rito che puntualmente ripetiamo.

 

 
 

MC -Ha scritto “abbiamo”. Quante persone occorrono per fare un cerchio nel grano di una certa complessità? Quanto tempo ci si impiega?

Per fare l’ultimo nostro cerchio complesso abbiamo impiegato poco più di due ore e mezzo. Le persone che l’hanno realizzato sono state in tutto tre. Io penso che tre, massimo quattro sia il numero ideale di persone occorrenti ma possono esserci eccezioni dovute alla grande estensione del cerchio (non riguarda i campi italiani).

 

 
 

MC -Come vi organizzate, una volta nel campo?

In un gruppo, ogni componente deve avere dei ruoli assegnati e precisi: il primo si dedica di tracciare il disegno sul grano; il secondo deve assistere il primo e occuparsi dell’allettamento; il terzo si occupa solo dell’allettamento. Questa precisa suddivisione di compiti potrebbe apparire esagerata, ma è così che agiamo e son sicuro che tutti i circlemakers “seri” sono organizzati nella stessa maniera. Non è possibile improvvisare.

 

 
 

MC -Fate mai i conti con la questione “visibilità”? Cioè calcolate la fase lunare più propizia? Qual è la vostra? Alcuni circlemakers ammettono di aspettare una bella luna piena per agire più facilmente su geometrie complesse, altri invece sottolineano di preferire l’assenza di luna per un discorso di invisibilità propria. Qual è il vostro rapporto col buio della notte? Come agite? Cosa accade?

Questo è un aspetto importantissimo. Quando posso scegliere preferisco una fase intermedia, cioè di buona luce ma non eccessiva. La luna in campagna, inoltre, è molto suggestiva e rilassante, durante la notte fonda, se il cielo è limpido, diventa talmente luminosa che il grano (soprattutto se già di colore giallo) diventa tutto bianco. E’ veramente bello. Non è comunque una regola e, se non si è troppo abili nell’oscurità, ovviare al buio con semplicissimi (e poco costosi) strumenti è possibilissimo. Un esempio: una maschera da softair.

 

 
 

MC -C’è una frase che dice che l’assassino torna sempre sulla scena del delitto; accade così anche per i circlemakers?

Ebbene si, anche io ho visitato spesso i miei cerchi dove sostengo la parte del comune curioso impressionato (una parte facile da sostenere perché sono veramente emozionato); non ho saputo sempre resistere alla tentazione di visitare il crop per la voglia  di vivere nuovamente le emozioni provate nella notte precedente. E’ bellissimo sentire cosa dice la gente e cosa ne pensa. Per visitare i cerchi molta gente arriva anche da lontano. Tra i visitatori ci sono anche dei gruppi veramente bizzarri, in atteggiamento quasi “religioso”. Alcuni parlano di segni dal cielo allo scopo di annunciarci qualcosa. Ho visto gente inginocchiata al centro del cerchio che pregava e che piangeva, altra ancora che, guardando verso il cielo urlava “Cosa volete da noi?”. Alcune cose erano veramente paradossali ma è anche giusto che ognuno sia libero di credere quello che vuole. C’erano quelli che parlavano di atterraggi di navicelle aliene, con tanto di avvistamenti di luci e suoni strani durante la notte precedente. Infine ci sono stati anche gli scettici più accaniti che hanno associato la cosa al semplice divertimento dell’uomo. Alcuni hanno pensato si trattasse dell’opera di molte persone, esperte, magari militari, e che potevano disporre di grandi e sofisticate attrezzature.

 

 
 

MC -È noto di riti fatti da altri gruppi di circlemaker come di racconti di eventi particolari, di luci avvistate, che dite in proposito? E che ne pensate?

Ricordo un fatto che ci capitò durante la realizzazione di un cerchio dell’anno scorso.. nella fase finale, mentre stavamo schiacciando il grano sul terreno, ebbi come la sensazione di esser stato come abbagliato da una luce e che si spense improvvisamente. Non avendo capito cosa potesse esser stato (non sapevo neppure se poteva esser stato frutto della suggestione), mi gettai subito a terra. Dopo qualche secondo alzai il capo alla ricerca del mio compagno, e fu allora che vidi che pure lui se ne stava nascosto tra le spighe. Capii allora che anche lui aveva notato quella “strana luce”. Avevamo paura che qualcuno ci avesse visto con delle torce. Guardandoci attorno, ci tranquillizzammo quando vedemmo che effettivamente non c’era nessuno. La cosa ci insospettì tanto anche perché avevamo letto articoli su questi strani eventi. Dopo circa 10 minuti, improvvisamente un secondo lampo di luce illuminò tutto e ci fece nuovamente gettare a terra. Questa volta però riuscimmo finalmente ad identificare il nostro misterioso ufo! Si trattava semplicemente di macchine che effettuavano inversioni in lontananza. Vista la posizione del nostro campo ogni veicolo che involontariamente puntava i fari era stato scambiato da noi per luci misteriose. C’è da dire anche che lo stato d’animo in quei momenti non ti permette di cogliere completamente lo stato reale delle cose. Riguardo ai fatti capitati ad altri circlemakers, non saprei cosa dire e poi non mi permetterei mai di trarre delle conclusioni anche se alcune storie superano l’assurdo. Comunque sia a me non è mai successo nulla di strano.  

 

 
 

MC -Non sentite in alcun modo che termini come burloni e sfaccendati vi appartengano. Come vi sentite invece riguardo alla questione inerente al danno creato ai proprietari dei campi?

Vede, le ho scritto sopra che spesso le teorie dei burloni e dei macchioni si annullano qualora si entra dentro all’aspetto vero delle cose e dei fatti; è così persino per la teoria dei delinquenti. La biologia è sempre stata la mia passione e quindi conosco molto bene i comportamenti della pianta durante tutto il suo ciclo di crescita. So che l’ideale sarebbe fare i cerchi mentre la pianta è ancora allo stato vegetativo. In questo periodo dell’anno la spiga, una volta allettata, riesce a rilasciare grandi quantitativi di ormoni che le permettono di recuperare la sua posizione eretta (ottenendo i famosi nodi allungati) e quindi, per il contadino, il completo recupero del grano durante la mietitura. Spesso mi sono recato di fronte al campo, già mietuto, che ha ospitato un mio crop circle e ho potuto costatare, con soddisfazione e sollievo, che anche il grano che era stato schiacciato era stato perfettamente recuperato. Mi auguro che tutti i circlemakers, là dove non ci siano accordi preventivi d’utilizzo del campo e/o di rimborso delle perdite, facciano bene attenzione a questo aspetto. 

 

 
 

MC -Ho sempre personalmente apprezzato l’atteggiamento “muto” dei primi circlemakers e questo dal punto di vista della non intenzionalità a mettersi in mostra, a vantare la propria abilità tecnica e artistica; dall’altro lato però, di questo silenzio non ne ho apprezzato i danni prodotti. E’ vero che ognuno deve essere libero di credere e provare ciò che vuole ma non vi accade mai di sentire un certo “senso di responsabilità” nei confronti di chi pensa che le vostre prestazioni siano opera di entità che cercano di contattarci? E’ forse per questo che avete deciso di palesarvi?

Le posso giurare che non c’è stato mai, nei miei  (nostri) programmi, l’intenzione, anche minima, di creare un cerchio solo per divertimento, o per creare stupore o prendere in giro la gente. I miei unici obiettivi erano e sono di stimolare la  gente verso un aspetto più spirituale delle cose. Percepisco benissimo la situazione di abbandono interiore delle persone, me compreso. Quindi  ho pensato: “Chissà come potrebbe reagire la gente di fronte a qualcosa del genere.. potrebbe magari essere una maniera per allontanare un po’ più i pensieri, anche se per poco tempo, ed indirizzarli verso quesiti diversi da quelli che normalmente si affrontano nella quotidianità della vita”.. e così ho deciso di creare il mio primo cerchio nel grano. Nonostante la mia esperienza da un punto di vista artistico e la mia quasi nauseante passione per il mistero, prima di ciò non mi ero mai imbattuto completamente nel fenomeno dei cerchi nel grano. Ero sul pc, in quei pomeriggi di relax e, non so perché, mi venne spontaneo fare una piccola ricerca sui crop circles. Dal primo crop circle inglese che vidi, questo argomento è diventato la mia passione! E’ un fenomeno misterioso che racchiude in sé aspetti meravigliosi, che dona a chi vede le formazioni la possibilità di fantasticare con la mente come meglio crede. Anche adesso, vede? Anche adesso il mio lato rimasto bambino asce fuori, così come accade quando guardo un mio stesso cerchio nel grano, magari realizzato la notte prima!

Mi ha colpito fortemente la posizione che lei ha preso riguardo ai cerchi .. quando riferisce di un cerchio non le importa di segnalarne l’origine, operazione del resto del tutto inutile perché ognuno continuerà a credere in quello che vuole ma, pur nella sua posizione razionalista dell’evento, lo affronta da un punto di vista proprio, si sofferma  soprattutto sull’aspetto magico di un crop! Questa è una cosa molto bella e un punto di vista che condivido pienamente. E’ quello che io stesso provo nel farli.

Capisco benissimo cosa vuol dire riguardo al “silenzio”. Le cose sono andate diversamente, però oggi posso dire che l’esistenza di chi, come lei, come tanti altri, come me, confermano una natura umana dei cerchi nel grano, non facciano cambiare di molto la concezione della gente: chi vuole credere in qualcosa di sovrumano continuerà e farlo. Anche per questo ho deciso di parlare con lei, perché so che una, mille interviste e dichiarazioni come queste lasciano il tempo che trovano, non scalfiscono la sensibilità di chi dirà che comunque, tutto potrebbe essere una bugia, non c’è nessuna prova, non c’è prova che tenga e che possa servire.

Per quando riguarda questi ultimi in un certo senso mi dispiace. Ne ho sentiti parlare tantissimi all’interno delle mie formazioni: la loro voglia di emozionarsi, la loro grande fede e la maniera attraverso cui la esternavano a tutti i presenti, è stata qualcosa che mi ha colpito enormemente e che mi fatto riflettere molto. Mentre li ascoltavo non avevo il tipico sorrisetto di colui che sfotte, anzi, provavo grande rispetto. Forse, chissà, un giorno tutti saranno in grado di provare le medesime emozioni pur sapendo che si tratta di un’opera umana, come di fronte ad un quadro o ascoltando una sinfonia. In attesa di ciò non ho però l’intento di prendere in giro nessuno e dico che i crop circles sono fatti dagli uomini ma ho visto molte cose con i miei occhi e quindi capito perché poi taluni cercano in tutti i modi di farci passare per mentitori e detrattori. Anche ciò è la vera essenza dei cerchi nel grano.

 

 
 

E ringraziando il nostro amico dico che è vero, ha perfettamente ragione: tutto ciò fa parte della vera essenza dei cerchi nel grano.

Margherita Campaniolo

 
 
 

 

 
 

Data: 26 ottobre 2008

Autore: Margherita Campaniolo

 
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