C'è un’antica, immensa città, sulle rive del Pacifico, distesa ai piedi delle
Ande. È la maggiore capitale precolombiana e il più grande insediamento mai
costruito in terra cruda, cioè in mattoni di argilla essiccati al sole. L'Unesco
l'ha inserita nella lista del Patrimonio Mondiale in pericolo. È un luogo per il
quale non sono passate finora le rotte obbligate del turismo di massa, che in
Perù si limita a toccare Cuzco, Machu Pichu e Nazca. È un sito splendido, non
ancora del tutto svelato, anche per gli archeologi. E un'équipe italiana è da
due anni all'opera per avviarne la conservazione integrata e la valorizzazione.
Il nucleo principale della città, che ha una superficie di 20 chilometri
quadrati (di cui 14 protetti), è formato da nove grandi palazzi, ognuno dei
quali contiene la tomba di un sovrano.
A Chan Chan, questo è il nome della città, si respira un'aria iniziatica, e il
contesto ha venature thrilling. Perché in uno dei palazzi, il Palacio Labirinto,
sono state ritrovate le ossa di trecentosettanta fanciulle, uccise perché
accompagnassero il loro signore nell'aldilà. L'architetto Roberto Orazi è alla
testa della missione italiana, che fa capo al Consiglio Nazionale delle Ricerche
e al Ministero degli Esteri, e sta gettando le basi del lavoro per dare un
futuro certo a questo sito archeologico.
Orazi è tornato da poco dal Perù e parla per la prima volta di Chan Chan. «Era
la capitale della civiltà Chimu, un regno anteriore a quello degli Inca. Nelle
tombe dei re è arrivata intatta, fino a noi, la realtà di sette-otto secoli fa,
e soltanto l'archeologia può rivelarne il profondo mistero. 'Palacio Rivero',
sul quale è impegnata la missione italiana, ci permette di affacciarci su questo
mondo sconosciuto. I Chimu, come gli Inca, non conoscevano la scrittura (e
neanche la ruota). Ma la fortezza Sacsayhuaman presso Cuzco dimostra che gli
Inca erano costruttori abilissimi: sapevano spostare blocchi di granito di tre
metri di base per quattro-cinque di altezza. E li incastravano l'uno nell'altro,
con un'operazione così perfetta che oggi tra un blocco e l'altro non si può
inserire neanche una lametta. Come li trasportavano? Come li affiancavano così
bene?».
Il «Palacio Rivero» è uno degli edifici più suggestivi di Chan Chan. La tomba
del sovrano, o «plataforma de entierro», è una piramide tronca (huaca)
circondata da alte pareti. Nelle celle che le stanno intorno sono stati trovati
gioielli d'oro e d'argento, stoffe pregiate e un gran numero di vasi che
contenevano cibi e bevande. «Il sovrano portava con sé nell'aldilà le sue
giovani concubine, la servitù etutte le cose che gli sarebbero state necessarie
nella nuova vita». «Palacio Rivero» è il più piccolo dei nove palazzi, eppure le
sue misure sono ragguardevoli: è lungo 380 metri e largo 150. Oltre alla
plataforma de entierro, comprendeva una grande piazza per le cerimonie
pubbliche. «Palacio Rivero» è stato scelto dalla missione italiana per
sperimentarvi un modello di intervento da estendere poi all'intero, sterminato
complesso archeologico. «Abbiamo condotto a termine il rilevamento dell'edificio
e, in particolare, dell'insieme della tomba. Era ridotto a un ammasso di terra,
senza più forma geometrica. Ora passeremo alla prospezione magnetometrica;
alcune parti del palazzo, ancora sepolte, potrebbero riservarci reperti
sorprendenti», dice l'architetto Orazi.
Ha partecipato a tante missioni ma quest' impresa lo avvince in modo
particolare. «Chan Chan è un'area di straordinario valore conoscitivo. E anche
il paesaggio naturale è unico, sotto molti aspetti, e ancora in gran parte
incontaminato». Il luogo ideale per una città in terra cruda: qui le piogge sono
scarse, il clima è mite, per via della corrente di Humbold che passa a duecento
metri di profondità sotto il livello del mare. Un flusso freddo di seimila metri
cubi al secondo, per effetto del quale da queste parti, nonostante la vicinanza
del Tropico del Capricorno, la temperatura non supera mai i trenta gradi
d'estate. Il mare è molto pescoso: i bassorilievi di Chan Chan rappresentano
spesso pesci e pellicani. Scavi archeologici, interventi di restauro,
manutenzione. «Con metodologie informatiche stiamo mettendo a punto una serie di
procedure; le standardizzeremo, così Chan Chan diventerà un parco archeologico
senza precedenti, grazie alla collaborazione tra ricercatori di tutto il mondo». |
|