CARO VECCHIO CIELO

di Margherita Campaniolo

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In tempi di avvicinamenti planetari così rari come quello di Marte in questi giorni, da più parti ci viene rivolto l’invito a sollevare in su lo sguardo al caro, vecchio cielo.

E’ indubbio che nell’antichità  il cielo sia stato al centro dell’attenzione dell’uomo, che abbia cioè esercitato su esso un fascino particolare, un misterioso richiamo.

Questo richiamo, nonostante l’uomo moderno sia così lontano dagli antichi legami con il vecchio mondo naturale, è  ancora oggi esistente?

Sì, direi proprio di sì, e i dati ce lo confermano.

Da un po’ di tempo a questa parte infatti, si moltiplica a vista d’occhio, soprattutto fra i giovani, la nascita di gruppi di appassionati astrofili.

Basta fare una breve indagine sul web per trovarne numerosissimi, distribuiti in modo omogeneo in tutta Italia, a partire dalle associazioni più importanti e “storiche”come la UAI - Unione Astrofili Italiani http://www.uai.it/   nata nel 1969 per fornire un servizio di collegamento tra gli astrofili di tutta la penisola (pubblica il periodico Astronomia e L'Almanacco UAI), oppure la SCIS - Servizio per la Cultura e l'Informazione Scientifica   http://www.uai.it/scis/index.htm , organismo di informazione volto alla promozione e alla divulgazione delle notizie relative ad eventi e a scoperte in campo astronomico, nata nel settembre del 1999, sulla scia dell’ondata di interesse per l’argomento, al fine di tutelare gli appassionati dalla disinformazione di molti, maghi ed astrologi, improvvisatisi astronomi.

L’elenco delle associazioni è però lunghissimo, io ne ho contate ben 160 in pochi minuti e sicuramente è un numero parziale. Molte sono citate all’indirizzo http://www.astrofili.org/varie/astroitalylinks/associazioni_gruppi.html oppure, divise per regione all’indirizzo http://www.mclink.it/mclink/astro/assoc.htm .

 Grande curiosità quindi e grande fermento attorno al cielo!

C’è da chiedersi tuttavia: "Da che cosa nasce quest’interesse, questo fascino, nell’uomo del XXI° secolo, per stelle e costellazioni? Per quei segni invisibili che tracciano linee guida tra migliaia di puntini luminosi?"

Sembrerebbe ai più attività futile ed arcaica ma cosa c’è di futile ed arcaico nel recuperare la dimensione fantastica di ciascuno di noi, ritrovare il gusto del mito e della mitologia?

Nulla, direi anzi che è una cosa molto seria.

Oggi la sfera celeste è attraversata da ottantotto costellazioni, come stabilito per uniformità dal 1930 da una convenzione internazionale. C’è solo l’imbarazzo della scelta a seconda della stagione d’osservazione: Cigno, Lira e Cassiopea splendide in primavera; Andromeda,  Perseo e Pegaso in estate; Auriga con Capella, Polluce, Aldeberan e le Pleiadi in autunno; Cane Maggiore con Sirio ed Orione in inverno  e le Pleiadi                                                                                               ( solo per citarne  alcune).

Nella vasta volta celeste storie di dei, miti della tradizione popolare e classica, animali fantastici….che costituiscono l’immaginario di un   tempo che fu, fortunatamente ancora cercato ed apprezzato. Ecco il segreto del fascino immutato e immutabile del cielo che soddisfa un bisogno di “sogno” sempre presente nell’uomo, soprattutto adesso, epoca in cui di sognar ci si scandalizza!

Recuperare in noi, anche se con un gesto semplice e banale come può essere lo scrutare il caro, vecchio cielo notturno, la variegata natura di simboli e miti, ci aiuta a non dimenticare, in modo irreparabile ed irreversibile, una parte della nostra umanità che la civiltà della fretta, delle immagini e delle macchine sta lentamente spegnendo.

Margherita Campaniolo

 

Le immagini  a corredo dell’articolo sono stati gentilmente concessi dello SCIS - Servizio per la Cultura e l'Informazione Scientifica / UAI - Unione Astrofili Italiani.

 

 
   

Data: settembre 2003

Autore: Margherita Campaniolo

 

 

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