L'attacco di panico è il
modo in cui, senza altri segni premonitori, può manifestarsi l'ansia.
L'attacco di panico è un problema che affligge il 2% della popolazione mondiale.
E' caratterizzato da un improvviso senso di terrore acuto e violento, angoscia e
timore di perdere il controllo, talvolta accompagnate da paura di morire,
palpitazioni, affanno, tremori, sudorazione, senso di soffocamento, dolori al
torace o all'addome, bisogno disperato di aiuto.
Pur durando pochi minuti, l'attacco di panico lascia un profondo senso di
malessere e disagio, ma soprattutto la paura che esso possa ripetersi. Dopo un
periodo di relativo benessere l'attacco di panico si ripete con frequenza
creando di solito la paura di allontanarsi dal luogo o dalla situazione in cui
ci si sente sicuri, si cerca la compagnia di una persona di fiducia e si tende a
stare a casa e se si decide di uscire lo si fa con paura e si seguono percorsi
prefissati limitandosi ai luoghi conosciuti. Questa condizione è nota come
agorafobia e spesso segue l'attacco di panico. La persona colpita spesso tende a
non parlare del proprio disturbo e a non si rivolgersi al medico.
L'attacco di panico è di solito associato all'ansia, ma le persone che soffrono
di depressione possono facilmente trovarsi di fronte ad un attacco di panico.
Probabilmente in questi casi, è la stessa disposizione rispetto alla propria
vita che genera l'una e l'altra condizione. Questo nesso è particolarmente
importante, poiché nella vita della persona depressa, quando cioè la depressione
è uno stato costante, l'attacco di panico può presentarsi, paradossalmente, come
l'unica vera forma di emotività intensa, entro un quadro di vita caratterizzato
dall'ipercontrollo sulle proprie emozioni.
Finora non sono noti i fattori scatenanti. C'è chi ha ipotizzato come causa
l'attivazione di alcuni nuclei ipotalamici connessi allo stress, e la
liberazione di alcuni neurotrasmettitori, detti catecolamine, dando per scontata
la presenza di problemi di personalità alla base. Tra i fattori considerati
anche l'”iperfunzionamento” della tiroide.
A fornire argomenti interessanti per l'origine genetica degli attacchi di panico
avevano già contribuito i ricercatori dell'Istituto di biologia medica e
molecolare di Barcellona uno studio pubblicato sulla rivista New Scientist.
Nello studio si arrivava alla conclusione che lo scatenamento degli attacchi di
panico ha alla base un'anomalia genetica. Come responsabile di questa
vulnerabilità i ricercatori individuarono una piccola regione del cromosoma 15,
che appare raddoppiata nei pazienti colpiti. Nella ricerca erano state
analizzate 70 persone affette da attacchi di panico. Era risultato che il 97% di
loro presentavano questa anomalia contro il 7% della popolazione di controllo
Ora una nuova ricerca conferma la possibilità che ci sia una spiegazione
genetica agli attacchi di panico, infatti le persone che ne soffrono hanno
ridotte quantita' di una molecola in alcuni circuiti cerebrali connessi con la
genesi dell'ansia. Molecola che si trova in alcuni circuiti cerebrali connessi
con la genesi dell'ansia. La molecola in deficit e' il recettore della
serotonina 5-HT1A, noto per essere il bersaglio farmacologico di alcuni tra i
piu' famosi ansiolitici. L'hanno scoperto Alexander Neumeister e Wayne Drevets,
del National Institute of Mental Health (NIMH) e a riferirlo è stata la rivista
Journal of Neuroscience.
L'hanno scoperto Alexander Neumeister e Wayne Drevets, del National Institute of
Mental Health (NIMH), sottoponendo un gruppo di persone a scansioni della
corteccia cingolata e di altre zone chiave del cervello. Negli individui che
soffrono di attacchi di panico il recettore è mediamente in concentrazione
ridotta di un terzo in queste zone rispetto alle quantità in cui si trova in
individui senza il disturbo psicologico.
Gli attacchi di panico colpiscono ogni anno solo in America 2,4 milioni di
adulti e, se non seguite con terapie adeguate, queste persone possono cominciare
anche a soffrire di agorafobia. Gli scienziati hanno esaminato pazienti e
controlli con la tomografia a emissione di positroni (PET), localizzando e
contando i recettori con un tracciante radioattivo di nuova generazione messo a
punto di recente allo stesso istituto, FCWAY, che si lega e, come una bandierina
di avvistamento, indica il recettore. Così i ricercatori hanno trovato che nei
pazienti, rispetto ai controlli, il recettore 5-HT1A è molto scarso nella
corteccia cingolata anteriore e posteriore, parte del sistema limbico sopra la
struttura che connette i due emisferi cerebrali, e poi nel nucleo del rafe,
centro nervoso situato in profondità nel cervello. Entrambe le regioni in
precedenti studi erano state riconosciute come coinvolte nella genesi
dell'ansia.
I ricercatori pensano dunque che il problema sia nel gene per il recettore,
ipotizzano che un suo difetto possa indurre i neuroni a produrre 5-HT1A in
quantità insufficiente, cosa che metterebbe a soqquadro la regolazione
dell'ansia e quindi renderebbe più vulnerabili agli attacchi di panico.
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