«Pensavo di non emozionarmi dopo ... |
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«Pensavo di non emozionarmi dopo 14 anni di lavoro su questa missione e invece quando ho visto la prima foto di Titano mi sono sciolto: è impressionante, bellissimo. Primordiale». Francesco Angrilli, direttore del Cisas di Padova, è il padre di uno degli strumenti fondamentali a bordo della sonda Huygens che ieri si è posata sulla superficie di Titano, il più grande satellite di Saturno: l'Hasi, l'apparecchio pensato in Veneto ha analizzato l'atmosfera della Luna grande come un pianeta. «La temperatura al suolo dai primi rilevamenti oscilla tra i meno 180 e 200 gradi Celsius - osserva ancora Angrilli - l'atmosfera dovrebbe essere composta prevalentemente di metano e azoto, come nelle previsioni». La scoperta è stata la presenza nel cielo di Titano di gel. «Potrebbero essere sostanze organiche in sospensione, materiale primordiale non biologico - spiega il professore padovano al telefono da Darmstadt, il centro missione della Huygens in Germania - sono elementi decisivi, possibili mattoni per la vita». Ritorna l'emozione, prepotente: «Deve capirmi, qui l'atmosfera è euforica, baci e abbracci: siamo tutti felici, questo è un enorme successo», confida Angrilli, «tutto è funzionato benissimo, a Terra è arrivato il 98\% dei dati, il 100\% di quelli utili per la scienza. La trasmissione è durata 12 minuti contro i tre previsti. Sono arrivate 350 immagini, abbiamo materiale da approfondire per anni». Il lungo viaggio di Huygens è finito in gloria e per l'umanità non è certamente stato un piccolo passo. «Dopo sette anni di viaggio siamo riusciti nell'impresa, le assicuro che non è stato facile - spiega il professore che dirige il lavoro di un'equipe di una decina di ricercatori da anni al lavoro con lui come Francesca Ferri - il segnale captato dai radiotelescopi terrestri ci ha permesso di capire come il tuffo nell'atmosfera di Titano sia stato un successo: i paracadute hanno funzionato riuscendo a ridurre la velocità da ventiduemila chilometri all'ora a 20. Tutto era previsto, ma non certo sicuro». Ma dove è finita Huygens? «La lunga durata delle trasmissioni da parte della sonda ci fa ipotizzare che possa essersi posata su una superficie soffice ma anche solida, tipo neve», ipotizza Angrilli. Le foto confermano e aprono una visione incredibile: montagne, fiumi, forse un mare o un oceano. La piccola sonda ora ha finito il suo lavoro. «È la missione astronomica più complessa che sia mai stata effettuata fino a oggi - osserva il professore con un filo di voce - siamo in contatto con una sonda che è lontana 1,2 miliardi di chilometri, il segnale per arrivare sulla Terra impiega circa due ore».Huygens ha spalancato le porte di un nuovo mondo. Ora c'è solo da continuare ad esplorarlo. |
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Data: 16 gen. 05 Autore: Maurizio Crema Fonte: Il Gazzettino Link: http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Codice=2245778&Luogo=Main&Data=2005-1-15&Pagina=6 |
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