Più lenta del previsto la rotazione di Saturno

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La rotazione di Saturno sul proprio asse è di 8 minuti più lunga rispetto a quanto calcolato fino a oggi. Secondo le stime eseguite sui dati raccolti dalla sonda Cassini, il secondo pianeta più grande del Sistema Solare, ruota in 10 ore, 47 minuti e 22.4 secondi, cioè 8 minuti in più di quanto calcolato sulla base dei dati raccolti dalla sonda Voyager negli anni Ottanta dello scorso secolo.
La velocità di rotazione di Saturno è difficile da calcolare, perché è un gigante gassoso e i diversi strati dell'atmosfera finiscono per ruotare diversamente l'uno dall'altro e non possono essere usati per misurare il tasso di rotazione delle parti più interne del pianeta.
I dati della Voyager, 10 ore, 39 minuti e 22.4 secondi dipendevano dalle osservazioni delle onde radio generate dalla radiazione solare che colpisce l'atmosfera del pianeta. Il tempo calcolato da Cassini invece si basa su dati magnetici, che indicano un periodo di 10 ore e 47 minuti.
Difficile capire che cosa sia successo, spiegano i ricercatori in un articolo pubblicato su Nature.
Se il segnale magnetico individuato da Cassini è effettivamente collegato alla rotazione del cuore interno solido del pianeta allora è difficile riconciliare fra loro i dati delle due sonde.
Un cambiamento di velocità così pronunciato in un periodo così breve richiederebbe infatti una quantità enorme di energia che se fosse presente per molto tempo rallenterebbe il movimento del pianeta fino quasi a renderlo impercettibile.
E' più probabile che la differenza dipendda dal fatto che la ionosfera (la parte dell'atmosfera carica elettricamente) stia in certo senso "scivolando indietro" rispetto alla rotazione del pianeta. La ionosfera infatti influenza la forma del campo magnetico e un cambio nel modo con cui interagiscono ionosfera e alta atmosfera (dipendendte dalle oscillazioni nelle radiazioni solari) potrebbe dare conto delle differenze tra le due misurazioni.
Gli scienziati sono sicuri che non si tratti comunque di un errore strumentale.

 
   

Data: 05-05-2006

Fonte: Nature

Link: http://www.nature.com/index.html

 

 

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