I raggi cosmici

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Dopo il disastroso tsunami del Sud-Est asiatico molti si domandano perché la scienza non sia ancora in grado di formulare previsioni attendibili dei terremoti. In effetti, gli scienziati sono da lungo tempo alla ricerca di metodi utili ma, per le difficoltà del problema, i risultati sinora conseguiti sono lontani dalle aspettative. In questa situazione, è giustificato il grande interesse attribuito ad un programma di ricerca in corso a Terni nel laboratorio per lo "Studio degli Effetti delle Radiazioni sui Materiali per lo Spazio" (Serms), chiamato LAZIO-Sirad e realizzato nell'àmbito di una iniziativa che coinvolge l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), i dipartimenti di Fisica delle Università di Perugia, Roma 2 e Roma 3, i laboratori di Frascati dell'Infn, l'Istituto MePHI di Mosca e alcune piccole Industrie di alta tecnologia del centro Italia. Alla fine degli Anni 90, l'Infn aveva realizzato un avanzatissimo strumento a base di rilevatori al silicio per la misura dei raggi cosmici. Questo strumento fu usato per la prima volta nel 1998 sullo shuttle «Discovery» per la ricerca dell'antimateria. Ora una sua versione in miniatura comprendente anche un magnetometro a bassa frequenza verrà utilizzata dall'astronauta italiano Roberto Vittori durante la missione spaziale "Eneide" che si svolgerà a metà aprile. In questo caso le misure dovrebbero fornire una conferma scientifica dell’esistenza di una interazione tra fenomeni di tipo geofisico (come gli eventi sismici) e il comportamento delle particelle cosmiche presenti in zone dello spazio vicine al nostro pianeta, note come Fasce di Van Allen. Si è osservato, grazie a misure fatte negli ultimi 15 anni da ricercatori russi e americani, che il comportamento delle particelle elementari energetiche confinate nelle Fasce è sensibile alle più piccole variazioni del campo magnetico terrestre: e nell'andamento temporale dei flussi delle particelle si riscontra la presenza di picchi registrati 4 o 5 ore prima di forti terremoti. Spiega Roberto Battiston - fisico dell'Università di Perugia, direttore della locale sezione dell'Infn e del Serms - che questo fenomeno sarebbe dovuto al fatto che le onde elettromagnetiche di bassa frequenza generate dalle enormi tensioni tra le zolle tettoniche contrastanti (tensioni che provocheranno, poi, il sisma) riescono a raggiungere la ionosfera e interagiscono con le particelle cosmiche presenti nelle Fasce di Van Allen, disturbandone la traiettoria. La misura delle variazioni di flusso che ne conseguono permetterebbero, forse, di stabilire in anticipo la zona da cui proviene l'emissione, con una accuratezza che dipende dalla qualità tecnica della strumentazione messa in orbita e dal numero dei satelliti attrezzati allo scopo.
Una rete microsatellitare dedicata a questo sistema di allarme avrebbe verosimilmente costi contenuti di realizzazione e di gestione. Ciò spiega il grande interesse mostrato dalla Cina: una delegazione di scienziati cinesi del "Centro per i microsatelliti" e dell'Istituto per la Mitigazione delle Catastrofi verrà presto in Italia in vista di una possibile cooperazione. Certo, 4 o 5 ore di anticipo sul verificarsi di un grande sisma non sono gran cosa, ma possono già salvare molte vite, specie con adeguati e rispettati piani di prevenzione. Più in generale, lo studio di fenomeni magnetici molto lenti - praticamente non rilevabili dalla Terra - è un campo di ricerca poco esplorato che povrebbe portare a ulteriori risultati scientificamente interessanti.

 
   
   

Data: 19/1/2005

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Fonte: La Stampa

Link: http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/estrattore/tutto_scienze/art.asp

 
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