"Onde gravitazionali cercansi": le debolissime increspature nello
spaziotempo dell’universo prodotte dal moto di giganteschi corpi celesti
come buchi neri, stelle neutroni rotanti "pulsar" o "quark". Einstein ne
teorizzò l'esistenza nel 1916 e da allora gli scienziati di tutto il
mondo ne hanno iniziato la ricerca attraverso telescopi sempre più
potenti e speciali antenne o rilevatori magnetici.
Nell’anno internazionale della Fisica, per commemorare il primo
centenario delle teorie di Einstein, anche gli utenti del web possono
collaborare alla ricerca delle onde gravitazionali nell'Universo che si
rivelano fondamentali per capire l’origine e lo sviluppo del nostro
pianeta. Oggi sono tre i sofisticati telescopi (due "Ligo" a Livingstone
e Handford negli Stati Uniti e il "Geo 600" ad Hannover in Germania) a
caccia di onde gravitazionali. Si tratta di un flusso costante di dati,
provenienti dai tre strumenti, che devono essere quindi elaborati dagli
scienziati. Una quantità enorme di dati per la quale ci vorrebbero
decine di supercomputer.
Einstein@home, cosi come dal ‘99 Seti@home per i segnali extraterrestri
dall'osservatorio di Arecibo, analizzerà i dati di Ligo e Geo600
disseminandoli ai computer di privati utenti di internet che
istalleranno lo specifico software. Tutto ciò che i ricercatori
"provetti" devono fare è scaricare uno screen saver che, nei momenti di
stasi prolungata di una sessione di lavoro, si azionerà e analizzerà una
piccola porzione di dati provenienti dai telescopi per rimandarli
"puliti" (cioè soltanto gli elementi significativi) ai computer degli
scienziati di Ligo. Un nuovo sistema, tra i più promettenti dello
sviluppo del web, che consente cosi di avere la capacità di un
supercomputer da decine di teraflop. |
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