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Effetto sterilizzazione

 
 

Catturata dall'"occhio umano" un'esplosione stellare dalla forza impressionante

 
 

di Margherita Campaniolo

 
 

 

 
 

Qualcosa come un'energia pari a cinquanta milioni di trilioni di bombe atomiche, un'esplosione solare d'impressionante portata generata da un sistema binario di stelle a 135 anni luce da noi. Questo è quello che ha raccontato di avere visto ed analizzato Rachel Osten della University of Maryland alla quattordicesima conferenza Cambridge Workshop on Cool Stars, Stellar Systems, and the Sun che si è svolta a Pasadena dal 6 al 10 Novembre 2006.

La fiammata è stata individuata grazie alle strumentazioni imbarcate sul satellite Swift, un fenomeno così devastante e, prima d'ora, mai registrato. "Il fenomeno è stato così potente che all'inizio abbiamo pensato si trattasse di una esplosione stellare", ha detto la Osten. Qualora il Sole producesse una simile ondata di energia si avrebbe l'estinzione totale di ogni forma vivente sul pianeta Terra, una vera e propria sterilizzazione.


L'evento è stato registrato nel dicembre del 2005 su una stella all'interno del sistema binario II Pegasi.
La stella che ha prodotto il "chiarore gigante" è 0.8 volte la massa del Sole mentre la stella "compagna" è 0.4 masse solari. Le stelle sono poste vicine, di conseguenza le forze di marea inducono entrambe le stelle a muoversi rapidamente, alla velocità di una rotazione ogn sette giorni contro i 28 del Sole. La  veloce rotazione si pensa possa essere condizione favorevole al formarsi di tali fenomeni esplosivi. Il Sole, pur essendo più giovane rispetto a II Pegasi, è una stella molto più stabile e non produce fenomeni del genere o, almeno, non ne ha mai prodotti fino ad oggi. Così fosse stato non ci sarebbe stato il tempo per il fiorire della vita che conosciamo.

Oltre allo studio dei fenomeni stellari e della fisica, i dati raccolti grazie a questo evento vengono giudicati dalla dottoressa Osten di particolare importanza nello studio dell'effetto che questi catastrofici eventi hanno sul probabile sviluppo di vita extraterrestre in pianeti che orbitano attorno a stelle attive.

Il team di ricerca del fenomeno registrato su II Pegasi vede la presenza di un gruppo di scienziati che ci onora: infatti, oltre alla citata Rachel Osten, della University of Maryland College Park, a Stephen Drake, Jack Tueller e Jay Cummings del NASA Goddard Space Flight Center, vi sono gli italiani Matteo Perri dell'ASI Science Data Center e Stefano Covino e Alberto Moretti dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Brera.

 
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Data: 12 novembre 2006

Autore: M. Campaniolo

 

 

 
 

 
 

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